INTERVISTA A JERRY LEIBER & MIKE STOLLER


Jerry Leiber ed il suo socio Mike Stoller hanno composto canzoni di successo per molti artisti, iniziando nel 1952.
Tra questi c'è anche il nostro Elvis Presley.
Tra le canzoni del duo Leiber / Stoller che Elvis ha inciso ci sono:
"Baby, I Don't Care", “Don't", "Hound Dog", "Jailhouse Rock", "Just Tell Her Jim Said Hello", "King Creole", "Little Egypt", "Love Me", "Loving You", "Santa Claus Is Back in Town", "Saved", "She's Not You", "Treat Me Nice" and "Trouble".
Jerry Leiber è deceduto il 22 Agosto 2011, mentre Mike Stoller è ancora tra di noi.
Mike Stoller è apparso anche nel film "Jailhouse Rock" nel 1957, insieme ad Elvis Presley, mentre suona il pianoforte per la band di Vince Everett (il personaggio interpretato da Elvis).
Inizialmente doveva essere Jerry Leiber ad interpretare quella parte.
Ken Sharp, autore del libro "Writing For The King", ha intervistato i due autori nel 2006. Questo è il risultato della loro chiacchierata.

Jerry Leiber: La prima volta che ho sentito Elvis ero negli uffici della Atlantic Records con Ahmet Ertegun e Jerry Wexler. Stavano ascoltando una delle canzoni incise da Elvis alla Sun Records - "That's All Right Mama", mi sembra. Ahmet, con una sigaretta in mano, disse: "Cosa pensi, amico?". Ed io dissi: "Penso sia abbastanza buona". Ahmet disse: "E' tutto quello che pensi, che è abbastanza buona?". Ed io dissi: "Sì, penso sia abbastanza buona. Non è il miglior cantante country che abbia mai sentito".
Wexler disse: "Elvis Presley non è considerato un cantante country. Sam Phillips vuole 25.000 dollari per il suo contratto. Pensi che li valga?". Ahmet disse: "Certo, lo penso".
In quel momento arrivò Miriam Abramson e disse: "State scherzando? Voi state scherzando? Cosa significa 25.000?"

Mike Stoller: La prima volta che ho ricevuto un assegno per i diritti è stato nel 1956. Era di 5.000 dollari. Non ho mai pensato che avrei visto così tanti soldi in un colpo solo nuovamente. 5.000 dollari erano un sacco di soldi negli anni '50.
Jerry mi disse "Mike, abbiamo una canzone di successo!". "Stai scherzando?" dissi.
E lui disse: "Hound Dog!". "Il disco di Big Mama Thornton?" chiesi.
Lui disse: "No, è di un ragazzo bianco che si chiama Elvis Presley".

J.L.: Non mi piaceva particolarmente la versione di "Hound Dog" di Elvis in quel momento, ma poi, con il passare del tempo, mi ci sono appassionato. Non sono sicuro se sia per il disco di per sè o per il fatto che è diventato una specie di inno.

M.S.: Dopo quello, gli editori di Elvis - i fratelli Aberbach - ci contattarono. Li abbiamo incontrati un po' di volte a Los Angeles. Avevano una casa ed un ufficio su Hollywood Boulevard, ad ovest di La Brea. Ci chiesero se avessimo qualche altra canzone che pensavamo potesse essere buona per Elvis.
Jerry suggerì una delle nostre vecchie canzoni preferite, dal titolo "Love Me", che avevamo inciso con un gruppo gospel di San Francisco.

J.L.: Venne originariamente scritta come una canzone country, ma Elvis la cantò con talmente tanto sentimento, da farla diventare una vera canzone d'amore.

M.S.: La versione di Elvis di "Love Me" è diventata un successo! E' riuscito a trasformare questa semplice melodia in qualcosa di veramente emozionante.

J.L.: Per i film di Elvis, ad esempio, ci mandavano una sceneggiatura, in cui c'erano le indicazioni dei punti in cui lo sceneggiatore o il regista pensavano dovesse essere inserita una canzone. Il nostro lavoro era creare la canzone e, ultimamente, decidevamo dove dovesse andare.

M.S.: Dovevamo inviare le canzoni attraverso i giusti canali, che significa Freddy Bienstock, che lavorava per i suoi cugini, gli Aberbachs. Quello era il sistema che era stato stabilito dal Colonnello Parker. Nessuno poteva avvicinarsi ad Elvis direttamente, senza essere sanzionati dal Colonnello.
Abbiamo scritto "Jailhouse Rock" per il film. Jerry ed io siamo andati a New York per circa 3 settimane in Marzo del '57. Stavamo considerando seriamente la possibilità di trasferirci lì. Abbiamo preso una suite al Gorham Hotel sulla 55^ strada ed abbiamo affittato un pianoforte a coda, posizionato nel soggiorno, dove non ho trascorso praticamente un secondo.
Un giorno Jean Aberbach ci diede l'incarico di scrivere la colonna sonora per l'imminente film di Presley. Eravamo così entusiasti di essere a Manhattan con tutti gli spettacoli di Broadway ed i clubs di jazz, che continuavamo a rimandare.
Un sabato mattina, qualcuno bussò alla nostra porta e Jean Aberbach entrò.
"Beh, ragazzi, dove sono le mie canzoni?" disse. "Non preoccuparti, le avrai", lo rassicurammo. "Lo so" disse "perchè non lascerete questa stanza finchè non saranno pronte". Poi mise un sofà davanti alla porta - la nostra unica via d'uscita.
"Farò un pisolino" disse. Si addormentò letteralmente e noi non potemmo uscire.
Così, costretti, abbiamo scritto quattro o cinque canzoni: "Jailhouse Rock," "Treat Me Nice," "(You're So Square) Baby I Don't Care" e "I Want To Be Free".

J.L.: Eravamo produttori senza portafoglio. L'affitto era assicurato. Steve Sholes era un bravo ragazzo e di indole molto buona. Venne da me e mi disse: "Ehi, Jer, voi ragazzi conoscete più cose di questo rock'n'roll di quanto ne sappia io. Perchè non prendete in mano le redini?" E così facemmo.
Non abbiamo ricevuto diritti e non siamo stati pagati, ma abbiamo ottenuto dischi di successo.

M.S.: Elvis chiese che fossimo presenti alla session di registrazione di "Jailhouse Rock". Lo studio era come un soggiorno. C'erano tutti i suoi amici con lui. Gli abbiamo dato dimostrazione delle canzoni. Sono state lunghe ore e lavoro duro nello studio, ma Elvis lo fece sembrare senza fatica. Poteva cantare una take dietro l'altra e non stancarsi mai. Era incredibile.
Nell'ultimo giorno di registrazione, il direttore del casting disse a Jerry: "Dovresti venire alla MGM domani e recitare la parte del pianista nel film". "Ma io non sono un pianista" disse Jerry. "Va bene" disse il direttore "Ma lo sembri".

J.L.: Pensavo di presentarmi il giorno dopo per le riprese, ma ho avuto un problema con il dente del giudizio, e la mia faccia era gonfia il doppio del normale. Pertanto chiamai Mike e gli dissi di andare alla MGM e fare il lavoro. Mike disse: "Ma loro stanno aspettando te!".
Gli dissi: "Non vedranno la differenza". Quando lui si presentò, tutto quello che gli dissero fu: "Faresti meglio a raderti la barba. E' un ladro di scene".

M.S.: Ecco come sono diventato una famosa star del cinema.

J.L.: Elvis arrivò ad un certo punto in cui diventò molto superstizioso, e non metteva piede in uno studio di registrazione senza di noi. Ovviamente ne eravamo molto lusingati.

M.S.: All'inizio avevamo curiosità nei confronti di questo ragazzo - un ragazzo bianco che cantava R&B. Parlavamo di diversi dischi blues e lui sapeva moltissime cose sul blues. Ci sorprendeva costantemente. Sapeva tutto di noi. E, ovviamente, conosceva tutte le canzoni country e gospel.
Un venerdì pomeriggio alla MGM, Elvis mi disse: "Mike, vorrei che tu e Jerry scriveste per me una ballata molto bella". Jerry ed io ci siamo incontrati un sabato mattina qualunque e, alla fine della giornata, avevamo scritto "Don't".
La domenica prenotammo uno studio per incidere la demo e chiamammo Young Jessie per cantare la canzone. Consegnai la demo ad Elvis il lunedì e lui se ne innamorò. Poi arrivò il problema con il Colonnello Parker, poichè non eravamo passati dai canali appropriati. Vedi, quando ad Elvis piaceva una canzone, voleva inciderla. La grande paura di Tom Parker e degli Aberbachs era che Elvis potesse incidere delle canzoni che non erano di proprietà della loro casa editrice.
"King Creole" è stato, probabilmente, il miglior film che Elvis abbia mai fatto. Aveva la migliore storia, la migliore sceneggiatura ed un grande cast. Michael Curtiz, il regista, fu presente a tutte le sessions di registrazione. Abbiamo scritto tre canzoni per quel film, inclusa quella del titolo.

J.L.: Mi piaceva particolarmente "Trouble" e mi è piaciuto il modo in cui l'ha riproposta del "Comeback Special". Sembrava una minaccia. Intendo dire, se cerchi guai, ti ritroverai con la testa rotta. Quel genere di cose minacciose erano naturali per lui.
Già solo lo sguardo sul suo viso diceva "ATTENZIOINE". Penso che alle ragazzine piaccia veramente.
Nel periodo tra "Jailhouse Rock" e "King Creole", Elvis tornò agli studi Radio Recorders per terminare un album natalizio. Il Colonnello Parker entrò nella cabina di controllo e disse: "Ehi ragazzi, potete scrivermi un'altra canzone?". Dissi: "Per quando le serve?".
Lui disse: "Adesso".
Ci mettemmo nella stanza ed in cinque minuti scrivemmo "Santa Claus Is Back In Town". Mike uscì dalla stanza per primo. Mentre apriva la porta della cabina di controllo, ho sentito Parker dire: "Perchè ci avete messo così tanto?"
Una sera a New York, venni invitato ad un cocktail party molto elegante a casa di Charles Feldman, il famoso agente e produttore.
Disse: "Sono così felice di conoscerti. Ho una buonissima opinione del lavoro che tu ed il tuo socio avete fatto. Ho appena scelto un romanzo di Nelson Algren - "A Walk On The Wild Side" - ed ecco cosa voglio fare. Elia Kazan ha accettato di fare da regista ed ho Bud Schulberg come sceneggiatore e James Wong Howe per la cinematografia. Voglio che tu ed il tuo socio scriviate le canzoni e che Elvis Presley sia il protagonista". Ero estasiato.
Chiamai Mike e ne fu emozionato. Pensavamo che la notizia avrebbe eccitato anche Elvis ed il Colonnello e Jean e Julian Aberbachs. Siamo andati agli uffici degli Aberbachs alla "Hill & Range" e raccontai loro tutta la storia, inclusi tutti i dettagli più eccitanti.
Quando ebbi finito, Jean disse: "Dovremo parlare con il Colonnello Parker. Voi ragazzi potete aspettare fuori?". Mentre stavamo seduti fuori dall'ufficio di Jean, immaginavamo quanto eccitato potesse essere Parker. Dopo 10 minuti, più o meno, siamo stati richiamati nell'ufficio di Jean e ci è stato riferito che il Colonnello aveva detto: "Se oserete ancora interferire nella carriera di Elvis Presley, non lavorerete più a New York, Hollywood, Londra e in nessun altro posto al mondo".

M.S.: Questo è quanto. Dopo questo evento, abbiamo smesso di scrivere per Elvis. Lui ha continuato ad incidere nostre canzoni, che sono state registrate anche da altri artisti.
Ci fu solo un'eccezione. Doc Pomus ci chiamò un giorno. Eravamo al Brill Building.
Doc era un caro amico ed io e Jerry avevamo prodotto molte canzoni di Doc e Mort (Shuman) con i Drifters. Mort era anche andato in Giappone o si era trasferito a Parigi.
Doc, che si sentiva in qualche modo abbandonato, disse: "Venite, scriviamo una canzone per Elvis". Così, alla richiesta di Doc, ci siamo messi in tre e l'abbiamo fatto.
La canzone è "She's Not You".

J.L.: Elvis fece veramente un buon lavoro. Non ha mai cantato male le canzoni.
"She's Not You" è basata sullo stile di "I Really Don't Want To Know", una delle più grandi canzoni country.
"Just Tell Her Jim Said Hello" fu in realtà scritta con Johnny Cash nella testa, ma l'abbiamo spedita a Freddy Bienstock per Elvis.
Il tipo di umorismo che usavamo nelle canzoni per i Coasters era come una versione moderna di burlesque o vaudeville.
Molto di quel materiale ci fu ispirato dai programmi radiofonici che ascoltavo quando ero bambino. Ho trasformato alcuni elementi in una operetta comica di 3 minuti per loro.
Abbiamo scritto canzoni come "Little Egypt", "Yakety Yak," "Charlie Brown" e "Along Came Jones" con quello spirito. Canzoni divertenti. Anche quando stava cantando ballate molto profonde, c'era una sorta di sottotono di sensualità.

M.S: Penso che le esecuzioni di Elvis delle canzoni che abbiamo scritto per lui siano generalmente migliori di quelle che sono state scritte per qualcun altro. "Love Me" è un'eccezione. E' stata una grande esibizione.

J.L.: Elvis ha reso molto bene "Bossa Nova Baby". Mi piaceva moltissimo. Era perfetta. Aveva fatto centro.
La versione originale di "Fools Fall In Love" era dei Drifters. Era caratterizzata da un tipo di voce solista molto alta, tipo Clyde McPhatter.

M.S.: Credevo che la registrazione di Elvis fosse in una chiave troppo alta. Forse l'aveva appresa dai dischi dei Drifters e voleva farla nella stessa chiave. Lui aveva un estensione notevole.
Anni più tardi, quando stava lavorando con Chips Moman, ci venne detto che avevano inciso "Kansas City", ma la voce non venne mai incisa. Ci sarebbe piaciuto sentire Elvis cantarla.

J.L.: Ho sofferto di polmonite negli anni '60. Sono collassato nel Greenwich Village e sono stato portato in ospedale. Ero in condizioni critiche. Sono rimasto ricoverato per 10/12 giorni. Poi sono guarito e sono stato dimesso. Sono arrivato a casa ed ho visto 20 o più lettere, oltre a qualche telegramma. Tutti i telegrammi dicevano: "Elvis è pronto per registrare. Per favore vieni in California immediatamente. Lui non vuole mettere piede nello studio senza di te".
Chiamai e chiesi di parlare con il Colonnello Tom. Lui venne al telefono e disse (Leiber imita Parker mentre lo racconta): "Come stai, ragazzo?". Io dissi: "Sto bene. Ho avuto la polmonite e sono appena stato dimesso dall'ospedale".
Lui disse che voleva che facessi subito le valigie e prendessi un aereo. Gli dissi che non ero in condizioni di prendere nessun aereo, perchè ero appena uscito dall'ospedale. Lui disse: "Se ti hanno fatto uscire, significa che stai bene"
Gli risposi che avevo bisogno di un giorno o due per rimettermi in forma, ma lui disse che gli impegni erano veramente molti e che aveva bisogno di me subito.
Poi aggiunse: "Hai già visto il contratto?". Dissi: "Contratto?". Lui disse: "Sono sicuro che è già lì. E' un contratto per il nuovo film e l'album della colonna sonora. Faresti meglio a dargli un'occhiata, firmarlo e rispedirlo". 
Chiusi la telefonata, presi il contratto da una delle buste, e non vidi altro che una pagina completamente bianca. Non c'era scritto nulla, se non due righe in fondo, sulle quali io e Mike avremmo dovuto, presumibilmente, mettere le nostre firme.
Ho pensato che fosse stato un errore ridicolo. Chiamai la segretaria di Parker e dissi: "C'è stato un errore". Lei mi disse: "Mi faccia andare da Tom".
Il Colonnello Parker venne al telefono e gli dissi: "C'è un pezzo di carta qui, con due spazi per le firme, ma non c'è il contratto". Lui disse: "Non c'è nessun errore - firmate e basta".
Poi aggiunse: "Non preoccupatevi. Lo riempiremo in seguito".
Misi giù il telefono con Parker e chiamai immediatamente Mike. Gli dissi: "Rompere il legame con Presley è come gettare via una licenza per stampare soldi. Dopo tutto questo lavoro, odio farlo, ma mi sento veramente offeso". (Mentre ero al telefono con Parker, stavo quasi per dirgli che non ero uno dei suoi tirapiedi). Dissi a Mike che non volevo più lavorare con questo cretino.
Chiesi a Mike: "Cosa ne pensi?". Mike è una persona molto quieta e modesta, che ha sempre buone maniere. Fece una pausa per un momento e poi disse: "Jer...digli di andare a farsi fo***!"
Così telefonai di nuovo a Parker e gli dissi: "Tom, ho pensato a quello che mi hai detto".
Lui disse: "Bene! Per che ora sei qui?". Gli dissi: "Tom, ho parlato con Mike del contratto, e lui mi ha detto di dirti di andare a farti fo****!".
Riattaccai e non parlami mai più con lui.
Passarono molti anni. Un giorno entrai nel mio ufficio tra la 49^ e Broadway. Andai all'undicesimo piano e la mia segretaria disse: "Ehi, Jer, c'è un messaggio che probabilmente vale un milione di dollari se lo vendi a Sotheby". Le dissi: "Cosa?". Lei mi disse: "E' un messaggio di E.P.". Le dissi: "Stai scherzando? Cosa dice?"
Diceva: "Caro Jer, lascio quattro biglietti per lo spettacolo di domani sera al (Madison Square) Garden e voglio che tu porti la tua famiglia a vedere il mio concerto".
Una delle ragioni per cui non ho mai visto spettacoli dal vivo è perchè soffro di claustrofobia e non sopporto la folla. Ma ci andai e portai la mia famiglia.
"Dovrò stringere i denti" pensai. "Devo sopportare e resistere e andare allo spettacolo. E' Elvis!".
Adoravo quel ragazzo e non lo vedevo da un sacco di tempo. Andai al Madison Square Garden e ci trovammo in questo spazio riservato ed elegante con una splendida vista del grande E.P.
Ci siamo seduti lì ed abbiamo guardato lo spettacolo; lui era sovrappeso, ma a me sembrava magnifico. E' stato fantastico e mi sono divertito in ogni minuto.
Primo, era Elvis Presley. Secondo, ha cantato un paio delle nostre canzoni. Terzo, non sono MAI stato al concerto di qualcuno per il quale ho prodotto o scritto. E' stato incredibile.
E' stato come andare a vedere Joe Louis che mette KO Max Schmeling.
Alla fine, quando l'orchestra ha iniziato a suonare il tema finale, mi sono guardato intorno ed ho detto: "Uscire da qui ora, sarà una fuga velocissima" e ce ne andammo.
Quando andai in ufficio il giorno dopo, la mia segretaria mi consegnò un messaggio e disse: "Leggi qui". Diceva: "Perchè sei andato via?". Era di Elvis. Voleva sapere perchè me n'ero andato così presto.
C'erano oltre 20.000 persone nel pubblico e mi aveva visto andare via.
Che ne pensi?...

Source: Ken Sharp + EIN