ELVIS PRESLEY E LA PICCOLA DENISE SANCHEZ: ERA IL 19 APRILE 1972...

L'incontro tra Elvis Presley e la piccola Denise Sanchez è la storia di amore di una piccola fan per il suo cantante preferito, del quale ha conosciuto la musica grazie a sua madre; è una storia di dolore, a causa della grave malattia che ha colpito Denise; ed è una storia di preghiere esaudite, perché Denise è riuscita, prima di salire al Cielo, a realizzare, grazie all'aiuto provvidenziale di una serie di persone, il suo più grande desiderio.
Infine, ma non meno importante, è un'altra storia che racconta la grande umanità di Elvis Presley.
L'incontro tra i due è avvenuto il 19 Aprile 1972, in occasione del concerto di Elvis ad Albuquerque ed è stato filmato per il documentario "Elvis On Tour", sebbene poi non sia stato inserito nel lungometraggio definitivo.



Denise aveva iniziato la sua battaglia contro la leucemia all'età di 6 anni e, come sua madre, era una grande fan di Elvis Presley. Denise aveva già perso una gamba e parte di un'anca a causa del cancro, ed i medici non poterono fare di più per esserle d'aiuto, dopo che la malattia era arrivata sino ai suoi polmoni.
Quando sua madre venne a sapere che Elvis si sarebbe esibito solamente ad un'ora di macchina da Sante Fe, dove abitavano, si mise all'opera non solo per avere i biglietti del concerto, ma anche per riuscire a realizzare il sogno della sua bambina e grazie ad una serie di aiuti provvidenziali, si riuscì a dare a Denise un ultimo ricordo felice, quello a cui teneva di più.

L'AMORE DI ELVIS PRESLEY PER LA MIA BAMBINA MORENTE:
Sig.ra Trudi Sanchez, come raccontato a Rose Perlberg
Magazine "Photoplay", Agosto 1972
(questo è l'articolo che ha commosso i signori Miller e li ha spinti a contattare la madre di Denise)

"Abbiamo scoperto che la mia bambina aveva il cancro durante le festività natalizie di un anno fa. È iniziato con un tumore alla gamba. All'Anderson Medical Center di Houston, in Texas, hanno cercato disperatamente di salvarla, amputandole la gamba ed una parte dell'anca. Ma proprio come è successo con suo padre, sembrava che non ci fosse modo di fermare quella terribile malattia.
I medici mi dissero che, con un po' di fortuna, avrei potuto averla accanto ancora per un anno. Denise stava per compiere 7 anni.
L'anno successivo è stato un incubo di terapia farmacologica, dolore e ricoveri in ospedale, poiché i medici hanno utilizzato ogni strumento noto alla scienza medica per impedire al cancro di devastare la mia bambina. Ma, proprio lo scorso Giugno, le è arrivato fino ai polmoni e, da quel momento, si è diffuso inesorabilmente in tutto il suo corpo.
All'inizio di quest'anno le hanno sospeso la chemioterapia, fatta eccezione per le pillole per il dolore ogni quattro ore e mi hanno permesso di portarla a casa, a Santa Fe. Viviamo giorno per giorno. Non facciamo progetti con largo anticipo.
Naturalmente, farò tutto ciò che è in mio potere per darle ogni briciola di felicità.
Lo scorso Aprile è successa la cosa più meravigliosa: è stato come un sogno che è diventato realtà. Sono così grata a tutte le persone che l'hanno reso possibile, che mi piacerebbe condividere con voi l'intero fantastico evento.
Innanzitutto lasciatemi dire che Denise ha compiuto otto anni lo scorso 31 Marzo; psicologicamente è molto matura; è come una ragazzina di 13 anni. La sua camera da letto è letteralmente tappezzata di foto delle sue stelle del cinema e dei suoi cantanti preferiti prese dalle riviste. In cima alla sua lista c'è Elvis Presley. Probabilmente è perché sono una fan di Elvis da quando ha iniziato, nel periodo in cui stavo entrando nell'adolescenza. Ho sempre ascoltato i suoi dischi e siamo andate a vedere tutti i film di Elvis.
Grazie a certe canzoni e certi film, Denise lo adora. Mentre era in cura al centro medico di Houston, abbiamo stretto amicizia laggiù con alcune persone che sono davvero grandi fans di Elvis, quindi il suo apprezzamento per lui è diventato ancora più grande.
Subito dopo che siamo arrivate ​​a Houston, ha scoperto che Elvis si era esibito lì solo poche settimane prima. Poi, lo scorso Novembre, è stata ricoverata lì e lui avrebbe dovuto fare un concerto il 12. Avevamo ottenuto i biglietti con settimane di anticipo e lei era terribilmente entusiasta al pensiero di vederlo. Ma all'ultimo momento si è ammalata gravemente e non c'è stato assolutamente modo di portarla. Quella povera bambina era così delusa! È incredibilmente coraggiosa davanti a tutto il dolore che soffre, ma si è disperata per aver perso la possibilità di vedere Elvis.
Superata la fase critica, grazie a Dio, subito dopo hanno interrotto la chemioterapia e mi hanno permesso di portarla a casa. Quando abbiamo scoperto che Elvis sarebbe venuto ad Albuquerque, che dista circa un'ora di macchina da casa nostra a Santa Fe, penso di aver comprato i primi biglietti che hanno messo in vendita. Allora Denise ha chiesto se c'era un modo per incontrare Elvis personalmente. Dissi che non lo sapevo, ma di sicuro ci avrei provato. Francamente, non pensavo fosse possibile, ma ero determinata a fare ogni sforzo, perché sapevo che lei lo voleva più di ogni altra cosa al mondo.
Io e la mia amica siamo andate ad Albuquerque per vedere se potevamo trovare qualcuno che potesse organizzare un incontro con Elvis.
All'inizio fu terribilmente scoraggiante. Parlammo con molte persone che avrebbero potuto essere in grado di aiutarci, ma non arrivammo a niente. Probabilmente pensavano che stessimo inventando una storia molto drammatica, perché tantissime persone vogliono incontrare Elvis e suppongo che usino qualsiasi stratagemma.
Poi qualcuno ci ha suggerito di rivolgerci al giornale locale, l' "Albuquerque Journal" e spiegare la situazione.
Dissi all'editore: "Qualsiasi cosa lei possa fare, sarà molto apprezzata perché non la avremo con noi ancora per molto tempo". 
Al giornale dissero che avrebbero fatto tutto il possibile e l'editore incaricò una giornalista, Grace Marie Prather, di aiutarci.
Lei ha raccontato la nostra storia ed ha funzionato! Non abbiamo saputo fino alle cinque del pomeriggio del giorno del concerto che avremmo sicuramente incontrato Elvis.
Parlai con Miss Prather quella mattina presto, prima di partire per il lavoro.
Era Mercoledì 19 Aprile. Fino a quel momento non era riuscita ad ottenere nulla.
Aveva chiamato il Colonnello Parker (il manager di Elvis) e lui avrebbe dovuto richiamarla, e poi lei mi avrebbe chiamato per qualsiasi novità. Andai a lavorare, ma sicuramente non ci contavo.
Dissi a Denise: "Tesoro, ci stiamo davvero provando, ma non farti illusioni, perché non sono così sicura che saremo in grado di incontrarlo".
"Va bene mamma"
, disse. "Continuerò a pregare". 
Ed ha pregato davvero. È una bambina molto determinata. Lo desiderava così tanto, che ha pregato con tutto suo piccolo cuore.
Ha semplicemente chiesto, per favore, di poter incontrare Elvis, qualunque cosa accada. Era tutto quello che voleva; era tutto ciò di cui le importava.
Abbiamo pensato che non saremmo state in grado di arrivare al concerto, dato che pochi giorni prima aveva avuto una giornata molto brutta, ma lei disse: "Mamma, ho tutte le intenzioni di andarci, qualsiasi cosa accada". 
E lei ci voleva andare. Ed io ce l'avrei portata.
Mercoledì, però, si sentiva molto meglio, ed in quel momento la grande preoccupazione era: avremmo potuto incontrare Elvis?
Il Colonnello Parker, inizialmente, ci fece capire che era praticamente impossibile, perché Elvis sarebbe arrivato in città appena prima dello spettacolo e sarebbe partito subito dopo. Pertanto presumo che la signorina Prather gli abbia raccontato la nostra storia fin nei dettagli, spiegando quanto fosse davvero importante per Denise. Il Colonnello le promise che avrebbe fatto tutto il possibile.
La signorina Prather mi telefonò al lavoro per dirmi che il Colonnello Parker sarebbe dovuto arrivare all'Hilton Hotel di Albuquerque verso le quattro di quel pomeriggio e che avremmo dovuto essere sul posto, nel caso arrivasse la buona notizia.
Uscii presto dal lavoro e Denise, io e mia figlia minore Paula, e le mie due migliori amiche, Emma e Belinda Cantu, partimmo per Albuquerque. Denise ed io incontrammo la signorina Prather all'Hilton.
Aspettammo nell'atrio finché arrivò il Colonnello Parker. Miss Prather ce lo presentò e lui diede una pacca sulla testa a Denise, sorrise e le assicurò: "Lo incontrerai".
Da quel momento in poi, tutto il resto fu una specie di confusione estatica.
Gli aiutanti del Colonnello Parker dissero a me ed alla signorina Prather di portare Denise sul lato destro del palco durante l'intervallo e loro l'avrebbero portata nel camerino di Elvis.
Quando arrivammo ​​al Tingley Coliseum, dove si sarebbe tenuto il concerto, ci fu un'altra sorpresa. Avevo comprato dei posti in balconata, ma il Colonnello Parker aveva incaricato il personale del Coliseum di costruire posti a sedere speciali per noi nel mezzo del corridoio, proprio di fronte al palco. In quel modo Denise avrebbe potuto vedere assolutamente tutto. Ho pensato che fosse semplicemente meraviglioso, ma che fosse qualcosa che non avrebbero dovuto disturbarsi a fare.
Ma Denise era così felice all'idea di incontrare Elvis, che a malapena prestò attenzione alla prima metà dello spettacolo. Non riusciva a stare ferma.



Continuava a chiedere: "Mamma, non è ancora il momento".
Si era tutta vestita bene per Elvis, anche se ancora non sapevamo con certezza che saremmo stati in grado di incontrarlo. Voleva apparire più carina nel caso in cui le sue preghiere fossero state esaudite.
Fui così orgogliosa di lei quel giorno; ma comunque lo sono sempre stata. Dal momento in cui abbiamo appreso del cancro la prima volta, è stata davvero brava. E' davvero una bambina eccezionale. Non è viziata, chiede molto poco. E c'è così tanto che vorrei poterle dare... perché è stato attraverso di lei che sono riuscita ad arrivare così lontano. È stato grazie alla sua forza che ho tirato fuori la mia.
Sorrido fuori, ma dentro sto crollando.
Lei mi ha fatta andare avanti. Lei ha tantissima energia, tanta forza, tanta fede. Se la vedessi, non sapresti mai che c'è qualcosa che non va; è una bambina così forte e attiva. Accetta il suo destino; lei non ha affatto paura.
Dice semplicemente: "Quando Gesù avrà bisogno di me, dovrò andare in Paradiso". 
Lei è pronta. Il che è più di quanto molti di noi saprebbero dire.
Prendiamo ogni giorno come viene ed ogni giorno si tiene occupata. Quando sente di farcela, va a scuola; altrimenti rimane a casa con mia zia mentre io sono al lavoro.
La sera la aiuto con la matematica o l'ortografia. Non rimugina mai, né si sente dispiaciuta per se stessa. Nei giorni in cui si sente bene, dice: "Beh, se Gesù non ha bisogno di me in Paradiso, quando sarò grande voglio diventare un'infermiera".
Ma quel Mercoledì sera, seduta lì al Tingley Coliseum, aveva un solo pensiero in mente.
Alla fine arrivò l'intervallo.
Emma, ​​Denise, Miss Prather ed io ci siamo dirette verso il lato destro del palco, come dalle istruzioni che ci erano state date.
Denise era sulle sue stampelle, si muove molto bene grazie a loro. Belinda è rimasta tra il pubblico con Paula, che ha sei anni.
All'inizio, ci dissero che solo a Denise ed a Miss Prather sarebbero stato permesso di entrare nel camerino di Elvis, ma quando siamo arrivati ​​al trailer del backstage che usano per gli artisti, hanno scortato anche me e la mia amica!
Tutto quello che posso dire è che Elvis è stato molto più di quanto mi aspettassi - e sapevo che sarebbe stato meraviglioso. E' stato gentilissimo ed amichevole con Denise, con tutte noi. È stato semplicemente bellissimo.
Quando Denise è entrata nella roulotte, le ha sorriso - un sorriso vero, non di quelli che servono per una fotografia, e le ha detto: "Hello Sweetheart" (Ciao Tesoro), in modo altrettanto affettuoso ed amichevole, come se la conoscesse da sempre. Il suo visino si illuminò come se non so cosa.
Le ha dato un abbraccio amorevole  - ovviamente gli avevano raccontato delle sue condizioni - e le ha dato un baciò sulla guancia. Da quel momento in poi lei ha fluttuato. Era talmente eccitata, che riusciva a malapena a parlare. Ma si è destreggiata meglio di quanto, probabilmente, avrei fatto io, date le circostanze.
Aveva un enorme poster di lui, che ci avevano dato all'Hilton, e gli ha chiesto di autografarlo. Lui ha scritto con cura: "To Denise - Love you! Elvis Presley." - A Denise - Ti amo! Elvis Presley". 
Inutile dire che quel poster ha un posto d'onore nella nostra casa.
Lei gli ha chiesto come stavano Priscilla e Lisa, e lui ha detto che stavano bene ed ha fatto due chiacchiere con lei in quel modo meravigliosamente affettuoso e tranquillo. Non siamo rimaste molto a lungo, ma ogni secondo è stata un'emozione per tutte noi.
Elvis si è rivolto a di me, mi ha stretto la mano ed ha lasciato che mi presentassi. Sembrava molto interessato a me, il che era davvero più di quanto mi aspettassi. Sai, da grandi star del genere non ti aspetti che abbiano un tocco così personale. È stato semplicemente fantastico.
Io ho ricevuto solo una stretta di mano, accidenti! Ma la mia bambina ha ricevuto un abbraccio ed anche un bacio... quella è stata un'emozione in più.
Prima di andare via, ha chiesto ad Elvis se poteva cantare una canzone per lei. Voleva "Love Me Tender" o "Don't Cry Daddy", che sono le sue due preferite.
Lui ha detto: "Ok, ne canterò una per te, ma sarà una sorpresa".
Sicuramente lo è stata. Quando è arrivato a quel pezzo, ha annunciato dal palco: "La prossima canzone è per Denise, una ragazza molto speciale che ho appena incontrato nel backstage". 
E poi ha cantato "You Gave Me A Mountain". E abbiamo pianto tutti. È una canzone triste, ma che calzava alla perfezione.

Oh but this time Lord you gave me a mountain
A mountain you know I may never climb
But it isn't just a hill any longer
You gave me a mountain this time

(
Oh, ma stavolta, Signore, mi hai dato una montagna
Una montagna che, tu sai, non potrei mai scalare
Ma non è più una collina
Mi hai dato una montagna questa volta)

Alla fine del concerto, il Colonnello Parker ha richiesto agli agenti della sicurezza di scortarci fuori, passando dal retro del palco, in modo Denise non dovesse passare in mezzo alla folla. C'erano 12.000 persone al Coliseum.
Siamo usciti in men che non si dica, grazie alla premura del Colonnello. Tutti quelli che avevano a che fare con Elvis sono stati molto premurosi. È stato meraviglioso.
Agitate ed eccitate come eravamo, siamo riuscite in qualche modo a tornare a casa, dove l'intera famiglia - i miei genitori, i miei fratelli, le mie sorelle, le zie e gli zii - aspettavano con impazienza la notizia della Grande Avventura.
Mentre scrivo, è passata una settimana ed ancora non possiamo credere che sia successo davvero. Siamo tornati alla nostra routine quotidiana, nella quale Denise ha, finalmente, accettato di lavarsi di nuovo il viso. Mercoledì sera, quando siamo tornati a casa, le ho detto di lavarsi, perché era ormai ora di andare a letto e lei mi ha guardato con orrore.
Non c'era modo di farle lavare il viso che LUI aveva baciato!
La mattina dopo ha insistito: "Oh no, mamma, non ancora!". 
Alla fine, il terzo giorno, riluttante, ha usato acqua e sapone.
Ma stiamo ancora fluttuando; siamo ancora nel mondo dei sogni. Il telefono non ha smesso di squillare. Tutti i suoi amici, che non ne hanno sentito parlare personalmente, hanno letto di Denise ed Elvis sui giornali di Albuquerque e Santa Fe. E, naturalmente, la notizia è arrivata rapidamente ai suoi numerosi amici a Houston. Tutti volevano sapere: "Che aspetto aveva? Come stava? Cosa ha detto? E' stato gentile?"
Sono sbalordita del fatto che Denise ricordi tutto quanto dell'incontro.
Mentre eravamo nella roulotte di Elvis, era così eccitata che ho pensato: "Non ricorderà la metà di tutto questo". Ma lei è straordinaria. Ricordava tutto nei dettagli: indossava una tuta bianca con un mantello ed una sciarpa blu e gioielli dappertutto. Ciò che l'ha affascinata maggiormente è stato il braccialetto che indossava con la scritta E-L-V-I-S fatta di diamanti.
Rivive quei momenti magici 20 volte al giorno. Racconta ai suoi amici che sentiva le farfalle nello stomaco e come tremava, parla degli occhi azzurri più belli e di ogni piccolo, minuscolo dettaglio. Si sta divertendo ad autografare le foto di lei ed Elvis sui giornali e tutti quelli che vengono a trovarci a casa vengono condotti nello studio, dove possono ammirare rispettosamente quell'enorme poster. A nessuno, ovviamente, è permesso toccarlo.



L'ultima cosa che ha detto di Elvis è stata che lo ama e vuole sposarlo.
Lavoro per il Comune di Santa Fe ed il mio capo, in questo momento, è il Segretario Comunale. Ha accennato al fatto che avrebbe parlato con il Sindaco, affinché venga proclamata una giornata in onore di Denise Sanchez, il che sarebbe fantastico. Mi ha detto di tastare il terreno con Denise per capire se le sarebbe piaciuta veramente una cosa di questo genere, oppure cosa desiderasse maggiormente.
Così, stavamo provando a capire la sua opinione, senza dirle di cosa si trattasse, ed abbiamo chiesto: "Cosa vuoi più di ogni altra cosa?". 
Lei ha risposto senza esitazione: "Sposare Elvis, lo amo".
Per quanto mi riguarda, posso solo dire che ho sempre pensato che Elvis fosse davvero fantastico; sono una super fan. Ma ora dubito di poter trovare le parole per descrivere i miei sentimenti e la mia gratitudine nei suoi confronti e verso tutte le persone che hanno contribuito ad organizzare l'incontro.
Non sapranno mai quanta felicità hanno dato ad una bambina nel momento in cui ne aveva più bisogno".

L'articolo appena letto venne pubblicato sul giornale "Photoplay" nell'estate del 1972 e, da quanto si sa, sembra che il signor e la signora Miller, una coppia residente a Daly City, in California, abbiano letto la rivista e siano rimasti talmente commossi dalla storia della piccola, da voler contattare Trudi Sanchez per sapere se Denise sarebbe stata in grado di andare a vedere un concerto di Elvis a Las Vegas durante il suo ingaggio di Agosto. 

IN COMA AL ST. VINCENT HOSPITAL:
I SOGNI DIVENTATI REALTA' SVANISCONO PER LA PICCOLA DENISE SANCHEZ
di Scott Beaven

Lo scorso Aprile, il Journal pubblicò una storia in cui parlava di una bambina di 8 anni, di nome Denise Sanchez, che ha avverato il suo sogno: è riuscita ad andare a vedere Elvis Presley quando si è esibito ad Albuquerque.
Per Denise, non ci saranno più "sogni che diventano realtà". Mercoledì è entrata in coma al St. Vincent Hospital di Santa Fe e sua madre dice che: "Potremmo perderla in qualsiasi momento".
Denise soffre di un cancro allo stadio terminale.
Lascerà sua madre, la signora Trudi Sanchez, e sua sorella Paula, di sei anni. Ed un sacco di ricordi per entrambe.
Dopo che la storia del Journal è stata ripresa dal United Press International, alla fine è arrivata nella rivista "Photoplay", dove il signor e la signora Larry Miller di San Jose, in California, hanno letto la storia della bambina.
Hanno deciso che avrebbe dovuto rivedere Elvis Presley, se avesse voluto ("L'ha sempre voluto", ha detto sua madre) e due settimane fa hanno portato Denise e sua madre a Las Vegas, Nevada, per un fine settimana.
Un sogno diventato realtà. Due volte. Poco prima del viaggio, Denise si è svegliata una mattina con la paralisi sul lato sinistro del corpo.
"Pensavano che avesse la meningite, oltre a tutto il resto", ha detto la signora Sanchez. "Ma si è scoperto che era dovuta ad un'emorragia nel cervello a causa del cancro".
Nonostante tutto, Denise è rimasta la bambina felice che è.
"Non si è mai lasciata abbattere. Era ancora estasiata all'idea di rivedere Elvis. Tuttavia, aveva bisogno di un sollievo dal dolore più forte e di ossigeno, quindi abbiamo dovuto ricoverarla in ospedale. Le stanno dando la morfina adesso".
Quando Denise se ne sarà andata, la signora Sanchez dovrà affrontare un enorme ammontare di spese mediche. Ha preso un congedo dal suo lavoro presso il Dipartimento di Ingegneria del Traffico di Santa Fe per stare con sua figlia il più possibile.
"Sono stati semplicemente fantastici", ha detto la signora Sanchez. "Mi stanno tenendo il lavoro, ma loro potevano solo pagarmi per così tanto tempo, e ora non abbiamo nulla. Temo di aver usato tutto quello che avevamo".

La piccola Denise Sanchez salì al Cielo il 26 Agosto 1972, solamente quattro mesi dopo l'incontro con Elvis avvenuto ad Aprile del 1972, ma molti anni dopo si è scoperto che riuscì ad assistere anche ad un secondo concerto.

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