KATHY WESTMORELAND & ELVIS PRESLEY: LA NOSTRA PRIMA CONVERSAZIONE "ANCHE TU?" - PARTE 1 - 2

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LA NOSTRA PRIMA CONVERSAZIONE: "ANCHE TU?" - PARTE 1

Mentre stavo seduta lì un po' scioccata, ricordo molto poco di quello di cui Elvis parlava con le giovani donne sedute sul pavimento davanti a lui. Ero preoccupata di trovare una via...una "via d'uscita" gentilmente.
Ho notato, comunque, il suo interesse in chi erano, come erano le loro vite, poi velocemente si rivolse nuovamente a contemplare la mia situazione di disagio.
Se avessi osato veramente incontrare gli occhi di qualcuna delle ragazze, loro avrebbero alzato le sopracciglia che contornavano i loro sguardi, ed avrei incontrato i loro sorrisi, il genere di sorrisi che avrebbero indicato il loro tentativo di reprimere una risata feroce. Una ragazza mise anche una mano sulla sua bocca mentre tratteneva risatine, ed io rapidamente distolsi lo sguardo, per non provocare lo scoppio di una risata.
Mentre esaminavo l'area del bar, c'era un uomo o due dietro al bar che servivano un drink ad appena un paio di persone, poi davanti a me sulla porta principale due uomini scortavano  due giovani ragazze da schianto al gruppo seduto davanti ad Elvis.
"Hmmm...è ovvio, i ragazzi stanno portando avanti giovani bellezze per lui, di quelle a cui potrebbe interessarsi".
"Se non altro è una festa molto tranquilla" ho pensato. Non una festa tipicamente "stereo" che ci si aspetta da un rock-n-roller.
Il braccio di Elvis intorno alla mia spalla sinistra diventava più pesante e mi teneva più stretta proprio mentre gli uomini stavano facendo entrare le ragazze.
"Oh, Signore! Come sono finita in questo casino!" ho urlato dentro di me. "Devo trovare una via d'uscita, evitando in qualche modo di metterlo in imbarazzo" ho pensato (era troppo tardi per evitare di imbarazzare me stessa, poichè tutte le ragazze mi conoscevano dalla conversazione che abbiamo avuto prima che lui arrivasse. (Vedi nota QUANDO CI SIAMO INCONTRATI, Parte 4 c.). L'unico che non sembrava capire cosa stavo passando era Elvis.
"Mi avevano detto che Elvis stava facendo una riunione qui! Ero stata invitata perchè "Lui voleva solo conoscerti come amica?!" stavo ripetendo l'invito  continuamente nella mia testa.
"Oh, Dio! Pensavo che chiunque fosse invitato! E cosa mai gli ha fatto pensare che io fossi il suo appuntamento? E lui è la ragione per cui John non si è fatto vivo, o non mi ha chiamata? Il suo coraggio nel parlare a John riguardo le nostre cene, la natura della nostra amicizia! E lui è sposato! Per l'amor di Dio!".
"Ti andrebbe una bibita fredda? Qualche snack? Pepsi? O caffè o tè? O qualsiasi altra cosa tu voglia, te la vado a prendere!" lui mi disse. Non riuscivo a guardarlo se non il minimo per dire: "No, grazie. Sto bene".
Dentro di me NON stavo bene.
"Bene? Sto bene?" Veramente ho appena detto questo? Avevo notato che la sua gamba sinistra era incrociata sul suo ginocchio destro e rimbalzava nervosamente, ma ciò che mi diede respiro fu il momento in cui incrociò la sua gamba destra sulla sua sinistra, ed il movimento rimbalzante della caviglia e dello stivale...beh, che rimbalzò addosso a me.
"Scusa" ridacchiò lui "non sono mai stato capace di controllarlo" disse e fortunatamente si spostò almeno un pollice lontano da me.
"Va bene, non mi ha fatto male" risposi nello stesso momento in cui stavo analizzando qualsiasi distanza tra le donne che mi poteva offrire una via d'uscita.
Una delle ragazze fece un cenno con gli occhi alla sua destra, mentre si spostava un po' per creare un piccolo spazio per me, ma era chiaro che dovevo solo parlare.
Pertanto..."Beh, mi ha fatto piacere averti fatto visita, ma adesso devo davvero andare" gli sussurrai.
La sua immediata risposta fu sbalorditiva. Mi prese la mano, mi tirò su con lui mentre si alzava velocemente, e si spostò passando attraverso le ragazze, provocando l'immediata apertura del Mar Rosso.
"Vieni con me, voglio mostrarti qualcosa prima che tu te ne vada" il suo sorriso era enorme e le sopracciglia alzate. Ma io pensavo, beh... "almeno mi sto avviciando sempre di più alla porta principale". NIENTE AFFATTO.


LA NOSTRA PRIMA CONVERSAZIONE: "ANCHE TU?" - PARTE 2
Salendo due o tre gradini verso le porte di entrata della suite, mi tirò in modo esaltato. Girò a sinistra proprio dietro le doppie porte della suite -- le porte verso le quali speravo ci stessimo dirigendo per uscire -- dentro ad un corto corridoio a sinistra, dirigendosi verso la sua suite privata ed i suoi alloggi. Mi ritrovai in un soggiorno con un piccolo sofà di velluto blu, con schienale e braccioli in legno scuro, di fronte ad un tavolo da caffè in mogano lucidissimo, dove lui disse: "Sediamoci qui per un minuto prima che tu te ne vada. Voglio sapere tutto di te".
"Beh, per QUELLO ci vorrebbe di più di solo un minuto, e si sta già facendo tardi, quindi..." Ora stavo diventando un po' nervosa, non in realtà impaurita da lui, ma mi sentivo un po' ansiosa. "Ho veramente bisogno di andare".
Lui fece un mezzo sorriso, scuotendo la testa "Solo...solo un minuto?". Mi misi seduta all'angolo anteriore del divano. Sai...il modo in cui si siede una persona quando sta per andare via. Ricordo questo chiaramente perchè l'angolo di quel piccolo sofà era molto scomodo, ed il legno che mi circondava il braccio non mi permetteva nemmeno di appoggiarmi...era proprio piccolo e scomodo, e non il tipo di sofà in cui ci si potrebbe accomodare.
Lui notò che i miei occhi non stavano continuando a guardare lui, ma davano solo brevi occhiate, e stavano sondando lo spazio aperto alla mia sinistra, il suo letto...su un basamento, adatto per i reali, con un baldacchino e tende in vivaci, lussureggianti colori blu e verde, legate e tenute in posizione con materiale intrecciato con finiture di nappe.
"Uh! Per favore...uh...per favore non preoccuparti, Kathy" con fare tranquillo cercò di rassicurarmi, di calmarmi. "Io...uh...questa è l'unico spazio privato di cui dispongo per parlare con qualcuno da solo. Le porte sono aperte in fondo al corridoio e non vorrei mai, mai fare qualcosa per farti del male... Voglio solamente conoscerti. Voglio solo parlare con te. Parlare con te...da solo...senza nessun disturbo. Non va bene?"
Ora!...Ero preoccupata, ma...avevo trascorso anni della mia vita viaggiando come unica donna con un gruppo di uomini, o una delle poche donne con un gruppo di uonini, pertanto non ero estranea alla situazione in cui l'unico posto che qualcuno potesse trovare sulla strada per farsi visita fosse una camera d'albergo.
Comunque, ero molto disturbata dalla confusione, dal malinteso o dall'incompresione su ciò che significava una qualsiasi di queste serate ed ero, a dir poco, nervosa.
"Vorresti soltanto sederti qui e parlare con me solamente per POCHI MINUTI? So che devi andare via, e...ma io solamente..."
Decisi di occuparmi velocemente di quello che mi infastidiva, ma il più gentilmente possibile.
Una volta che iniziai ad esprimermi, le parole uscirono quasi troppo velocemente ed io non mi fermai per respirare.
"Devo andare. E... Guarda, Elvis!...Non avevo idea che questo invito avesse qualcosa a che fare con l'essere il tuo appuntamento!...che l'intero gruppo non avesse intenzione di stare qui per socializzare...e tu hai parlato con John? Tu hai chiesto il suo permesso? Nessuno me l'aveva detto! Nessuno mi ha chiesto niente! Perchè non me l'hai chiesto?!! Ero stata invitata ad una riunione. Non so cosa ti ha fatto pensare che questo fosse un appuntamento!? Oh,...E tu, ovviamente, dai appuntamenti anche se sei sposato?" dissi velocemente.
(Questa questione del "conoscerti come amica"...uh...non era un buon inizio. Guardando indietro adesso, fu come saltare giù da 100 piedi di altezza da quelle famose scogliere di Acapulco, senza saper nuotare, se...se...riesci a superare le rocce sporgenti e non ti sei disintegrato quando colpisci le onde sottostanti. Questo NON significava andare bene...per niente!)
"Guarda! Io credevo...NON avevo IDEA che questo fosse..."
Allora lui mi interruppe ripetendo lentamente le parole: "Io solamente ...voglio... conoscerti...come amica! Per favore siediti qui per qualche minuto e parla con me? Scusami, Kathy. Scusa per la confusione. Sapevo che tu e John stavate insieme da molto, ed io volevo scoprire quanto seria fosse la tua relazione. Io...Io...Io non sono davvero bravo in questo tipo di cose. Sai...io sono in realtà un tipo...beh...sono un po' spaventato da te. Non sapevo come approcciarmi a te. Tu hai questo...questo...muro invisibile o aura intorno a te...questa aria di "Giù le mani, non toccare" che hai", lui mi stava affrontando, muovendo entrambe le mani avanti ed indietro nell'aria, con un sorriso timido, ed uno sguardo non sicuro di sè. I suoi occhi sembravano pregare per una risposta, ma...silenzio da parte mia su questo, mentre cercavo di decifrare cosa avesse appena detto, non avendo nemmeno iniziato a capirlo.
"Cosa?" ero stordita ed ancora più confusa. "Vuoi dire che non sono amichevole? Sono stata sgarbata con te in qualche modo? Io...io sono sempre stata considerata una persona estroversa, non mi è mai stato detto che non sono amichevole". Era riuscito a disarmarmi qui, e mi chiedevo cosa diamine lo avesse reso completamente timido.
"NO, no, no! Kathy!...No! Tu sei amichevole. Non era questo che intendevo. So che tu sei diversa dalle ragazze che vediamo qui la maggior parte del tempo, sai? Lo so! Potrei dire...tu sei una ragazza che...che...su questo non si discute. La maggior parte del tempo, le donne che vediamo si lanciano su di me, e...oh, dannazione, non vedi? Non so esattamente come conoscerti, come chiederti? Immagino che, quando sono arrivato stasera, mi sono fatto un po' trascinare, pensando che forse, se ti avessi accennato che mi piacevi...forse...forse ti sarei piaciuto anch'io".
Esitai un po, ma ricordo chiaramente lo sguardo nei suoi occhi, ed i suoi sforzi apparentemente sinceri per assicurarmi che aveva solo intenzioni oneste, ed iniziai a credergli.
Iniziai anche a vedere che lui non era sicuro di se stesso come avevo immaginato. Non era davvero insicuro, ma si interrogava abbastanza da chiedersi se anche lui poteva piacere ad una persona che piaceva a lui.
Penso che questa sia una sana qualità, insieme ad essere onesti nel non darlo per scontato.
Questo era difficile per lui da dire.
"Bene...Okay", in modo riluttante accettai, ma rapidamente aggiunsi, il più educatamente possibile "ma solo per  pochi minuti".
Capii che non correvo nessun pericolo di trovarmi in guai seri, ed avevo chiarito che non ero a mio agio con gli avvenimenti di questa notte.
La nostra prima conversazione è abbastanza chiara per me perchè questa è stata sicuramente una notte di "primati", molte emozioni e momenti scioccanti, pertanto è...e sarà...per sempre indelebilmente impressa nella mia memoria come l'inizio di una svolta del tutto nuova nella mia vita.

Il destino si era appena intromesso ed aveva deciso che mi avrebbe portata da qualche parte "fuori dai binari"...in qualche luogo in cui non mi sarei mai sognata di andare, dentro ad un misterioso deserto, in cui non c'era nessun sentiero da seguire verso esterno...si era costretti a viaggiare dentro se stessi ed a capire. Questa nuova vita, che era completamente "inaspettata", era probabilmente predestinata, ed ero in procinto di aver bisogno di armatura e machete per tagliare la mia piccola parte di strada da percorrere per i successivi sette anni, e sì, anche sul passato...fino ad oggi, ovviamente, poichè scrivo questo 43 anni dopo.

Per prima cosa mi chiese come ero cresciuta, ed io gli risposi come segue.
"Sono Greco-Inglese, ho due sorelle ed un fratello (Melody, Christie Jo, Brent). Sono cresciuta con i miei nonni materni greci, con il fratello di mia mamma Nicki, che era tetraplegico...paralisi cerebrale. Non poteva parlare o alzarsi, ma la sua mente era perfetta".
Elvis disse, "Whoa! Come è stato per te?"
"Alcuni dei miei ricordi più felici di quando ero bambina riguardano il cantare canzoni in Greco, Francese o Inglese per lui, leggere per lui, e, deliberatamente tralasciare un paragrafo o un coro, come faceva mia madre, costringendolo ad irrigidirsi e ad emettere un suono, e poi ridere perchè sapeva che lo stavamo facendo deliberatamente. Era una situazione normale per tutti noi. Lui era amato, e anche lui ci amava, e non ho mai sentito nessuno...nessuno nella mia famiglia, piangere o dire qualcosa che mi portasse a credere che c'era qualcosa di "sbagliato" in Nicki...nemmeno una volta! Mai una lamentela per il disagio, o qualsiasi cosa, tuttavia quanta felicità ha dato a tutti noi! Strano, eh?"
Elvis si mise a ridere, poi sorrise molto dolcemente,  poi disse: "Non strano, ma inusuale, ed esattamente come avrebbe dovuto essere".
Ricordo di essermi fermata lì, ma lui subito mi spinse ad andare avanti con un "E?"
"Sono nata in Texarkana, ma mi sono trasferita immediatamente ed ho vissuto a L.A. fino all'età di 7 anni... Mio padre era un cantante professionista che lavorava alla MGM in tutti i grandi musicals, e alle opere liriche di L.A./San Francisco e nelle compagnie d'opera. Papà era un ministro della musica nelle chiese Protestanti, insegnava canto e possedeva 3 negozi di dischi in cui ho lavorato ed ascoltato ogni genere musicale che mi dava il tempo per intrufolarmi in una cabina audio. (Ricordo che notai che non mi chiese se avevo ascoltato qualcuno dei suoi dischi. Anche questa è la sua vera natura, come avrei saputo in seguito. Davvero non riesco a pensare a molti artisti -- solo pochi -- che non abbiano almeno chiesto "Hai mai ascoltato la mia registrazione di questo o di quello?" La maggior parte -- non tutti -- ma la maggior parte avrebbe indirizzato la conversazione verso loro stessi).
Ho fatto parte di molte diverse confessioni, ma sono cresciuta imparando a cantare nei cori delle chiese. Amo la Musica Sacra più di ogni altra, in particolare gli oratori, le cantate, ed ero ossessionata dalla voce umana prima ancora di quanto possa ricordare...ho studiato musica classica e voce da quando ero in tenera età.
Elvis, in modo entusiasta, chiese: "Tuo papà era in quei musicals, in quei film?"
"Sì...nei film 'Student Prince' e 'The Great Caruso' "
Lui si intromise.
"Quando facevo la maschera in un cinema, ho guardato i film di Mario Lanza a ripetizione. Entravo nel cinema anche quando non ero in servizio solo per sentirlo cantare e vedere quei film".
Ora, questa visione di Elvis mi sorprese molto. Avevo difficoltà ad immaginarmelo come un giovane adolescente che fa la maschera in un cinema, e fui ancora più sorpresa dal fatto che davvero studiò la voce ed i film di Mario Lanza. "Hmmm..." pensai, e mi ritrovai a chiedermi ancora una volta... "Chi è quest'uomo?" Non avrei mai immaginato che fosse un conoscitore di Lanza!
Mi spronò ancora con un "Continua...voglio sapere".
Decisi che era tempo per lui di parlarmi un po' di lui!
"Ma voglio sapere un sacco di cose anche su di te, adesso. Non mi aspettavo che tu avessi un interesse per Mario Lanza!". E poi gli ricordai e gli dissi qualcosa che lo fece sorridere, un sorriso che illuminò la stanza.
"Sai, mi sono meravigliata della tua registrazione di "It's Now Or Never" e ricordo di aver pensato che c'era molto di più di te di quello che avevo creduto prima. La tua voce era maturata ed effettivamente hai cantato come se avessi iniziato a studiare la tecnica per la voce nella musica classica. E' stata una registrazione potente! La tua voce mi ha sorpresa". Il suo sorriso mi fece capire...e mi ricordò che...non importa quando è grande una superstar, quanto è grande la sua immagine...lui o lei è un essere umano, ed ha bisogno di sentire cosa pensano gli altri della sua arte, del suo contributo agli altri. Non solo "Oh, sei grande!" ma si ha bisogno di sapere da una persona, in qualche modo, quello che è significativo.
"Perchè la mia immagine...la mia immagine commerciale...è diversa da quello che sono veramente" disse, con una sorta di accettazione interiore, poi mi esortò a continuare. (Questa è una qualità di Elvis che io ho capito, nel corso dei successivi sette anni, quanto fosse bella. Lui sinceramente era interessato ad ogni singola persona, voleva sapere tutto di loro, le loro vite...non importa chi fossero, non importa da dove venissero).
"Vai avanti?" disse.
"Ancora? E' veramente troppo su di me. E tu?" chiesi. Ma lui voleva sapere ancora di più, così lo obbligai.
"Ho studiato balletto con la mia "Mamma" greca (che fu una ballerina professionista di tap e flamenco) dall'età di 4 anni, ho frequentato una scuola elementare dove erano tutti di colore (sebbbene vivessimo in un quartiere di bianchi) fino all'età di sette anni...poi ci siamo trasferiti in Texas". Elvis ascoltava molto attentamente. Era sinceramente interessato alla mia storia.
"Così anche i tuoi primi amici erano neri?" mi chiese. "Ho vissuto nelle case popolari, pertanto avevo anche amici neri. Non capisco il razzismo, Kathy, sebbene oggi vada meglio...è lontano dall'essere risolto" (Ricorda mentre leggi, che siamo passati attraverso le guerre razziali nelle strade di questa nazione, ed abbiamo appena iniziato a fare progressi per quanto riguarda i neri, i bianchi e l'integrazione).
Ho proseguito poichè lui silenziosamente aspettava.
"Sì. E nemmeno una volta qualcuno di loro ha mai fatto menzione del fatto che io fossi di un colore diverso dal loro... Mai! Alcuni vicini dicevano cose spiacevoli a mia Mamma quando io portavo il mio migliore amico a casa per giocare, e ad entrambi è stato detto che eravamo di "colori diversi", e che potevamo giocare insieme solamente a scuola. Quando la mia famiglia si è trasferita in Texas, dove il razzismo era dilagante, è stato uno shock culturale. Il razzismo in qualsiasi parte del sud è ancora peggiore che su entrambe le coste".
"Non lo so!" ha detto.
"Ho studiato piano, batteria, ma...abbiamo detto abbastanza su di me! Chi altro hai ascoltato?" Ero molto curiosa circa questo interessante artista, e riguardo la sua curiosa personalità...il tipo di persona con cui preferivo conversare effettivamente. Lui stava chiaramente prendendo forma ora come un uomo curioso, che voleva espandere la sua conoscenza su qualunque cosa, che faceva domande e che non smetteva di cercare risposte.
Finalmente iniziò a parlare di più ed a rispondere alle mie domande, adesso.
"Jackie Wilson, Jerry Lee Lewis, artisti Country, artisti Rhythm and Blues e Jazz, Bluegrass. Lo sai? Dean Martin è stato uno dei miei idoli. Adoravo Dean Martin!" disse orgogliosamente. "Ho guardato anche ogni film in cui ha recitato, volevo assomigliargli e cantare come lui! E' stato una delle star in cui ho notato i capelli neri, e l'uomo al comando ha sempre i capelli neri. Io, in realtà, sono biondo, sai...ma ho deciso di tingere i miei capelli di nero quando mi sono accorto che la maggior parte degli uomini importanti aveva i capelli neri!". Si è messo a ridere di se stesso ed ha mostrato un'altra accattivante qualità. Lui, tranquillamente, rideva di se stesso e lasciava che i suoi piccoli segreti uscissero allo scoperto, in modo che si sapesse sempre cosa stava pensando nel profondo di sè...questa volta rivelando qualcuna delle decisioni della sua vita che ne hanno determinato il corso nella realizzazione dei suoi sogni. Questa consapevolezza di se stesso, e le scelte che ha fatto erano divertenti per lui.
"Jackie Wilson!" quasi urlai. "Lui è fantastico! Quando lavoravo al negozio di dischi di papà per 25 centesimi all'ora...uh...huh...25 centesimi (Elvis ed io ci siamo messi a ridere mentre continuavo) "Ho collezionato tutti i suoi dischi! E' stato il mio preferito per un lungo periodo di tempo". "A proposito, hai fatto un sacco di cose per la mia famiglia quando hai cambiato per sempre la musica. Davvero! Il piccolo negozio di Papà pieno di 78 giri è passato da una decente piccola impresa a quei tre negozi pieni di 45 giri, ed abbiamo prosperato grazie a te!". Elvis si mise a ridere. "Ma tornando a Jackie..?"
"E' un fantastico artista, Kathy! Andavo sera dopo sera solo per vederlo lavorare...avresti dovuto vedere come lavorava sul palco di persona!".
"Oh, come mi pacerebbe vederlo dal vivo! Ho saputo quanto è spontaneo, che è tutto sul palco!" 
Dissi.
"Ed allo stesso tempo balla, salta, fa le spaccate, Kathy...la sua voce è potentissima...nessuno potrebbe mai avvicinarsi a Jackie" disse Elvis con entusiasmo.
"Cosa mi dici delle voci classiche che ascoltavi...uh...da cui hai imparato?" Lui gettò di nuovo la palla a me.
"Beh, certo, voglio dire è ovvio...Adoravo la voce classica...le voci di Anna Moffo, quelle tipo Joan Sutherland, Maria Callas, Rise Stevens, Tebaldi e sicuramente...una voce diversa che mi ha influenzato...Adoro assolutamente Amalia Rodrigues!"
"Ah!" rispose Elvis. "La grande cantante di Fado! Dal Portogallo! Che voce che aveva!"
"Nessuno che io conosca, che fa il cantante, capisce varamente come riusciva a fare quello che faceva con la sua voce" ho detto. Ed ancora una volta Elvis mi aveva sorpresa con la grandezza della varietà dei suoi interessi musicali/vocali.
"Volevo anche disperatamente essere un'attrice comica, così guardavo e studiavo Joan Davis, Mitzi Green, Eve Arden, o molte altre grandi attrici comiche. Certo Lucy, ma l'umorismo di Joan Davis mi ha veramente affascinata, e cercavo di imitarla".
Elvis intervenne ancora.
"Sai chi mi piace e studio? Peter Sellers!".
"Oh! E' anche lui uno dei miei preferiti! Un genio! Brillante!" E poi si parlò di animali. Iniziai con "Mi occupo di cavalli, razze diverse, ma la mia cavalla mezza araba andrà dai suoi concittadini presto".
Lui rispose a questo immediatamente.
"Anch'io ho dei cavalli. Ho un Tennessee Walking Horse, ed un quarter horse, e beh...adoro gli animali...specialmente i cavalli".
"Anch'io! Non riesco a pensare ad un animale che non mi piaccia. Ho persino portato il mio serpente domestico in chiesa con me una domenica mattina. Le signore si sono spaventate a morte (Elvis è quasi morto qui). Ho troppi cani, prendo randagi, trovo loro case...e gatti. Anche capre, anatre, polli, conigli. Trovo pace a casa mia con tutti i miei animali".
In qualche modo, nel mezzo di questo scambio siamo saltati alla storia dei diversi strumenti, e rimasi nuovamente sorpresa della sua profonda conoscenza di tutti! (Troppi per parlarne qui, ma lui ne sapeva anche più di me riguardo la storia di molti strumenti...strumenti antichi, e come sono evoluti in strumenti moderni, dove hanno preso nuova vita, come marinai da diverse parti del mondo li hanno lasciati cadere nel grembo di nuove persone e delle loro nazioni. Scriverò di questo un'altra volta. Basti dire che sono rimasta estremamente colpita da questo uomo su cui avevo cambiato idea da poco a causa della immagine storica. Amavo questo aspetto di Elvis).
Poi ricordo di aver interrotto questa connessione ad un certo punto:
"La Voce Umana per me, è IL PIU' SACRO DEGLI STRUMENTI. Il Corpo con la mente e lo spirito...se tutto è connesso in armonia ed equilibrio...bene, quello è LO STRUMENTO...quello da cui sono ossessionata maggiormente".
Poi lui fece un respiro profondo, e scuotendo la testa disse con un altro sorriso enorme: "Kathy! Kathy, Kathy. Tu sei proprio come me. LO SAPEVO!" lui enfatizzò. "L'ho capito subito".
Iniziavo a sentirmi più a mio agio con questo giovane uomo che mi stava ora intrigando sempre di più, e ricordo un benvenuto silenzio...fissando davanti a me, non guardando lui, perplessa su quanto diverso fosse dall'immagine che avevo di lui, quando impulsivamente con una mano, tirò il mio viso ed i miei occhi verso i suoi, pettinò i miei capelli troppo lunghi spostandoli un po' dal mio viso (erano solo pochi centimetri sopra la mia vita), mi fisso per un lungo momento, e poi mi baciò.
Vorrei essere capace di dire che mi è piaciuto...non fu così. E tornai emotivamente indietro a dove stavo prima. Feci la cosa più stupida! La mia risposta istintiva fu di sbarrare gli occhi ed alzarmi per andarmene. Lui immediatamente balzò in piedi e mi voltò le spalle mentre programmavo di uscire immediatamente. (Anche questo, come ho fatto menzione in una nota qui su FB, sarebbe diventata una ben nota abitudine che aveva quando voleva farmi una domanda ed aveva paura della mia risposta). 
Era ferito, o almeno si comportava come se lo fosse, da quello che potevo intuire dalla sua posizione e voltandosi da me.
"Kathy, non vedi? Eravamo destinati ad essere amici! Puoi strabuzzare gli occhi quanto vuoi, ma eravamo destinati a conoscerci!" disse un po' ad alta voce e con fermezza.
Poi, mentre si voltava verso di me, mi guardò con un intenso sguardo negli occhi, stringendo la mascella come faceva solitamente quando era nervoso: "Vuoi sapere di me? Bene... Lei ed io viviamo vite separate, Kathy. Lei vede chi vuole vedere, ed io vedo chi voglio vedere! Fin tanto che non imbarazziamo nessuno dei due pubblicamente, o facciamo qualcosa davanti all'altro. Viviamo in questo modo da tanto tempo. Abbiamo questo accordo. Ci siamo dati reciprocamente il permesso di avere altre relazioni".

Ora ero totalmente sconcertata. Onestamente, non avevo mai sentito un accordo così ridicolo. Non sapevo nemmeno come iniziare a rispondere. Non ho idea di cosa ho fatto per qualche secondo, se non stare lì e pensare quanto sembrasse tutto ridicolo.
"Cosa?" dissi alla fine. "Questo è pazzesco!" sbottai, senza nemmeno pensarci. La sua espressione mi disse chiaramente che era infastidito, ricordo di aver messo una mano sulla mia bocca e ho desiderato tantissimo non aver mai detto quella cosa! Allora prese il mio braccio mentre iniziavo a muovermi per uscire dalla porta.  Questo mi fece dire esattamente quello che pensavo, ma con tutta la diplomazia di cui disponevo in quel momento.
"Mi dispiace di averlo detto, ma non ho veramente mai sentito un accordo simile. Non avrei dovuto dire quello che ho detto, nel modo in cui l'ho detto comunque. Ma, per favore, comprendimi adesso". Lui stava tranquillamente aspettando...
"Questo è qualcosa di cui non voglio fare parte! Tu sei una persona molto piacevole, ma...no grazie". Lui mi tirò più vicino a sè, io avevo appena sbottato qualcosa che era semplicemente necessario per fargli capire quanto fossi seria riguardo la questione. "Non sono interessata a questo tipo di relazioni, punto! Inoltre...(oh Signore, me ne sono uscita con questa cosa qui) sono anche vergine, e tu puoi ridere quanto vuoi, ma quando mi farò coinvolgere da qualcuno, non sarà in questo tipo di situazione! Qualsiasi genere di situazione sia questa!".
La sua risposta non fu per niente quella che mi aspettavo. Sembrava completamente sfasato dalla mia rivelazione. "Questo è meraviglioso, Kathy! Questo rinforza la mia idea di chi tu sia". "Huh?" Oh, portami fuori di qui ora era tutto quello a cui riuscivo a pensare.
Afferrai la mia borsa, che era una di quelle grandi borse, e un piccolo libro che portavo dentro uscì cadendo sul tavolino da caffè. Era "The Infinite Way" di Joel S. Goldsmith.
(Ed il DESTINO intervenne ancora una volta).
Lui ed io stavamo fissando questo libro minuscolo appena caduto.
"Anche tu?" mi chiese con uno spirito di curiosità ed un abbassamento della tensione che aveva mostrato pochi minuti prima. "Aha! Anche tu!" ripetè, mentre sorrideva ed annuiva facendo su e giù con la testa.
"Ho lo stesso libro, Kathy! Te lo mostro adesso. Tu ed io stiamo sulla stessa linea d'onda...Ne ho un altro simile a questo che dovresti leggere...ma ordinerò una copia per te. Te ne farò avere uno!" disse parlando molto rapidamente adesso.
Rimasi pietrificata per un momento, perchè mi tornò alla mente di aver visto questa stessa cosa emanata da lui mentre guardavo il primo spettacolo dalla balconata. La luce che vidi splendere da lui arrivava dalla sua ricerca della Verità, illluminazione, e dalla realilzzazione di se stesso! Si era reso conto di quello che aveva, ma, ovviamente, lui era più avanti di me in questo percorso.
"Ho appena ricevuto qualcuno dei libri di Goldsmith recentemente", dissi in modo esitante. "Practicing the Presence" è uno dei miei preferiti, e "Man Was Not Born To Cry".
"Oh, Kathy, noi DOBBIAMO PARLARE! Per favore...ti ho aspettata. Tu sai cosa sto dicendo. Lo so che lo sai...adesso...proprio adesso...lo so che lo sai. E l'ho capito dal primo momento che ti  ho vista. Sì, mi piacerebbe di più di un'amicizia, ma se questo è tutto quello che puoi darmi adesso...questo è abbastanza per me. Aspetterò e spererò, ma tutto dipenderà da te. So che tu non mi conosci ancora veramente, ma se mi darai una possibilità, vedrai...Non sono il tipo di uomo che pensi io sia. E non ti farò mai, mai nessuna pressione per qualcosa in più. E se questo è tutto quello che ci sarà, va bene così. Concediamoci di essere amici e condividiamo tutto quello che abbiamo in comune?" Lui raccolse il libretto ed iniziò a leggere dalle pagine che conosceva bene.
Scelse questo passaggio per primo:
"Esiste un modo per mezzo del quale siamo in grado di liberarci dal peccato, malattia, povertà, e dai risultati di guerre e cambiamenti economici. Questa via è cambiare il senso materiale della nostra esistenza in comprensione e consapevolezza della vita e dell'illuminazione spirituale".
Ha sfogliato ancora altre pagine ed ha trovato dell'altro di ciò che voleva leggere. La sua voce era delicata e bella mentre continuava.
"L'illuminazione per prima cosa porta pace, poi fiducia e sicurezza; porta riposo dalle competizioni del mondo, e poi porta tutto il bene a fluire verso di noi attraverso la Grazia. Vediamo che ora non viviamo acquisendo, ottenendo o raggiungendo. Viviamo per Grazia; noi possediamo tutto come il dono di Dio; noi non rincorriamo il nostro bene perchè abbiamo già tutto il bene, 'Figlio, tu sei sempre con me, e tutto quello che ho è tuo' ".
Disse subito ripetendolo a se stesso "Ho potuto percepire e vedere questo in te la prima volta che ti ho incontrata, Kathy. L'ho visto! Quanto altro abbiamo in comune? So che c'è di più. C'è di più!".
Ora mi trovavo in una posizione contraddittoria. Anche io avevo visto questa cosa in lui. Ciò che era strano per me era che avevo ricevuto questo libro poche settimane prima, quando feci una domanda a Jackie Allen. Lei era la grande soprano di L.A., che mi aveva raccomandata per prima al gruppo di Elvis. Lei non aveva mai fatto proselitismo, predicato o evangelizzato, tentato di reclutare, ma "era" semplicemente questo esempio di luce splendente di gioia, pace, salute ed abbondanza. Lei testimoniava non predicando, ma solamente ESISTENDO. Un giorno dopo una session, le chiesi questo: "Sai una cosa...una cosa che voglio sapere. Non so esattamente cosa sia, ma tu hai scoperto "il segreto"...Sei in grado di condividerlo con me?" Lei mi diede questo piccolo libro pieno di gigantesche verità e, subito dopo averlo letto, ho desiderato poter trovare qualcuno con cui condividere questo viaggio, questo percorso...questo desiderio di Verità. "Oh, caro Dio, questa non può essere la tua risposta per me. Questo è tutto un casino! Come potrei...oh no...Ho Chiesto, Cercato e Bussato per avere una risposta, e questa?...questa?...no...questa non può essere la porta che tu hai aperto per me!" Ho pensato subito ad uno dei miei proverbi preferiti "Quando lo studente è pronto, il Maestro appare".
Stavo cercando qualcuno, chiunque con cui avrei potuto iniziare a discutere di cose personali, domande che ho avuto per anni riguardo i Grandi Misteri di questa cosa che chiamiamo Vita. Riguardo il Significato Nascosto dietro le parabole di Gesù che, in qualche modo, vengono ignorate nelle religioni organizzate, e riguardo il filo della Verità che cucisce insieme tutte le grandi fedi, riguardo le religioni organizzate che nascondono il vero significato ai loro fedeli e creano differenze tra gli esseri umani, che sono in verità solo UNO, causando tutte le maggiori guerre della storia dell'umanità. Beh, dire che in questo momento ero sopraffatta sarebbe...sì...un eufemismo. Mi sentivo esausta, sfinita, eppure in qualche modo euforica allo stesso tempo, e trovavo difficile comprendere il significato di quella sera. In altre parole, non sapevo davvero cosa provare o pensare. Contraddizione e Confusione la facevano da padrone. Erano circa le 4.30 del mattino ora, ed il sole stava per sorgere sul vasto panorama del deserto del Nevada. Presi il mio libricino, lo misi nella mia borsa e non avevo in realtà niente da dire, fortunatamente.
Lui mi prese per mano e disse "Ti accompagno alla tua stanza". Siamo usciti dalla porta principale, siamo saliti su un'ascensore di servizio che ci ha portati al corridoio e la mia stanza era al piano di sotto.
Lui ed io abbiamo percorso la distanza fino alla mia stanza, abbiamo incontrato una o due coppie lungo il tragitto, che hanno soltanto annuito, detto salve, e non hanno importunato Elvis per niente. (Questa è un'altra cosa straordinaria, considerando cosa sarebbe successo presto; nei mesi a venire sarebbe stato sempre più difficile riuscire a fare questo...il semplice gesto di camminare in un corridoio presto sarebbe diventato difficoltoso, anche pericoloso, e quasi impossibile).
Quando siamo arrivati alla mia porta, lui molto dolcemente mi chiese di consegnargli la mia chiave, in modo che potesse aprire la porta per me. Lo fece, poi disse: "Buonanotte, cara Kathy...sarebbe...ti dispiacerebbe se ti dessi solo un bacio della buonanotte sulla guancia? E prometti di non strabuzzare gli occhi?". Iniziai a ridere allora, e mentre lo facevo lui notò: "Li hai fatti roteare questa volta! Hai roteato gli occhi! Oh, Signore, donna...Come farò con te?" Non aspettò una risposta, ma gentilmente si appoggiò e mi baciò la guancia per la buonanotte, si voltò ed iniziò a camminare verso l'ascensore. Lo guardai per un momento, mentre se ne andava, camminando da solo lungo il corridoio, in quell'abito di velluto blu-notte dal collo alto, si voltò mentre si avvicinava alla fine...sorrise...e mi salutò per la buonanotte.
Entrai nella mia stanza e lasciai cadere la mia borsa e quel libro uscì fuori nuovamente! Ero troppo esausta anche solo per tentare di raccoglierlo, mi sedetti soltanto sul bordo del letto pensando "Oh, caro Signore, come potremmo essere amici?"
"Ci deve essere un modo, ma...non vedo proprio come. Ho incontrato qualcuno che veramente la pensa così tanto come me? Qualcuno con cui potrei condividere così tanto? Oh Dio, non c'è verso". Pochi minuti di questa conversazione e dibattito dentro me stessa venne interrotto da qualcosa che catturò la mia attenzione. Il telefono suonò.
"Pronto?" dissi, chiedendomi chi poteva chiamare a quest'ora e pensando che potesse essere un'emergenza.
"Ciao, Kathy"... Era Elvis. "Volevo solo chiamarti e vedere se...beh...se va tutto bene?"
"Uh-huh...stavo solo pensando...tutto è...confuso. Intendo dire...non so come..."
"Non pensare o preoccuparti troppo, okay? Devo solo dirti come mi sento. Ti voglio davvero bene. Ma non mi aspetto altro se non un'amicizia, Kathy. Personalmente, mi sento come se fossi alla scuola superiore nuovamente. Hai anche tu la stessa sensazione? Anche solo un pochino?"
"Oh, beh, un pochino per un momento, poi sono tornata a tutti i problemi che ci possono essere".
"Uh-huh" lui rispose tranquillamente. "Tu sei una donna forte, Katny. Ti ammiro moltissimo. Spero che tornerai a trovarmi domani sera....uh...stasera (ridacchiando) dopo gli spettacoli. Ti va?"
Esitai un po', e lui chiese di nuovo "Verrai?"
"Sì, verrò, ma..."
"Capisco...non preoccuparti! Capisco! Non vedo l'ora di vederti stasera. Dormi un po'...Io credo di essere troppo felice per dormire adesso...ma tu dormi un po' e parleremo domani...oh, cavolo...stasera!" Stava ridendo mentre mi dava un'altra "buonanotte".
Riattaccai il telefono e mi preparai per una lunghissima notte...eh...giorno...beh, lo sapete ormai.
I nostri giorni erano le nostre notti (effettivamente, ogni due ore in cui avevamo una possibilità di fare un pisolino, era una "buonanotte", non importa che ora del giorno fosse realmente).
Feci un bagno caldo, mi misi nel letto senza riposare e incapace di dormire a causa dei pensieri che si incrociavano uno con l'altro. "Mi piace. Ma grazie al cielo non sono attratta da lui fisicamente. E' carino...sì, è un bell'uomo, troppo carino per essere il mio tipo. No! Non è proprio il mio tipo".  L'alchimia che ho provato con qualche uomo non c'era, ma allora...con quelli con cui ho provato questa forte attrazione, non avevo così tanto in comune. "Non voglio conoscerlo, ma questa situazione è orribile. Lui è dolcissimo, comunque! E' un gentiluomo, è premuroso. E' così brillante! Sì, mi piace e avremmo così tanto di cui parlare! Oh, no! Lui è impegnato...ed è sposato...e tutte quelle bellissime alte bionde che lo circondano.
Non ero il tipo di donna considerata la classica bellezza in quel periodo. Nessuna donna sulla copertina di un qualsiasi magazine assomigliava a me! "Sono piccola, scura, ho un naso Greco sicuramente, e...oh, non c'è possibilità che possa essere interessato a me in ogni caso, e questo è una buona cosa! Okay! Pertanto vedremo domani come funzionerà, cosicchè potremmo parlare e discutere su tutto quello di cui dobbiamo parlare...i troppi comuni interesti e passioni? Non vedo proprio come potrebbe essere...beh...forse...sì! Forse possiamo essere amici!".


Testo originale Parte 1: https://www.facebook.com/notes/kathy-westmoreland-official-fanpage/our-first-conversation-part-one-you-too/684217114929868/
Testo originale Parte 2: https://www.facebook.com/notes/kathy-westmoreland-official-fanpage/our-first-conversation-youtoo-part-2/684685221549724/

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Il contenuto, in originale, potrebbe venir modificato da Kathy Westmoreland.