"ME AND A GUY NAMED ELVIS" DI J. SCHILLING: L'INCISIONE DI "INDESCRIBABLY BLUE"

Questo ricordo di Jerry Schilling, tratto dal suo libro "Me and a Guy Named Elvis" risale al 1966 e racconta l'incisione della bellissima ballata "Indescribably Blue".

Elvis ha sempre avuto la libertà, ed il potere, di portare una canzone ad una session.
Se Elvis ne era entusiasta, gli addetti al lato commerciale sarebbero stati in silenzio ed avrebbero organizzato gli accordi necessari.
Inoltre, quando è stato chiesto ad Elvis di scegliere materiale da una pila di canzoni selezionate dalla "Hill e Range", si è ritrovato ad ascoltare pezzi dai quali non poteva trarre alcun entusiasmo.
Elvis confidava nel fatto che le persone intorno a lui avrebbero cercato di ottenere il meglio per lui e, tristemente, era davvero troppo fiducioso a riguardo.
Potrebbe essere stata la frustrazione per le canzoni o la frustrazione per la pessima sceneggiatura del suo prossimo film "Double Trouble", ma, per qualche motivo, il 10 Giugno 1966, quando siamo tornati a Nashville per qualche ragione allo Studio B della RCA, Elvis era di umore davvero pessimo.
Non voleva assolutamente andare in studio, così è stato messo in pratica un inusuale piano B.
Poiché una delle tre canzoni programmate su cui lavorare quella sera era una canzone scritta da Red West, "If Every Day Was Like Christmas", Elvis ha deciso che sarebbe rimasto al nostro alloggio a Nashville, presso l'Albert Pick Motel, e Red, Marty e Charlie sarebbero andati allo studio, in modo che Red potesse cantare la parte vocale principale, mentre i musicisti della sessions si sarebbero occupati delle tre basi.
Elvis aveva scelto me affinché rimanessi con lui all'Albert Pick, sebbene potesse essere considerato un compito rischioso stare seduto con un Elvis di malumore.
La sua stanza all'Albert Pick non era niente di speciale, solo una piccola, tipica camera da letto di un motel. Come al solito, la carta stagnola era sulle finestre per tenerla al buio, ed Elvis teneva il condizionatore così alto, che sembrava di stare in un freezer per la carne.
Il suo umore era più o meno buio e freddo quanto l'ambiente circostante.
Ho fatto quello che ho potuto per distrarlo e farlo sentire a suo agio e, tra ordinare del cibo e guardare la TV, ho cercato di mantenere la conversazione leggera e basilare.
Ore dopo, qualcuno ha bussato alla porta del motel ed ho fatto entrare Red, che ha portato con sé un piccolo registratore.
Ha chiesto se Elvis voleva ascoltare i risultati del lavoro della sera, ed Elvis gli ha dato un OK non molto entusiasta.
Red ha fatto suonare i nastri delle tre tracce, con e senza la sua voce: la sua canzone di Natale, "I'll Remember You" e "Indescribably Blue".
Per la prima volta quella sera, ho visto l'espressione di Elvis riscaldarsi e lui si è rilassato.
Si è seduto con le gambe incrociate sul letto, annuendo mentre seguiva il ritmo, pronunciando le parole e lasciandosi trasportare dalla musica.
Penso che debba aver apprezzato quanto debba essersi sentito strano e intimidito Red nel provare a mettersi nei suoi panni; ed ora, ascoltando la straordinaria interpretazione di Red nel ruolo di Elvis, penso che abbia avuto la sensazione di quanto i suoi amici fossero disposti per mettersi in gioco per lui.
"Fantastico, amico, fantastico" ha detto Elvis quando il nastro è finito.
Sono abbastanza sicuro che fosse tutto ciò che Red aveva bisogno di sentire per essere soddisfatto della serata. Ma Elvis non aveva ancora finito con quel nastro.
Qualcosa in "Indescribably Blue" aveva dato anima ad una scintilla creativa e lui non aveva intenzione di lasciar passare il momento. Voleva creare un po' di musica.
Red ha collegato velocemente il piccolo microfono del registratore ed ha azionato alcuni interruttori, in modo che Elvis potesse sentire un canale mentre registrava nell'altro.
Elvis ha appallottolato i cuscini dietro di lui sul letto, si è sistemato contro la spalliera, ha chiuso il nastro del registratore ed ha posizionato il microfono davanti a lui.
Poi ha iniziato a far suonare la traccia musicale. Ed ha iniziato a cantare.
Ora, "Indescribably Blue" non è una canzone di poco conto. È una ballata intensa, emozionante, vocalmente impegnativa. E, seduto lì, con addosso il suo pigiama all'Albert Pick Motel, con un registratore alimentato a batteria di fronte a lui, Elvis ha fatto centro.
Ma questa esibizione vocale è stata quasi l'esatto opposto di quello che gli avevo sentito fare in studio. Questa volta, la musica è uscita da lui in modo totalmente tranquillo, naturale come respirare.
Mi sono seduto ai piedi del suo letto, mentre Elvis si muoveva dall'inizio della canzone, sottovoce, quasi sussurrato fino alla sua parte più alta, straziante, per poi tornare al suo finale tremulo.
Con gli occhi chiusi, cantando a quel piccolo microfono di plastica con calma e tenerezza, ha casualmente, tranquillamente messo insieme tutto ciò che amava del canto nei due minuti e mezzo di "Indescribably Blue".
Penso che per lui l'Albert Pike Motel sia veramente scomparso. Non sapeva dove fosse e non gli importava. Si è lasciato avvolgere in quella canzone. E quando è arrivato alla fine, si è potuto vedere il cambiamento. L'umore nero si era risollevato. Il condizionatore stava ancora funzionando, ma il grande gelo era passato. Quel piccolo momento di musica in una stanza di motel aveva fatto qualcosa di grande per lui: aveva dato soddisfazione alla sua anima.

 

(c) Jerry Schilling "Me and A Guy Named Elvis".