INTERVISTA A MALCOLM LEO - REGISTA FILM "THIS IS ELVIS"

Malcolm Leo, insieme ad Andrew Solt, con la supervisione del Colonnello Tom Parker, ha realizzato il film "This Is Elvis" del 1981.
Ad oggi è considerato il miglior film dedicato alla vita ed alla carriera di Elvis Presley, nel quale sono stati inseriti filmati originali e solo una minima parte vede l'impiego di attori.



Quando è stata la prima volta che hai visto Elvis?
La prima volta che ho visto Elvis Presley è stato al Pan Pacific Auditorium, il 28 Ottobre 1957; indossava l'abito dorato e ballava con il cane della RCA Victor. È diventato persino doppiamente memorabile quando abbiamo trovato il filmato della polizia, utilizzato in seguito e che abbiamo inserito in un film che ho diretto, "This Is Elvis", che ha avuto buoni risultati nel corso degli anni.

Sei diventato fan da quel momento in poi?
In realtà ero fan già da prima. La prima volta che ho sentito un disco di Elvis Presley è stato tramite un mio amico, tornato da un concerto a San Bernardino, in California, nel 1955. Non era nemmeno con la RCA Victor a quel tempo. Lui aveva una copia di "Mystery Train", mi sembra. Me l'ha fatto sentire e mi ha letteralmente sbalordito. E da allora ho drizzato le antenne ed è diventata una passione, un'ossessione, specialmente per i primi 45 anni e gli EP che la Victor pubblicava. Ho lottato per mantenere le foto delle copertine in ottime condizioni, dato che mio fratello le strappava e ci giocava.

Sei mai riuscito a vedere Elvis dal vivo in seguito?
Ho avuto un'occasione, è una storia pazzesca.
Stavo girando, per David Wolper della Columbia Pictures, un documentario sul sesso degli animale, chiamato "Birds Do It, Bees Do It" ed eravamo fuori, a Canyon Country, a fare le riprese a Daisy e Bugsy, due leoni, che ci era stato garantito si sarebbero accoppiati al momento giusto.
Jerry Schilling aveva organizzato per farmi andare ad uno spettacolo a Las Vegas; questo è successo nel 1971 o 1972. Però, nel momento dovuto, Bugsy e Daisy non lo fecero; ed io non potevo lasciare il set. Così ho chiamato Jerry all'Hilton spiegandogli: "Sono in ritardo, sono in ritardo qui, non posso forzare Bugsy e Daisy ad accoppiarsi". Così mi sono perso lo spettacolo.

Quindi non sei mai riuscito a incontrare Elvis personalmente?
No, non l'ho mai incontrato, sebbene mi sia sentito molto vicino a lui, stando a Memphis, a Graceland ed avendo avuto l'opportunità di esaminare con devozione tutte le sue cose private quando abbiamo realizzato "This Is Elvis".
In particolare i suoi filmati amatoriali, meravigliosi ed emotivamente toccanti, che mostravano Elvis, insieme a Vernon e Gladys quando si sono trasferiti  a Graceland e vi hanno trascorso il primo Natale. Nevicava. Era una scena piuttosto bucolica.

Come sei stato coinvolto nella produzione di "This Is Elvis"?
E' capitata l'opportunità. Eravamo appena usciti da quello che era considerato un enorme passo avanti nella televisione, nella musica rock'n'roll: uno speciale di due ore chiamato "Heroes Of Rock And Roll", in cui non ci abbiamo pensato due volte ad inserire qualcosa relativo ad Elvis.
Ci siamo incontrati con il Colonnello Parker alla 20th Century Fox.
Era uno speciale in cui veniva investito un budget piuttosto alto, gran parte del quale sarebbe andato agli eredi di Elvis.
Così abbiamo fatto il primo passo e, grazie al rapporto di lavoro e personale con Joe Esposito, Jerry Schilling ed un signore di nome Roger Davis della William Morris Agency, abbiamo portato il Colonnello a pranzo.
E' stato l'inizio di una storia lunga un anno, in cui abbiamo cercato di far capire quale fosse la nostra intenzione. Ad un certo punto c'è stata un'apertura di vedute ed il Colonnello ha detto a me e ad  Andrew Solt: "Ragazzi, andate e cercate l'aggancio giusto. Se tornate e sembra buono, è vostro".
Così siamo andati in giro per Hollywood, girando a vuoto, dicendo: "Abbiamo i diritti per la storia di Elvis Presley" e la gente diceva: "Ehi, cosa stanno fumando questi ragazzi. Andatevene da qui". 
Tutti ci rifiutavano ed io ho detto: "Vediamo se dicono davvero di no. Sfidiamoli a dire di no".
Siamo tornati e tornati ancora, e ci veniva sempre detto ancora "NO".
Il signore per cui avevo lavorato anni addietro, girando "Birds Do It, Bees Do It", era della Warner Brothers, così sono andato da David Wolper, gliene ho parlato e lui ha annuito.
E la cosa che nessuno davvero sa - credo che questa sia probabilmente la prima volta che viene rivelata - è che la moglie di David Wolper, Gloria, era una grande fan di Elvis Presley.
David è tornato a casa quella sera dicendo: "Ho parlato con Malcolm ed Andrew e stavano parlando della realizzazione di un documentario su Elvis".
E Gloria Wolper ha detto: "Se non fai quel film, me ne vado".

Quanto accesso hai avuto alle collezioni di Elvis?
Un accesso senza precedenti, senza eguali. Valutando con il passare degli anni quello che non abbiamo inserito, avevamo tutte le incisioni in studio, comprese le outtakes. Avevamo tutti gli speciali televisivi; avevamo tutti i cinegiornali. Poi abbiamo iniziato ad interessarci alle notizie locali, che raccontavano storie stupide, del tipo che Elvis ha donato due orsacchiotti oppure quella dello zoo australiano.
La sua Cadillac dorata è stata spedita in giro per il mondo. Tutti i filmati del periodo del servizio militare con l'autorizzazione del Dipartimento della Difesa; tutti i filmati amatoriali da Jerry Schilling a Joe Esposito, fino a Priscilla stessa. Una quantità enorme di cose, persino filmati in otto millimetri fatti dai fans, i filmati della polizia da Louisville e da Los Angeles.
La metterò in questo modo. Il primo montaggio preliminare era di 17 bobine, il che significava che iniziava all'una e andava fino alle sei. Era pazzesco. Avevamo tutto.

Non hai trovato lo spettacolo con Frank Sinatra?
Sì, l'abbiamo trovato. Lo spettacolo di Sinatra "Timex", in realtà, lo abbiamo ottenuto attraverso la collezione personale di Elvis quando siamo tornati da Memphis con un sacco di materiale cinematografico. C'era una scatola senza nome ed era la copia di Elvis del "Timex Show". Successivamente abbiamo ottenuto una copia di qualità migliore da una stazione affiliata alla ABC;  non ricordo dove. Abbiamo ottenuto anche il film del karate, abbiamo ottenuto i provini, sia quello per la Fox  per "Love Me Tender", e poi, successivamente, ho saputo che il provino di "Rainmaker" con Hal Wallis si è reso disponibile.

Hai anche ricreato dei momenti ed hai usato Joe Esposito. Com'è stato dirigere Joe in quelle drammatiche riprese?
Beh, nessuno poteva ricreare la persona di Joe Esposito. Abbiamo cercato qualcuno che assomigliasse a Joe Esposito, ma abbiamo deciso che avremmo potuto pagarli il minimo sindacale e utilizzare sia Jerry Schilling, nel ruolo di se stesso, sia Joe.
Joe è stato fantastico. Ha un talento naturale per essere un certo tipo di personaggio.
Ma vorrei dire che c'è stato qualcosa che è andato male nel film in termini di remake di alcuni momenti.
Ovviamente non esistevano filmati di Elvis da giovane a Tupelo, quindi abbiamo iniziato il film con un flashback, partendo dal funerale. Sono stati girati un paio di minuti in cui un attore ha interpretato Elvis. Poi, non appena siamo passati ai filmati reali di Elvis Presley, ci sono stati ancora non più di tre o quattro minuti di riprese, che coinvolgono Johnny Harra, che ha interpretato Elvis avanti con gli anni, e David Scott, l'attore che ha interpretato Elvis per il periodo anni '50 e '60. Quelle erano fondamentalmente scene secondarie.
L'ospedale in cui indossava la vestaglia blu, mentre prende un aereo da Fort Hood per fare visita a sua madre al Baptist Memorial Hospital.
Un recensore ha pensato che per la parte più toccante del film, il finale in cui canta "Are You Lonesome Tonight?", dove sta praticamente cantando in prima persona com'era la sua vita in quel momento, non avessimo badato a spese pur di ricrearlo, ed avessimo preso un Elvis grasso, avessimo affittato un auditorium a Fort Platt o dovunque fosse, l'avessimo riempito di gente, avessimo Joe Esposito e tutta la troupe, dei sosia con le giacche rosse, ecc.
Non si credeva che quello fosse il vero Elvis, perché bisogna ricordare che lo special del tour del 1977 non è andato in onda fin dopo la sua morte.
C'era molta emozione sotto questo punto di vista e molta preoccupazione; si è usato solo pochissimo materiale, per cui diventava una specie di genuflessione se si voleva di nuovo leggere qualcosa della biografia di Elvis che riguardasse il periodo di circa 30 giorni prima che morisse. Così mi sono proprio stancato di cercare di difendere il fatto che c'erano solo tre minuti di riprese artefatte. L'ho già fatto in altri miei film, ma credo di averlo fatto al meglio con quello in particolare.

Qual è stata la sfida più difficile in "This Is Elvis"?
Ottima domanda. La sfida più difficile non era l'abilità di realizzazione del film, che era richiesta. La sfida più difficile era farlo bene ed il giudice che poteva dire se era fatto bene era il mio partner dell'epoca, Andrew Solt e tutto il nostro staff editoriale, perché abbiamo riconosciuto la responsabilità, non tanto la responsabilità morale, quanto la responsabilità creativa.
Ci siamo spaccati la schiena nel mondo del cinema nel fare documentari; abbiamo realizzato un fantastico documentario di due ore che ci ha procurato molta attenzione.
Eravamo molto premurosi, nel senso che non volevamo mandare tutto in malora.
Abbiamo lottato per quello che ritenevamo fosse istintivamente meglio su tutta la linea.
Non sono così sicuro che sarei rimasto con Ral Donner per creare la narrazione; mi sarebbe piaciuto lasciarlo senza narrazione, ma purtroppo non avrebbe retto, perché c'era bisogno di qualcuno che desse una dritta dal punto di vista narrativo.
E l'ultima cosa che volevamo era un narratore dalla telecamera, che risultasse come una voce di Dio o qualcuno tipo quelli della BBC.
Così, e non ho dubbi al riguardo, ci sono state un paio di piccolezze, che io chiamo brufoli, come il fatto che le ricostruzioni cinematografiche si sono rivelate un po' il lato critico, per il resto non ha davvero bisogno di nulla dopo tutti questi anni. 

Per quanto ne sai, "This Is Elvis" verrà ripubblicato?
Ti dirò: se mai c'è stato un DVD che richiedeva interruzioni tra i capitoli e materiale aggiuntivo, è "This Is Elvis".
Ho così tanto materiale che non è stato utilizzato, che potrebbe riempire capitoli completamente articolati e diversi filoni, non solo per godersi la musica e chicche a livello visivo, ma si potrebbero creare cose, come la riproduzione cronologica completa di tutte le conferenze stampa. Ho tutte le conferenze stampa, che partono dal 1956 con "TV Guide", che è una registrazione audio, fino ad arrivare a "Hy Gardner", al servizio militare, il concerto al Madison Square Garden, riprese anche a casa di Elvis, quando è stato congedato dall'esercito. E' qualcosa di semplicemente infinito. Poi ci sono tutti i filmati di notiziari, in cui mi sono imbattuto di recente, perché li avevamo archiviati e non abbiamo mai davvero pensato che ne avremmo usati così tanti. Ne abbiamo usati solamente una manciata, ma ci sono cose straordinarie. Poi, ovviamente, c'è una galleria fotografica e canzoni aggiuntive. Credo che ci sia un tesoro là fuori.

Pensi che potrebbe accadere?
Vorrei fare pressioni per questo, ma queste cose sono controllate dalla Warner Brothers, da Andrew e da me e, soprattutto, dall'azienda di famiglia.
Priscilla penso che sarebbe all'altezza, ma penso che si debba convincere la Warner Brothers. Sono loro che si occupano di pubblicare nuovi film e creare nuovi DVD. Non credo che tornerebbero indietro ad un film che ha 20 anni. Tuttavia, questa è l'essenza di un DVD. 

Com'è stata la prima proiezione a Memphis?
La cosa più eccitante della mia vita, a parte due mesi dopo, quando il film è arrivato a Cannes. Ed un gentiluomo, che lavora per il signor Esposito e Jerry, ha avuto la brillante idea di guidare la Cadillac che Elvis aveva regalato a sua madre; una Cadillac del 1955, color rosa, alla premiere di Memphis.
E il posto era pieno di gente, c'era una gigantografia di Elvis alta 15 metri sopra il teatro Memphian. E' stato fenomenale.
Poi, il giorno successivo, un tizio, che aveva visto una versione in anteprima del film, Roger Ebert di "At The Movies", lo scelse per lo "U.S.A. Film Festival" a Dallas.
Pertanto, completamente senza dormire, sono salito su un aereo e sono andato a Dallas. Sono salito sul palco cercando di presentare il film, ma mi stavo praticamente addormentando. Comunque me la sono cavata molto bene e quando hanno pubblicato il film, le recensioni sono state fantastiche, ma l'hanno pubblicato al Sud ed io non credo sia stata una buona idea.

Cosa c'è in Elvis che lo rende così unico?
Beh, ho un paio di risposte cliché ed un paio di risposte sincere. Una che uso in modo piuttosto impertinente, e non mi dispiace dirlo, ha insegnato all'America a fare sesso, tanto per cominciare, oppure ha lasciato che l'America facesse tutto quel genere di cose.
Ma la particolarità di Elvis Presley, per me, era l'assoluto scuotimento delle radici dell'America, che è ancora un Paese molto provinciale. Ma bisogna ricordarlo, e forse non siete abbastanza vecchi, ma sicuramente non ero adolescente nemmeno io quando, improvvisamente, questo suono rimbombante e minaccioso è uscito a tutto volume dalle radio.
Ed era qualcosa del tipo: "Ehi, qualcuno là fuori sta parlando con me. E non era Doris Day". 
Aveva anche un atteggiamento e l'aspetto, tutto l'insieme. Quello è ciò che ha trasformato le persone in individui.
Poi, quando i successi continuavano ad arrivare e si veniva a conoscenza del suo passato, delle radici gospel, l'adorazione nei confronti dei musicisti neri, il tipo di persona che era, non potevi fare a meno di voler entrare in contatto con il ragazzo. 

Qual è stato il culmine della carriera di Elvis?
Oddio, è dura per me: ci sono stati due periodi.
Il 1957, "Too Much", "All Shook Up", l'intero f*****o anno c'è stato Elvis e c'è stato l'album di Natale, che fu semplicemente fantastico. Ed è stato come la primavera del Giugno del 1956 fino alla fine dell'estate del 1957, con "Don't Be Cruel" e quel periodo. Voglio dire, poi si è iniziato a tuffarsi negli album. L'altro periodo è stato quando finalmente mi ha davvero entusiasmato, ossia le sessions di Memphis del 1969. Quelle in cui Chips Moman penso fosse il produttore, fatte a Memphis, con i musicisti e la selezione di materiale da "Suspicious Minds" a "Only The Strong Survive" a "Long Black Limousine" a "True Love Travels On A Gravel Road". Quelli sono stati i periodi all'apice per me. 
Mi sono entusiasmato anche delle sue interpretazioni di materiale di Gordon Lightfoot, "Early Morning Rain", e "Tomorrow Is A Long Time" di Bob Dylan. Se ascolti quella, la sua versione di "Tomorrow Is A Long Time" di Dylan...oh, piangi, piangi.

Puoi dire cosa significa veramente Elvis per te?
OK. Questo potrebbe essere un po' deprimente, ma Elvis è diventato un rito di passaggio per me. Ci sono alcune cose iconografiche che attraversano la vita: che si tratti di una generazione che è diventata maggiorenne con te, che si innamora, la prima volta che ti senti un adulto, la prima volta che fai l'amore con una donna. Ma Elvis mi è sembrato essere al mio fianco da giovane, mentre stavo affrontando tutte le cose nel mio percorso di crescita.
Ricordo che ero in terza media quando è entrato nell'esercito. Avevo un calendario e segnavo i giorni fino a quando si è congedato.
Quando ha inciso "Stuck On You", che è una canzone abbastanza bella, ma non proprio una cosa fenomenale, e l'ho visto cantarla nello spettacolo di Sinatra, aveva un ritmo completamente diverso, ho semplicemente detto: "Oh, sta passando oltre". Gli anni '50 erano definitivamente finiti.
La mia con Elvis non è un'esperienza religiosa, è più l'intimità di aver trascorso un anno e mezzo a girare il film ed a descrivere tutto ciò che si vede e che si viene a sapere dai colleghi; bisogna in qualche modo reinterpretarlo. E la cosa con cui vorrei concludere: ho finalmente compreso come deve essere per un individuo la cui personalità ed il cui carisma sono al culmine. Ed il suo, il suo essere, ha un'aura che lo avvolgeva, che spesso mi fa chiedere come deve essere stato per Elvis, sapendo ogni giorno che un'enorme quantità di vite umane dipendeva da come si sentiva e che lo tenevano sotto controllo.
Se capisci cosa sto dicendo, in altre parole, doveva essere stato per metà un piacere e per metà una pena, sebbene fosse in grado di comunicare con la sua gente, con i suoi amici e collaboratori, sapendo che se non fosse stato Elvis, non sarebbe stata la stessa cosa.
E nello stesso momento, forse aveva i suoi problemi che non gli permettevano di essere al 100% per tutte le persone in un dato momento. Quindi quel tipo di fardello, che penso sia cresciuto man mano che è cresciuto il suo successo nel corso degli anni, deve essere stato davvero un osso duro.
Immagina ogni giorno della tua vita, con delle persone che vivono a seconda di come ti senti. È qualcosa di pesante. È difficile vivere, condurre una vita veramente sana, dimenticare il lato dell'intrattenimento, quando sei innalzato su un piedistallo.
E' difficile; è incredibile che abbia resistito così a lungo. Sai, non era un uomo istruito, ma di certo aveva un'intelligenza di strada; aveva un cuore molto buono, molto onesto. Condannato ad essere onesto, credo.


DAVID SCOTT:
Nato il 01 Dicembre 1962, è cresciuto quasi credendo ai pettegolezzi secondo cui sua madre aveva avuto una relazione con Elvis Presley mentre era in Germania.
Aveva una forte somiglianza con Elvis e gli veniva ricordata fin dall'età di 12 anni, dopo aver vinto una gara di sosia di Elvis Presley, fino ad arrivare ad interpretare parti nel film "This Is Elvis" e ad essere presentato a Vester Presley, zio di Elvis, il quale gli chiese chi fossero i suoi genitori.
Durante i suoi 15 anni di carriera come tribute artist, andando in tour in Canada e negli Stati Uniti, ha incontrato un sacco di persone, ma purtroppo non erano del tutto raccomandabili.
Finì per diventare tossicodipendente e ad accumulare un sacco di debiti, finchè si sentì preso in trappola e senza via d'uscita. 
Il 05 Gennaio 1993 decide di togliersi la vita. Questa sembra essere la sua storia in base a quanto si racconta, ma le voci sono molte e la verità, probabilmente, la sapeva solo lui.


JOHNNY HARRA:
Il suo vero nome era Harry Lee Lovett ed il suo lavoro è sempre stato fare l'impersonator di Elvis Presley. Ha iniziato all'età di 11 anni ed è stato scritturato per interpretare Elvis Presley nel 1977 per il film "This Is Elvis". E' mancato all'età di 64 anni, il 30 Marzo 2011.

Source: E.com.au