SONNY WEST RACCONTA: QUEL GIORNO IN CUI ELVIS CHIAMO' UN TAXI

Questo racconto è tratto dal documentario "Up Close and Personal" di Sonny West, in cui racconta vari aneddoti del lungo periodo trascorso insieme ad Elvis Presley.
In particolare, questo estratto racconta di una volta in cui Elvis, negli anni '60, durante un periodo trascorso a Palm Springs, voleva chiamare un taxi, ma la situazione è diventata a dir poco surreale.
Ringraziamo di tutto cuore Rossella Pareschi, fan di Elvis e tra coloro che partecipano quotidianamente ai nostri spazi Facebook, per la traduzione ed il consenso alla pubblicazione dello scritto sul nostro sito.



Vi racconto questa storia. Non potete sapere quanto Elvis contasse su tutti noi fino a che non sentite questa storia.
Riguarda un taxi, a Palm Springs, California. 
Dunque arriviamo lì, in serata ci sistemiamo, la mattina dopo quattro di noi vanno a fare spese.
Io mi rendo conto, guardando in giro, che devo uscire a prendere delle uova, bacon, pomodori, pane per la colazione di Elvis che farà quando si alza, più tardi nel pomeriggio; non mi rendo conto che Elvis è già sveglio, nessuno se ne accorge, ma lui si era già alzato e pronto per uscire.
Non era mai successo così presto. Probabilmente si era preparato appena dopo che io ero uscito e lui girava per casa, ci chiamava, mi disse poi, e nessuno rispondeva.
Girava per le stanze, stanze che non aveva mai visto prima.
Non trovava nessuno, allora decise di chiamare un taxi perché voleva uscire e fare compere, e andò al telefono.
Ora, Elvis non chiamava mai nessuno, ci diceva di chiamare papà o il Colonello o chiunque altro, uno di noi faceva il numero e poi gli passava la cornetta; finito di parlare, lui ci ridava la cornetta del telefono in mano.
Quindi chiama la segreteria e dice che ha bisogno di un taxi.
"Non facciamo questo servizio, signore" gli risponde la signorina.
"Ah, e cosa fate?" chiede Elvis.
"Posso aiutarla con telefonate personali, ma se ha bisogno di un taxi, deve chiamare il centralino telefonico e chiedere il numero". 
"Ah certo, grazie e come faccio allora?".
"Chiami il 411 e le daranno il numero" 
Allora Elvis chiama il 411, l'operatrice risponde ed Elvis: "Buongiorno signora, avrei bisogno di un taxi". 
E lei: "Certo signore, quale le va bene?". 
"Oh, uno qualunque, purché arrivi". 
"No no, signore, quale compagnia, Yellow Cab oppure…". 
Elvis conosceva Yellow Cab, tutti la conoscono, giusto?
"Yellow Cab va benissimo, grazie" e si scrive il numero.
Elvis chiama, l'operatrice risponde: "Buongiorno, come posso aiutarla?". 
"Buongiorno, avrei bisogno di un taxi, per favore". 
"Certo signore, a quale indirizzo?" 
"…Non lo so..." 
Ora, devo dirvi che nemmeno io sapevo l’indirizzo esatto, sapevo dov’era la casa, ma non il nome della via ed il resto, al che la signorina disse: "Vuole un taxi, ma non conosce il suo indirizzo..?".  
E lui rispose: "Ma non vivo qui, sono solo in visita, in affitto, ma non vivo qui".  
Allora lei disse: "Ma in che via si trova?" 
E lui: "Non so nemmeno questo, signora..." 
"Cos'é questo, uno scherzo?" 
"No, no signora, il mio nome...Io sono Elvis  Presley e..." 
"Ma davvero? Ma guarda!". 
La signorina stava cominciando a spazientirsi...
"Sono Elvis Presley e sono nella casa di Jack L. Warner". 
Ora, tutti sapevano chi era Jack L. Warner, uno dei padroni di Warner Bros. La sua azienda aveva una casa favolosa, noi eravamo nella sua proprietà, nella Guest House, bellissima, 4 camere da letto, piscina e tutto il resto.
"Capisco, lei é Elvis Presley e lei é nella casa di Jack L. Warner… Okay, so dov'é, le mando un taxi e se lei é davvero Elvis Presley, le conviene uscire e farsi vedere". 
Lui disse: "Ma scusi, perché mi tratta così male, signora?". 
"Perché penso che mi stia prendendo in giro, allora io faccio lo stesso"
e chiude.
Poco dopo, il taxi arriva e suona il citofono, che si può aprire con la chiave oppure premendo il bottone del citofono; lui suona e tu rispondi ed apri.
Elvis non aveva idea di come aprire e non sapeva dove trovare la chiave. Sentiva la voce del tassista che parlava al citofono e che diceva: "Il taxi é qui!". 
"Okay, arrivo subito!"
rispondeva, non avendo idea che il tassista non lo sentisse, dato che non parlava al citofono: "Arrivo, arrivo, non se ne vada!". 
Camminando alla svelta per uscire, arriva al cancello, oltre due metri di altezza di solido acciaio, non ci sono chiavi, nessun bottone da spingere, non sa che fare, intanto dice all’uomo aldilà del cancello: "Non se ne vada, io sono Elvis e…"
"Sì, lo so, la signorina mi ha detto che qui c'é Elvis Presley che ha bisogno di un taxi".
"Esatto, sono io e sono qui, devo solo capire come aprire il cancello. Non se ne vada, adesso trovo come fare, non se ne vada". 
In quel momento arrivo io e vedo il taxi fuori dal cancello, fermo, col motore acceso.
Gli vado incontro e dico al tassista: "Salve, posso aiutarla?". 
E lui: "Mah, forse non me, ma questo tizio qui dietro il cancello, dice di essere Elvis Presley e non sa come aprirlo". 
Lo chiamo: "Elvis...?".  
Io avevo la chiave e stavo per aprire il cancello: "Sonny! Apri il cancello!". 
Il  cancello si apre e lui e si butta fuori correndo. "Ma dov’eri finito? Ti ho cercato dappertutto!". 
"Ero andato a fare un po’ di spesa Elvis, per la tua colazione, non sapevo fossi già sveglio".
"E tutti i ragazzi, dove sono?" .
"Sono usciti per fare delle compere, Elvis". 
"Come usciti a fare delle compere? Senza di me? Anch'io voglio venire!".  
E io: "Va bene, lascia che metta queste cose in casa ed usciamo". 
"Dai al ragazzo 100 dollari per il suo disturbo"
.
Prendo i soldi, conto 100 dollari e li consegno al tassista, che intanto era con la bocca aperta a guardarci, dato che era davvero Elvis.
Lui incredulo li guarda e poi, alzando la mano per salutare: "Oh grazie Elvis, se hai bisogno in qualsiasi momento, chiamami, okay?" 
Cinque minuti di lavoro, 100 dollari!

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