JOHN WILKINSON RICORDA ELVIS PRESLEY

"Ho un paio di biglietti per vedere Elvis Presley e Hank Snow al Shrine Mosque questa sera" annunciò Jim Stanley, dj della Springfield radio. "Ci sarà una prova di vestiti e un sound check questo pomeriggio. Non si potrà assistere, ma ho i biglietti per lo spettacolo di questa sera".
John Wilkinson aveva 9 anni a quell'epoca; era stato lasciato a casa per la prima volta durante quel week end e aveva sentito tutto quello che aveva bisogno di sentire.
Non gli interessava vedere lo spettacolo, ma doveva trovare un modo per entrare nel teatro ed incontrare Elvis Presley di persona.
Non lo sapeva ancora, ma le circostanze di quel sabato sera sarebbero state un cambiamento per la sua vita.

JOHN: Saltai sulla mia bicicletta e mi diressi verso il Shrine Mosque, parcheggiai la bici e andai al secondo piano, dove c'erano i camerini. Guardai a destra e a sinistra, non c'era nessuno. Poi, nell'ultimo camerino a destra, c'era lui. Ho pensato "Okay, Wilkinson, questa è la tua occasione, hai intenzione di farlo o no?". 
Così bussai alla porta. I suoi capelli erano ben pettinati e scolpiti. Indossava un paio di Levi's. I suoi stivaletti erano lucidi e indossava una camicia bianca e rossa in stile western.

Dopo aver scambiato alcuni complimenti, Wilkinson disse ad Elvis il motivo per cui si trovava lì.
Con la sua caratteristica audacia, presente anche all'età di 9 anni, disse: "C'è una ragione per cui sono venuto a cercarti oggi. Sono venuto per dirti che non puoi suonare la chitarra come se non valesse niente".

John Wilkinson aveva osservato Elvis sufficientemente in televisione per stabilire che lui era un chitarrista migliore di Elvis.
Elvis, indicando la sua chitarra Gibson nell'angolo, disse a John di dimostrargli come si fa.
Wilkinson suonava la chitarra da quando aveva 5 anni e si adoperò per impressionare Elvis con un paio di canzoni prima che le guardie del corpo di Elvis arrivassero, mettendo fine a quella lezione di chitarra data dal ragazzino al musicista.
John se ne andò quel giorno, ma non prima che Elvis preannunciasse che si sarebbero visti ancora.
Nella maggior parte dei casi, una storia come questa potrebbe essere raccontata da un uomo che ricorda l'unica volta in cui ha incontrato Elvis. Ma per Wilkinson questo fu solo l'inizio. La previsione di Elvis era stata quella giusta.
Ora John Wilkinson vive nella casa in cui è cresciuto, ma è praticamente stato ovunque negli ultimi 40 anni. 
E' tornato a Springfield solo pochi anni fa e i giorni in cui suonava sono finiti per motivi di salute a partire dal 1989, quando ha dovuto sostituire la sua chitarra con un bastone.
Le urla dei fans sono finite, ma al loro posto ha due cani che lo adorano - Pugsley e Sammy.
Ora ci sono solo tracce del suo passato nel rock'n'roll. Le sue basette e i baffi sono rimasti, come anche la sua collana con il logo TCB. I suoi racconti sono ricchi di dettagli che possono solo derivare da qualcuno che ha vissuto in prima persona momenti della storia della musica.
Dopo il suo primo incontro con Elvis, John Wilkinson ha continuato a lavorare alla sua musica. 

JOHN: Springfield era un crocevia per quasi ogni cantante country che è esistito. Li guardavo alla TV o quando suonavano allo Shrine Mosque. Ho imparato a suonare la chitarra guardando e ascoltando. Li sentivo suonare un accordo, venivo a casa e trovavo quell'accordo sul pianoforte, e poi ho portato quelle conoscenze sulla chitarra.

Poco dopo il diploma alla Greenwood Laboratory School, John è partito per Los Angeles per seguire la musica.

JOHN: Quando sono partito per Los Angeles nel 1963, ho frequentato tutti i locali.

Il suo duro lavoro è stato ripagato, suonando per per molti gruppi.
Si fece la reputazione di essere un ottimo musicista per studi di registrazione.
Ricorda che dopo uno spettacolo...

JOHN: Ero nel mio camerino, mentre mi stavo cambiando per togliere i vestiti dello show e indossare quelli normali. Ho guardato nello specchio e ho visto una persona ben piazzata. Ho pensato: "Oh Oh, sono nei guai. Ho frequentato qualcuno che non dovevo frequentare, oppure ho baciato la moglie di qualcuno senza saperlo". Mi sono voltato e questa persona mi dice: "C'è un uomo che vuole vederti subito". 
Lo seguo e mi ritrovo davanti Elvis.

Straordinariamente Elvis si era ricordato di John da molti anni prima.

JOHN: Mi guardò e disse: "Sei lo stesso Johnny Wilkinson che mi ha detto che non potevo suonare la chitarra in quel modo?".

Si misero seduti al tavolo e chiacchierarono prima di dirigersi verso la casa di Elvis a Beverly Hills.
Quattro anni dopo da quell'incontro, Elvis chiamò Wilkison nuovamente.
Dopo un paio di telefonate, la prima delle quale finì con John che riattaccò il telefono, pensando fosse uno scherzo di un suo amico, John andò a casa di Elvis per una jam session.
Elvis gli chiese di essere il suo chitarrista (rhythm guitar), ma John ebbe qualche esitazione perchè non si sentiva molto adatto come chitarrista rock'n'roll.

JOHN: Elvis prese un pezzo di carta, scrisse qualcosa e me lo consegnò: era una proposta di ingaggio. 
Disse: "Ora sarai il mio chitarrista?".
Con gli occhi sbarrati ho guardato il foglio e ho detto: "Ci puoi scommettere".

Per i successivi 9 anni e mezzo, John Wilkinson ha lavorato come componente della TCB Band, collezionando esperienze e vedendo Elvis Presley come a pochi era concesso.

JOHN: Era una persona meravigliosa. Non lasciare mai che nessuno ti dica diversamente. Aveva i suoi difetti, come chiunque altro, ma è stato la persona più meravigliosa, simpatica, generosa, piena di compassione e affettuosa che abbia mai incontrato nella mia vita.

Non ha dimenticato quella volta a Memphis, quando Elvis vide una donna sul marciapiede, che guardava le auto di un concessionario. Elvis le comprò una delle auto in vetrina.
E ricorda anche le biricchinate di Elvis, come quando gli scaricò addosso una pistola ad acqua mentre suonava la chitarra elettrica, facendogli prendere la scossa accidentalmente.
Nel corso degli anni, Wilkinson ed Elvis hanno creato un rapporto di amicizia, rendendo la morte di quest'ultimo nel 1977 ancora più devastante.

JOHN: Ancora oggi, la morte di Elvis mi addolora. Mi dispiace che se ne sia andato, non solo perchè era il mio datore di lavoro. Era mio amico. E' stato come il fratello che non ho avuto. Se tutto dovesse finire improvvisamente oggi, non avrei nessun rimpianto. Non cambierei niente.