KATHY WESTMORELAND - ELVIS NON C'E' PIU': 16 AGOSTO 1977

Stava piovendo a Los Angeles quando ho preso l'aereo navetta di Elvis Presley per unirmi al suo nuovo concerto.
C'erano circa una decina di musicisti e due componenti del gruppo di cantanti "Sweet Inspirations", quando sono arrivata. E, come al solito, dovevamo fermarci ancora una volta a Las Vegas per far salire altri membri della band prima di dirigerci a Portland, nel Maine, per unirci al resto della troupe.
Le persone che ricordo a bordo della Holiday Airline Electrojet quel giorno erano Marty Harrell, suonatore di trombone basso; Pat Houston, suonatore di tromba; Myrna Smith ed Estelle Brown del gruppo "Sweet Inspirations"; James Burton, Jerry Scheff, Ronnie Tutt, Glen D. Hardin, tutti i musicisti; e Jacky Kahane, un comico. A bordo c'erano anche due uomini dell'ufficio del Colonnello Parker . Penso fossero Tom Diskin e Ed Bonja.
Gran parte dell'eccitazione di essere nuovamente in tour se n'era andata. Dopotutto, cantavo con Elvis da sette anni e avevamo viaggiato migliaia e migliaia di miglia, da una parte all'altra del Paese, centinaia di volte. Ma è sempre stato bello vedere il vecchio gruppo. Non c'è dubbio su questo; eravamo tutti veterani dei tours di Elvis Presley e ne avevamo passate tante insieme.
Dato che tutti sapevano che avevo uno stretto rapporto con Elvis e lui mi telefonava ogni volta che l'umore lo assaliva, notte o giorno, era comprensibile che qualcuno a bordo dell'aereo mi chiedesse: "Come sta Elvis?".
Tutti sapevano che era malato, che ogni esibizione pubblica lo portava allo sfinimento. Non volevo dire molto, non volevo allarmare nessuno, ma ero davvero sorpresa del fatto che stessimo andando a fare un concerto anche a Portland, nel Maine.
A causa del peggioramento della salute di Elvis e del modo in cui mi aveva parlato l'ultima volta che eravamo stati insieme circa un mese prima, pensavo che i giorni dei tours di Elvis fossero finiti.
Non me lo ricordo adesso, ma mia sorella ha detto che le avevo detto la sera prima: "Non stupirti se torno a casa tra un giorno".
"Perché?" chiese lei.
"Perché io non credo che accadrà mai, non per come si sta sentendo Elvis" le ho detto.
Tuttavia, Elvis aveva detto che avremmo fatto un concerto a Portland ed è quello che ci eravamo proposti di fare. L'aereo continuava a ronzare e, siccome mi ero alzata prestissimo, mi sono raggomitolata sul sedile e mi sono messa a dormire.
La cosa successiva che ricordo è che mi sono svegliata ed ho scoperto che stavamo atterrando. Non potevo credere che fossimo già arrivati ​​a Portland. Ed infatti non eravamo arrivati.
"Al pilota è stato detto di atterrare a Pueblo, in Colorado, in modo da poter chiamare per ulteriori direttive" mi disse qualcuno più tardi, ma ero addormentata ed erano state solamente le ruote dell'aereo che toccavano il suolo a svegliarmi.
Abbiamo fatto un atterraggio brusco con un forte vento e tutti erano scesi dall'aereo per prendere un po' d'aria fresca e fare stretching.
Marty Harrell era andato a chiamare Memphis, ma non si sapeva niente. Se mi avessero detto che avevamo l'ordine di chiamare Memphis, avrei capito subito che si trattava di qualcosa di preoccupante.
Abbiamo passeggiato tutti vicino all'aereo, in attesa di notizie sul motivo del ritardo. È successo tutto così in fretta, che non ho avuto il tempo, ed ero ancora troppo assonnata, per fare un qualsiasi pensiero razionale. Marty uscì dal terminal dell'aeroporto e salì i gradini dell'aereo.
"Venite tutti qui, ho qualcosa da dirvi. Elvis è morto questa mattina . Dobbiamo tornare subito a Las Vegas ed a Los Angeles" ha detto.
E' stata una semplice affermazione che ha provocato pianti da parte di alcuni ed incredulità da parte di altri. Mi sono sentita intorpidita ed, improvvisamente, terribilmente svuotata.
Dopo tutti quegli anni insieme, Elvis se n'era andato dalla mia vita e, sebbene sapessi da mesi che la fine era vicina, è stato comunque uno shock sentire che, alla fine, era successo.
I miei sentimenti erano contrastanti: sollievo per Elvis, perché non avrebbe più sofferto; ma anche il mio senso di perdita che andava ben oltre le lacrime.
In effetti, ci sono voluti anni prima che potessi davvero piangere per il dolore più grande della mia vita. Il mio amico, il mio divertente e imprevedibile Elvis era morto.
Ancora adesso è difficile da realizzare.

Kathy Westmoreland