INTERVISTA A RONNIE TUTT

Ronnie Tutt, componente della TCB Band e batterista di Elvis Presley dal 1969 al 1977, è salito al Cielo il 16 Ottobre 2021, all'età di 83 anni.
Lo vogliamo ricordare con questa intervista, rilasciata molti anni fa, ma sicuramente molto interessante per tutti i fans.
Nel mese di Luglio del lontano 2002, Ronnie Tutt era ancora in piena attività e collaborava con artisti del calibro di Neil Diamond ed Elvis Costello.
Proprio durante un tour con Neil Diamond in Scozia, gli è stata fatta questa lunga intervista.



Ciao Ronnie. Ti stai godendo il soggiorno in Scozia?
Oh sì, moltissimo. Abbiamo avuto un giorno libero ed abbiamo fatto le tipiche cose da turisti. Siamo andati al Castello di Edimburgo e poi siamo tornati. Neil (Diamond) voleva vedere l'ultimo film di Steven Spielberg "Minority Report" con Tom Cruise. Siamo andati al complesso Odeon. È semplicemente bello prendersi una pausa dal concerto. È bello avere un giorno in cui non devi pensarci.

Ci sono parecchie pause in questo tour, 13 spettacoli in 20 sere.
Non le ho mai contate. Non è mai abbastanza per me. Mi piace sempre fare delle piccole gite. Per come va l'economia mondiale ultimamente, il tempo libero non è una soluzione; nessuno paga quando le persone riposano. Tutti hanno bisogno di aiuto, sia mentalmente che fisicamente.

Quello che abbiamo fatto è costruire una breve intervista, con domande che pensavamo che la gente volesse porre. Ti dispiace se proseguiamo?
Prego, vai avanti.

Per prima cosa potresti parlarci un po' di te fino al momento in cui hai iniziato a suonare la batteria professionalmente o semi-professionalmente?
Ho studiato in un'università di musica nel Texas, conosciuta per dare prestigiose lezioni di musica. Non avevo idea di diventare un batterista professionista.
Vivo nell'ambito musicale da quando sono diventato abbastanza grande per camminare, più o meno, cantando e suonando sempre la chitarra, suonando un po' la tromba in una band.
Poi, durante il mio ultimo anno alla scuola superiore, sono passato alla batteria. Quindi andare al college mi serviva fondamentalmente per avere un'istruzione piuttosto che studiare seriamente musica.
Mi ero appassionato alla musica più di quanto mi rendessi conto; ci stavo dentro praticamente fino al collo.
Il college mi ha permesso di entrare in un gruppo di musicisti provenienti da tutto il Nord America, che ci ha dato l'opportunità di uscire e lavorare a Dallas, nell'area di Fort Worth, ed affinare effettivamente le nostre abilità come musicisti mentre frequentavamo le lezioni.
Alla fine mi sono ritrovato talmente impegnato, così coinvolto nel fare concerti, da non avere più tempo per seguire le lezioni.
Pensavo che non sarebbe stato un brutto modo per guadagnarsi da vivere, così mi ha condotto a questo ingaggio in studio per un "progetto serio" e mi ha portato ad avere un ruolo nello staff di uno studio di registrazione. Creavamo principalmente jingles, ma abbiamo fatto dischi e cose per molte persone diverse, a Memphis. Inizialmente è iniziato tutto a Dallas, poi mi sono trasferito a Memphis. È stato lì che ho incontrato Larry Muhoberac.

Ha anche lavorato con Elvis.
Beh, è ​​stato determinante per mettere il mio nome nella lista per l'ingaggio del '69 con Elvis. Per tutto il tempo in cui ho vissuto a Memphis non ho mai incontrato Elvis. Conoscevo Marty Lacker, conoscevo quella persona, che era uno degli amici di Elvis.

Hai mai incontrato Elvis prima del 1969? Credo di aver letto da qualche parte che siete apparsi entrambi sullo stesso manifesto. È corretto?
Sì, l'ho incontrato. Con la prima band con cui suonavo durante il mio ultimo anno di scuola superiore, ci siamo esibiti per l'equivalente texano del Louisiana Hayride e del Grand Ol' Opry in Tennessee. Si chiamava The North Side Jamboree e si faceva il Sabato sera; era una trasmissione in diretta ed io ero nella band del programma. La prima band con cui ho iniziato a lavorare è stata una grande band Western Swing.
Eravamo la band dello staff. Elvis è venuto un Sabato sera ed io ero con la mia ragazza, la mia fidanzata del liceo; eravamo arrivati ​​da Dallas, ed è arrivato questo ragazzo con tutti questi abiti neri, i capelli e tutto il resto. La mia ragazza lo guardava un po' troppo per i miei gusti, ma comunque... durante lo spettacolo ha rotto le corde della sua chitarra. Lui (Elvis), Bill Black e Scotty, niente batteria.

Pertanto, questo sarebbe successo prima del 1956? D.J. Fontana è salito a bordo intorno a Gennaio di quell'anno.
Metà del 1955, credo. Ha preso in prestito la nostra chitarra e l'ha praticamente demolita. Pertanto non avevo affatto un'alta opinione di lui. Questo punk, chi crede di essere? Non conoscevo la sua musica, era solo un artista emergente allora, sai...

Non era una star locale a quel tempo?
No, non era affatto una grande star.

Nemmeno in Texas?
No, aveva appena iniziato a viaggiare. Forse aveva pubblicato solo un paio di dischi all'epoca. Gli ho raccontato questa storia quando abbiamo iniziato a lavorare e si è divertito tantissimo.

Quando hai iniziato a lavorare con Elvis nel 1969, c'è stata una specie di audizione. Elvis ha preso parte attiva all'audizione?
Oh certo.

James Burton come leader della band ha avuto voce in capitolo?
No, no, ce l'aveva Elvis.

Quindi Elvis ha scelto da solo le persone?
Sì.

C'erano altri grandi batteristi all'audizione con cui hai dovuto competere?
Beh, non so chi abbia fatto l'audizione, non sono mai andato in giro a fare ricerche su chi fossero i batteristi che hanno fatto l'audizione.
La stessa notte in cui l'ho fatta io c'era un ragazzo di nome Gene Pello e Gene era il batterista per tutte le sessioni di Motown.
Era molto conosciuto in città ed io ero totalmente sconosciuto. Ero arrivato in aereo appena il giorno prima, grazie alla raccomandazione di Larry Muhoberac.
Larry ed io facevamo entrambi parte dello staff dello stesso studio a Dallas, che aveva una filiale a Memphis. Gestivamo uno studio a Dallas e Larry disse alcune settimane, forse un paio di mesi prima: "Mi hanno contattato ed Elvis ha intenzione di tornare. Si esibirà a Las Vegas in questo nuovo grande hotel. E' necessario andare a L.A. per far conoscere bene la posizione dello studio. Questo sarebbe il tramite perfetto, perché ogni produttore discografico, tutti gli artisti della costa occidentale, verranno da ogni parte per vedere Elvis, perché sono passati 10 anni".
Dissi: "Certo, certo, metti anche il mio nome nella lista". 
Sai, lui (Larry) aveva suonato al pianoforte per i Blue Beats con Floyd Cramer.

Aveva lavorato anche con Elvis.
Certo. In tutti quei film stupidi che mostravano le mani di Elvis che suonava il piano. Ma Larry era il mio socio.
*** N.d.R. GrazieElvis: Non sta a noi contestare o approvare l'opinione che Ronnie Tutt aveva dei film di Elvis Presley. Ci stiamo limitando a riportare quello che lui ha detto in questa intervista ***

Quindi Larry ti ha aiutato ad avere il ​​posto sicuro, anche se Elvis aveva l'ultima parola.
Sai, avevano fatto audizioni a batteristi per settimane e non erano ancora contenti. Era l'ultima sera; sono entrato ed ho portato i miei tamburi, li avevo imballati sull'aereo.
Così mi siedo in fondo ed entra questo batterista, entra Gene, si avvicina e saluta tutti.
Questa è una storia interessante. Lo sento iniziare a suonare la mia batteria e vedo qualcuno che dice qualcosa. Pensavano che fosse una batteria a noleggio, ma qualcuno ha detto che era di proprietà del ragazzo laggiù.
Così si avvicina e dice, con nonchalant: "Ehi amico, va bene se uso la tua batteria". 
Ho detto: "Certo". 
Quindi rimango a guardare mentre la serata sta procedendo; Gene sta suonando molto bene e tutti stanno annuendo con grande approvazione.
Ovviamente erano molto stanchi di fare audizioni ai batteristi; avevano trovato qualcuno che suonava bene.
"Beh" hanno detto "questo è tutto".
Non l'hanno detto verbalmente, ma lo si poteva intuire. Quando tutto questo è trapelato davanti ai miei occhi, sono sprofondato lentamente, andando sempre più in basso, nel mio posto a sedere.
Avevo portato la mia batteria dal Texas e non avevo avuto nemmeno la possibilità di suonare.
Come previsto, man mano che arrivava la notte, hanno suonato alcune canzoni, e mentre la serata avanzava tutti dicevano che erano a posto così.
Era qualcosa del tipo: "Grazie a Dio abbiamo un batterista". 
Poi il mio amico va dal Colonnello Parker e gli dice: "Sai quel ragazzo per cui hai comprato un biglietto aereo; è laggiù sul retro, questa è la sua batteria. Il ragazzo è capace di suonare". 
Così il Colonnello Parker va a riferirlo ad Elvis e ne esce qualcosa del tipo: "Oh no, non un altro batterista". 
Così mi alzo e suono, ed istantaneamente io ed Elvis intrecciamo questo rapporto, questo contatto visivo, ed è quello che ha detto che ha fatto la differenza per lui.
Disse: "Sai Ronnie, quegli altri batteristi erano bravi, ma facevano solo il loro compito. Tu mi hai guardato per tutto il tempo. Sapevo che potevo guardarmi intorno in qualsiasi momento e potevo vederti, e tu potevi vedere me. Questo è quello che volevo. Tutti gli altri batteristi erano bravi". 
Ovviamente, erano tutti batteristi famosi sulla costa occidentale.
Lui disse: "Sono tutti bravi. ma nessuno mi ha guardato". 
Come gli ho detto una volta, anch'io avevo bisogno di avere quel tipo di rapporto.

Ovviamente dopo aver ottenuto il lavoro, ti sei ritrovato a fare un sacco di prove prima di quel primo concerto nel 1969. Hai qualche ricordo di quella serata di apertura? Dopotutto era la prima volta che lavoravi con lui?
Oh sì. Beh, è ​​stato estremamente eccitante, perché lo stavamo anche registrando, quindi ogni cosa che abbiamo fatto è stata registrata da quel primo spettacolo per tutto il '69. Penso che avesse un album in pubblicazione "From Elvis to Memphis".

"From Memphis To Vegas".
"From Memphis To Vegas". Vedi, loro facevano le sessions in studio e noi facevamo gli spettacoli dal vivo, stavamo facendo le nostre cose. Questa è una cosa in cui Elvis è sempre stato bravo.
Diceva: "Non mi interessa cosa abbiamo fatto prima o come sono gli altri dischi", riferendosi anche ai suoi vecchi dischi più famosi, qualunque cosa fosse.
"Voglio che facciamo ora, quello che facciamo ora, non voglio che cerchiamo di imitare quello che abbiamo fatto in passato". 
Pertanto la sfida era suonare con la mente aperta ed interpretare la musica, seguire lui e l'entusiasmo, anche se era una cena in stile Las Vegas. Il primo spettacolo era sempre all'ora di cena. È stato terribile se si pensa a tutto questo frastuono di piatti. Non era il miglior ambiente per fare un concerto, anche se, man mano che andava avanti, è stato comunque incredibilmente eccitante. E' sembrato assolutamente fantastico. E' stato davvero un momento speciale.


Dopo questo ti sei perso la seconda stagione a Febbraio '70, tornando con la band a Luglio/Agosto '70. Quello è stato filmato ed è diventato "Elvis, That's The Way It Is". 

Nelle scene di prova sembra esserci molto divertimento ed entusiasmo, e sembra che l'intera band sia unita e che si muova come un'unica entità. È stato così sempre o faceva parte del dover suonare davanti alle telecamere?
No. Penso che le telecamere abbiano copiato abbastanza fedelmente il modo in cui sono andate le prove. Era così.

C'era molta serietà, ma molto divertimento. È stato molto divertente?
Quello era il modo in cui lui era. Le telecamere lo hanno davvero ripreso tanto ridicolo quanto è o era, sai. Credo che nelle riprese potrebbe esserci l'1 o il 2% di qualcosa che potrebbe non aver fatto se la telecamera non fosse stata davanti a lui, ma praticamente l'hanno ripreso esattamente per come era.
Aveva avuto abbastanza a che fare con le telecamere nella sua vita, quindi non ha permesso alle telecamere di creargli impedimenti.
Era sempre una cosa che riguardava lui. Ci diceva: "Non mi interessa se stiamo registrando o filmando, stiamo facendo il nostro spettacolo. Questo è quello che facciamo. Non permettete che tutto questo disturbi quello che stiamo cercando di fare. Non pensate a nient'altro che a quello che stiamo facendo". 
Quello era un bene che venisse da lui, perché tutto quello che dovevi fare era concentrarti su di lui ed era tutto quello che dovevi fare. Questo è ciò che ha fatto amare quel tipo di film ai fans, perché sembra così reale. E' il contrario di qualsiasi altra cosa avesse fatto nel film.

Questo è interessante. "That's The Way It Is" è stato rimasterizzato e modificato circa due o tre anni fa ed ha avuto molto successo in Europa. Lo hai visto?
Sì. Al personale della Turner Classic Movies è stato permesso di assemblarlo; hanno trovato quel film in un caveau. Abbiamo fatto un'intervista, una breve intervista ed un promo quando l'hanno pubblicizzato negli Stati Uniti ed in tutto il Nord America, facendo interviste e promuovendolo. Sai che è davvero ben fatto, il montaggio lo ha reso un film completamente diverso. L'originale è uno scherzo.

Come ci si sente guardando indietro. Chi guarda indietro alla propria vita trova sempre vecchie fotografie o film che decide che rimarranno nascosti. Guardando quel film, devi essere orgoglioso del tuo ruolo. Dopotutto, tutti i membri della band principale sono una parte predominante nel contesto. E' semplicemente Elvis ed i componenti della sua band, senza tirapiedi, sebbene ce ne siano un paio in alcune piccole scene. Sei rimasto soddisfatto del modo in cui è stata pubblicata la seconda edizione?
Penso di sì, penso che siamo tutti contenti del risultato. Ha davvero descritto il modo in cui eravamo. Penso che questo sia ciò che è gratificante dopo tutti questi anni.
Perché il Colonnello Parker aveva una tendenza. Vorrei dirlo subito; questo è il motivo per cui non ero presente al secondo ingaggio nel 1970: perché non ha fatto sapere a nessuno, fino all'ultimo minuto, quando avrebbe fatto qualcosa. Perché sperava sempre di trovare un altro musicista, e forse di riuscire ad averlo pagandolo di meno.
Questo è il motivo per cui Glen D. Hardin se ne andò. Stava lavorando molto con un'altra band. Semplicemente non voleva farci sapere il programma. Stavo facendo uno show televisivo sul canale TV ABC, "The Andy Williams Show". Avevo un contratto verbale e avrei potuto sganciarmi, se l'avessi saputo. E' sempre stato così con lui. (Colonnello Parker). Un problema con la calendarizzazione.
Sì, penso che eravamo tutti contenti per il risultato e che i fans se lo siano goduto moltissimo.

Ho sempre pensato che togliere tutti i fans, le ragazze che urlavano, etc... l'avesse migliorato.
Era stato il Colonnello Parker. Era stata tutta una sua idea, il suo voler promuovere Elvis. Sai, non dovevi pubblicizzare Elvis, Elvis poteva promuovere se stesso, bastava accendere una telecamera su di lui. E' tutto quello che dovevi fare, tutto qui.

Poco dopo questa stagione a Las Vegas, Elvis ha ricominciato ad andare in tournée.
Hai trovato una grande differenza tra ciò che succedeva a Las Vegas, dove c'era un pubblico ristretto, piccole folle ed una stanza ristretta? Quello che avete avuto dopo, come a Portland nel 1970, è stato un grande auditorium e possibili problemi acustici. C'era una grande differenza tra gli eventi?
Non direi differenze significative. La differenza principale, come ti ho accennato prima, era che lo spettacolo all'ora di cena era molto poco gratificante, artisticamente parlando.
Pensare che un uomo sta guardando il suo pasto piuttosto che Elvis, o che ha portato con sé sua moglie o la fidanzata che vuole vedere Elvis, sapere che preferirebbe essere fuori a giocare d'azzardo piuttosto che lì. Ma quando abbiamo suonato in queste arene da concerto, indipendentemente dal fatto che ci fossero 10.000 o 100.000 persone lì per vedere Elvis, non c'erano distrazioni.
Ci sentivamo molto eccitati che fosse pieno di forza, per il fatto che c'era un pubblico coinvolto, piuttosto che molte altre circostanze attenuanti, ragioni per cui le persone erano a Las Vegas.
Questa era la differenza principale. Abbiamo sempre fatto dei secondi spettacoli a Las Vegas in cui c'erano solamente posti a sedere, niente cibo, solo bevande ed era più simile ad un concerto. Ma eravamo sempre molto sollevati quando andavamo in giro, anche se viaggiare è sempre molto difficile. Eravamo sempre molto sollevati nell'uscire in strada e sentire quell'entusiasmo. Ecco perché a lui piaceva. Las Vegas doveva essere una grande seccatura per lui. Lo sfiniva fisicamente e mentalmente; era come un leone in gabbia. Era l'ultima gabbia dorata, diciamo.

Ci sono state molte registrazioni bootleg ed è degno di nota quello che ha fatto dal 1969 fino alla fine del 1972, forse; ma nel 1973 si stava annoiando. Si può intuire anche da una registrazione audio.  Si stava semplicemente annoiando. Sembrava avesse bisogno di una sfida e negli anni '70 non ce n'erano abbastanza.
Penso che sia vero. Penso che l'unica cosa, se si conosce qualcosa riguardo ad Elvis... Penso che una persona molto perspicace, che si tratti di chi si occupa della gestione o chiunque altro, avrebbe capito che Elvis si annoiava facilmente.
Era un tipo molto impulsivo, ed ogni volta che faceva qualcosa, lo portava all'estremo. Con lui era o tutto o niente.
Ha fatto un film una volta ed ha deciso che sarebbe stata una buona idea far arrivare in aereo la terra a Graceland dal Texas, sai, per i suoi cavalli; voglio dire, pensava che fosse la cosa da fare. Poi aveva iniziato a indossare abiti western e tutti indossavano abiti western; poi si inventava una cosa e poi era qualcos'altro.
Il karate è stato l'ultima fase ed abbiamo tutti preso lezioni di ​​karate, il che è stato una buona cosa. Ma dall'altra parte, il problema di fondo era che le persone non erano nella condizione di influenzarlo, che molti non capivano cosa fosse meglio per lui.
Alcune volte diventava cosa fosse meglio per loro. Ma non sto cercando di creare polemiche, sto solo dicendo che tutti i tipi di persone sono motivati ​​da ragioni diverse, e penso che ciò che era meglio per il suo interesse non sia stato fatto da un sacco di persone durante la sua carriera.

Nel Marzo 1972 sei andato in studio con Elvis per la prima volta. Abbiamo visto le prove filmate in "That's The Way It Is" e sono sembrate piene di divertimento. Ovviamente questo non può essere portato dentro ad un luogo come uno studio. È stato sempre divertente lavorare in quel tipo di ambiente ristretto con Elvis?
Alcune volte lo è stato, ma è diventato difficile, fondamentalmente perché aspettavamo la chiamata. Uno degli album l'abbiamo fatto a Graceland .

Sì, era il 1976, stavo per chiederlo.
Sì, ci siamo presentati la sera. Elvis poteva decidere di non scendere fino all'1.00 o alle 2.00 del mattino. Quindi era diventata una questione di stare lì a far passare il tempo tenendoci occupati, sai. Avevano un tavolo da biliardo in una delle stanze di Graceland ed un campo da racquetball. Quindi prendevo dei pantaloncini e degli abiti da ginnastica ed andavo a giocare a racquetball finché non ricevevo la chiamata che diceva che Elvis voleva scendere ed era pronto per registrare. Oppure andavamo per la sera e lui poteva decidere di non voler scendere, quindi era un po' difficile. Penso che l'ambiente migliore in cui ci siamo trovati sia stato... non ricordo la data... stavamo registrando con la RCA ad Hollywood... dove doveva venire fisicamente ogni notte.... Abbiamo lavorato, lavorato e lavorato e lavorato. Ecco da dove è arrivata "Burning Love".

Era il Marzo 1972.
Sì, quello era un bell'ambiente perché poteva concentrarsi, non essere distratto, sai, non sentirsi troppo a suo agio. Aveva bisogno di quello stimolo, di una piccola spinta a volte.

Parlando delle sessions a Graceland. È interessante perché la prima intervista importante che abbiamo fatto è stata con James Burton e Glen D. Hardin in Febbraio del 1976, una settimana dopo aver registrato quello che è diventato "From Elvis Presley Boulevard".
Entrambi se ne andarono un paio di giorni prima in occasione di quella session per lo stesso motivo: sostanzialmente erano molto infastiditi per l'atteggiamento di Elvis.
Onestamente non ricordo che se ne siano andati.

Beh, Glen D. non è mai tornato indietro.
Sì, beh, il problema di Glen D. era più che con Elvis, era con il Colonnello. Riguardava le informazioni e dare notizie alle persone, il coordinamento, i tempi in cui avremmo fatto le cose ed il programma. Era vergognoso.
Sai, in seguito anch'io ho avuto un conflitto. Avevo prenotato una session ed un breve tour di due settimane con la band di Gerry Garcia. Avevamo fatto un album e mi avevano chiesto di fare questo tour con largo anticipo, così avevo detto che ci sarei andato. Poi all'ultimo minuto il Colonnello si è presentato con questo breve tour, pensando che tutti stessero solo aspettando la chiamata.
Dissi: "Scusi, non posso farlo".

Con tutte le centinaia di concerti e sessions che facevi negli anni '70 con Elvis, hai continuato a lavorare con altre band?
Sì, oh sì, lavoravo moltissimo.

A quel tempo erano quasi 365 giorni all'anno. Deve essere stata dura per la tua vita familiare.
Sì, lo era, ma siamo riusciti a farcela.

Una delle esibizioni più importanti di tutti i tempi è stato il concerto "Aloha From Hawaii". Te lo ricordi? Che è stato trasmesso in tutto il mondo.
Oh si. Lo ricordo benissimo. Mia moglie, allora era la mia fidanzata, è venuta con me ed abbiamo passato una splendida settimana di prove e relax prima di fare il concerto. Per me non c'è posto migliore per rinfrescarsi delle Hawaii, l'odore dell'aria, è semplicemente magico. Quindi è stato un grande momento e lui era al meglio delle sue possibilità in quel particolare momento. Ha davvero lavorato duramente per rimettersi in forma.
È stato un momento emozionante quando ci siamo resi conto dell'importanza di ciò che stavamo facendo. Divenne piuttosto nervoso in quella particolare occasione. Sapeva che gran parte del mondo avrebbe guardato questo spettacolo. Non era qualcosa che si poteva fare una notte per rifarlo la sera successiva, era un momento unico. E' stato piuttosto strabiliante. Poi Jerry Scheff si stava preparando per partire, stava lasciando la band, stava per partire per il Canada, quindi è stato un momento importante.

Quella particolare sera è stato uno spettacolo in cui c'è stata pochissima interazione con il pubblico, nel senso che lui non parla molto, si ferma, riposa, scherza. Quello spettacolo è molto rigido.
Era nervosissimo. Ti lascio immaginare; quello è stato il momento in cui l'ho visto più nervoso che mai, a parte la serata di apertura a Las Vegas. Ogni serata di apertura, quando suonavamo,  potevi sentire e vedere che era nervoso. Succedeva che perdeva un po' le staffe con qualcuno, qualcuno dei suoi tirapiedi. Mai con nessuno di noi.
Aveva la tendenza ad innervosirsi. La cosa bella di Elvis era che aveva sempre la capacità di ridere di se stesso e di prendersi sul serio allo stesso tempo. Ma - questo riguarda la serata di apertura - quando il prendersi sul serio faceva sparire le parti divertenti, allora lì si fermava.
Per lo speciale di Aloha si sentiva coinvolto al massimo; inoltre, puoi immaginare, era una produzione. Il produttore aveva tutto programmato sul tempo, non c'era spazio per problemi all'interno dello spettacolo.

E' stato pre-registrato lo spettacolo due sere prima, nel caso qualcosa fosse andato storto durante la trasmissione satellitare.
Sì, è vero. Con un concerto normale, sicuramente è emozionante esibirsi in uno stadio, come con il Silverdome con 175.000 persone ad esempio. Ma quello spettacolo doveva essere cronometrato, doveva essere così.

Visto che stiamo parlando di concerti, ti dispiace se ti chiedo di alcuni spettacoli specifici che erano leggermente diversi o insoliti. Il primo è quello all'Astrodome di Houston del 1974, dove eravate su un palcoscenico in movimento, che abbiamo visto in alcuni filmati privati.
Era a forma di rene.

Un palco in movimento ha creato problemi, per esempio, ad una batteria. Sicuramente c'era del movimento, delle vibrazioni?
C'era un po' di movimento, lo potevi sentire, si muoveva un po', girava e poi tornava indietro. In realtà è diventato un po' ridicolo. Ancora una volta è uscita la capacità di Elvis di ridere di una situazione pazzesca. Continuavamo a fare la canzone e lui faceva un piccolo movimento o qualcosa del genere; il suono aveva un ritardo di due secondi e mezzo, quindi se facevo "boom" (fa il gesto di colpire un tamburo), poi dopo due secondi e mezzo sentivi "boom".
Così è diventato divertente per lui ed ha iniziato a giocarci un po' sopra. Poi alla fine, ci hanno messo tutti in questi scomparti di plexiglas, in cui il suono era talmente atroce, che lui alla fine si è voltato, lontano dal pubblico, si è messo di fronte a noi ed abbiamo avuto il nostro piccolo spettacolo.
Una cosa interessante: di recente abbiamo suonato lì con Neil Diamond ed ha potuto lasciare il palco perché aveva un radiomicrofono. Ha iniziato ad andare vicino ai fans ed ha potuto cantare mentre suonavamo. La gente lo ha adorato. E' triste che Elvis non abbia potuto farlo. Sono tutti i cambiamenti nella tecnologia, sai.

Prima hai parlato della necessità per Elvis di stabilire un contatto visivo. Ci fu uno spettacolo a Pontiac, nel Michigan, nel 1975. Il palco era effettivamente diviso e su due livelli. Abbiamo visto le fotografie di Elvis su un piano e del gruppo su un altro. Questo deve aver causato un reale problema sia con il contatto visivo, sia con il sapere esattamente cosa Elvis stesse facendo.
Non ricordo il palco a diversi livelli, ricordo che il palco era molto alto, come se fosse alto 10 piedi ed era in un cerchio. Tutti gli altoparlanti erano disposti in cerchio, erano stati i Clair Brothers a creare il suono. Normalmente non facevano il nostro suono, ma Bruce Jackson, un ingegnere molto famoso australiano era entrato a far parte del gruppo per fare un paio di spettacoli. Trovarsi in una situazione di contenimento circolare come quella è stato molto insolito per Elvis, perché gli piaceva lavorare spostandosi da un lato all'altro.

Ho ascoltato quasi 300 concerti ed il mio concerto preferito in assoluto è lo spettacolo di Capodanno a Pittsburgh del 1976. E' stato uno degli spettacoli più lunghi, di un'ora e mezza. Prolungare i concerti causava qualche problema, dato che di solito duravano tra i 50 e i 70 minuti?
No, il motivo è probabilmente che la gente si stava davvero divertendo e si stava divertendo anche lui, stava trascorrendo un bel momento. Se le cose si mettevano in questo modo, tiravamo un po' più a lungo. Era lui a decidere. C'erano notti in cui era difficile continuare a suonare, quando il pubblico non rispondeva come lui pensava avrebbe dovuto; il suono era pessimo o per qualche altra ragione.
Si girava verso di me e mi diceva: "Andiamocene di qui" e andava dritto a "Can't Help Falling In Love". Tagliava lo spettacolo.

Si può notare che ci possono essere fino a 20-25 minuti di variazione in alcuni spettacoli, a volte.
Sì, se non sentiva che il pubblico stava rispondendo nel modo in cui era il suo umore. Con Elvis ti accorgevi che era il pilastro della tua vita oppure capivi che qualcosa, forse, non stava andando bene come avrebbe dovuto. Dipendeva da come le persone reagivano. Lui si lasciava prendere dal modo in cui le persone rispondevano, moltissimo. Così c'erano grandissimi buoni umori e  grandissimi cattivi umori.

Un sacco di entrambi?
Sì, molto di entrambi.

Uno di quei momenti bassi per i fans di Elvis è stato ad Indianapolis nel 1977, l'ultimo spettacolo in cui si è esibito. Ovviamente non sapevi che quello era l'ultimo concerto. Tu dovevi andare in tournée il giorno dopo la sua morte. Quando ti guardi indietro, hai qualche ricordo di quel particolare spettacolo? Elvis non era in ottima salute.
Tutto quello che so è che qualcuno mi ha mandato un video di quell'ultimo pezzo di filmato, e francamente mi ero dimenticato, avevo dimenticato quanto fosse fuori forma.
Ho visto quel concerto e mi sono detto che non voglio vederlo mai più. Questa è una di quelle foto di cui hai parlato prima. Non l'avevo vista da quando venne scattata e, sai, non voglio vederla mai più. I ricordi che ho non sono quelli. Abbiamo fatto tanti anni di grandi spettacoli.

Se vivi con qualcuno, non vedi i cambiamenti allo stesso modo in cui li vedresti se lo incontrassi sporadicamente. Vedevi Elvis, poi avresti dovuto avere qualche settimana di tempo prima di rivederlo. All'epoca hai notato grandi cambiamenti in Elvis?
Ho sempre detto che Elvis era come Superman: saltava dentro ad una comoda cabina telefonica, sai. Elvis aveva la sua jumpsuit ed i suoi capelli neri. Sai che si diceva ed in realtà lo sapevo per certo che aveva i capelli bianchi da diversi anni e che doveva tingerli di nero.
Dovevano tingergli le sopracciglia. Mi guardavo intorno sul palco e dopo qualche canzone tipo "Suspicious Minds" o qualcosa in cui si impegnava molto e sudava, mi guardavo intorno e c'era tutta questa tintura nera che gli colava sugli occhi, sai. Facevano un pessimo lavoro di tintura su quel pover'uomo. Charlie Hodge o qualcuno di loro faceva quel lavoro e non erano professionisti.

La moglie di Ronnie, Donna, è entrata nella stanza a questo punto e si è unita a noi per il resto dell'intervista. Sono seguite le presentazioni.

Oh questa è mia moglie, Donna.
Mi stavano chiedendo se avevo visto dei cambiamenti in Elvis. Anche lei era molto presente. Quindi l'avremmo notato. C'erano momenti in cui era davvero in buona forma.
Ci teneva davvero al suo peso, faceva esercizio, si allenava molto, praticava il suo karate, qualunque cosa. C'erano momenti in cui era molto resiliente, come l'inizio delle prove. Avrebbe voluto iniziare, forse, una settimana prima di avere qualcosa di importante da fare, e potevamo vedere che, nel momento in cui era pronto per fare il concerto vero e proprio, era di nuovo Elvis. Sarebbe saltato in quella cabina telefonica. Sarebbe stato nuovamente quel ragazzo. E' così che l'abbiamo visto per così tanti anni. Anche se si era appesantito in quel terribile momento, abbiamo pensato tutti: "Vabbè, si sistemerà, è solo una brutta fase che sta attraversando. Non lo lasciava trapelare, come tutti i suoi problemi di salute.

Glaucoma.
Sì. Quando entravo e parlavo con lui prima degli spettacoli, lui era seduto con una benda sugli occhi. Quando se lo toglieva, aveva le lacrime gli rigavano il viso. Erano le luci, i riflettori. Anche in questo caso è la tecnologia che non sapevano come gestire. C'erano sempre questi riflettori intensi su di lui. Lo so perché ero seduto dietro di lui. Ho lo stesso problema. Non con la stessa intensità, ma i miei occhi sono molto sensibili alla luce, dopo tutti gli anni in cui sono stato seduto dietro di lui, perché le luci lo colpivano per tutto il tempo. Questi sono faretti incredibilmente potenti. Ce n'erano almeno quattro che gli stavano puntati addosso ovunque si trovasse. Era molto difficile per i suoi occhi.

So che durante gli anni 1970, 1971, 1972 Elvis ha fatto molte prove prima di andare in tour. Ma nel 1975-76 Elvis faceva ancora prove? Oppure lo spettacolo era gestibile in quel momento, dato che non c'erano grandi variazioni nel repertorio di Elvis sul palco? C'era bisogno di prove?
Esatto, no non c'era, non ce n'era un gran bisogno. Il gruppo suonava insieme da tanto tempo. A meno che non ci fosse uno spettacolo o un tour specifico o qualcosa del genere. Se dovevano esserci canzoni diverse; ma devo dire che il repertorio dello spettacolo non cambiava così tanto, non ce n'era davvero bisogno.
Poi comunque era una creatura abitudinaria, come la maggior parte di noi, ma in particolare si sentiva a suo agio con qualcosa che era adatto a lui. Anche in questo caso penso che, forse, c'è stato un problema se non ci si rende conto della necessità di avere una piccola spinta. Volevamo tutti fare sempre più rock 'n' roll, sai, uscire dalle solite cose del concerto, anche se alcune erano davvero buone, altre non lo erano.

Ha provato a fare dei cambiamenti nel 1974, ma per una sera. Ci ha provato per una sera e poi ha fatto marcia indietro la seconda sera, tornando ad uno spettacolo più standard.
Il pubblico non aveva risposto bene.

Penso che fosse quello il problema. I fans di Elvis ed il pubblico in generale volevano vederlo cantare "Hound Dog". Ora sei in tour con Neil Diamond, deve essere atroce cantare "Sweet Caroline". Sicuramente i musicisti non ne possono più. Ma la gente se lo aspetta e deve sentir cantare queste canzoni.
Beh, è ​​vero da un certo punto di vista. La differenza è che Elvis non ha scritto queste canzoni, non sono state create dal suo cuore, le ha fatte sue, però. Ma la differenza tra Elvis e Neil, è che  queste canzoni sono parte di Neil, quindi quando va là fuori, quello è una parte di lui, condivide parte di sé nello spettacolo. Elvis era solo un performer in quel senso, un interprete, un cantante. Questo è il motivo per cui si annoiava facilmente con quelle canzoni. Le vecchie canzoni che la gente pensava di dover ascoltare, le avrebbe quasi buttate via.

Si vede che, nel 1970, si ascoltavano intere versioni di "Don't Be Cruel", "All Shook Up" e "Hound Dog" . Ma nel 1972-73 erano solo parte di un medley, messe insieme, del tipo:  "Concludiamo questa parte e sbarazziamocene in fretta per passare a qualcosa che dia più soddisfazione".
Non so per quanto riguarda la musica, ma personalmente penso che fosse una cosa psicologica. In quegli anni non era più orgoglioso di niente; si era evoluto in un uomo completamente diverso, sai, era diventato molto autodidatta, molto colto, aveva avuto un'intera carriera, anni ad Hollywood. Molta acqua era passata sotto i ponti nella sua vita. A quei tempi era un ragazzo piuttosto selvaggio e grezzo, quindi non era per forza orgoglioso di quelli che chiamava "quei tempi spastici".

È triste che quarant'anni dopo, cinquant'anni dopo, persone come Elvis, Jerry Lee Lewis, Carl Perkins siano ancora tutti ricordati per quei primi due o tre anni. Purtroppo dimenticando ciò che è venuto dopo, anche se tutti hanno avuto lunghe carriere. Il mio periodo preferito con Elvis è il suo lavoro dopo Gennaio del 1969, ma potrebbe avere qualcosa a che fare con l'essere giovane, la mia età.
Sì, potrebbe benissimo essere questo il motivo.

Con tutti i concerti e le registrazioni in studio in corso negli anni '70 con Elvis, facevi qualcos'altro?
Prendevamo lezioni di karate; anche Donna (indicando sua moglie). Aveva detto che voleva fare un film, una specie di thriller di spionaggio internazionale sul karate, una specie di "Enter The Dragon", come quello che aveva fatto Bruce Lee. Penso che abbia effettivamente iniziato a scrivere una sceneggiatura.

In realtà hanno filmato due bobine. Hanno girato quaranta minuti a Memphis, in uno studio. L'idea era un film che si chiamasse "The New Gladiators".
Davvero, beh, questa è una novità per me. Tutto quello che so è che me ne ha parlato, ce ne ha parlato di volerlo fare; voleva coinvolgere tutti noi nella lezione con tutti i maestri di karate che sarebbero arrivati. Anche mia moglie.

In una recente intervista, il tastierista Bobby Ogdin, che ha fatto più di cinquanta spettacoli con Elvis, ha detto di non averlo mai veramente incontrato.
(Ride) Davvero.

È così che funzionava? Ha detto che saliva sul palco, Elvis entrava e poi se ne andava. 
"Elvis has left the building". - Elvis ha lasciato l'edificio - In un certo senso non aveva mai avuto la possibilità di incontrarlo.
Non lo so, se lo dice lui, è sicuramente possibile.

Lui ha spiegato che non c'erano prove in corso; lui entrava, qualcuno gli dava le istruzioni di cosa doveva suonare, si esibiva sul palco, Elvis usciva dal suo camerino, faceva lo spettacolo, presentava Bobby, gli lasciava il suo spazio sotti i riflettori, poi Elvis se ne andava. 
Dice di non aver mai incontrato Elvis e mi chiedevo se c'era qualche contatto fuori dagli spettacoli, esclusi i membri principali della band?
Possibilmente no. È verosimile che alcuni di quei ragazzi non lo abbiano mai incontrato.

Una delle cose che sono successe più di recente è il concerto virtuale di Elvis. Un evento unico nel suo genere, in quanto la star che la gente viene a vedere non è più tra noi. Ti sembra divertente? Come ci si sente? Deve essere molto ripetitivo...
Beh, ripetitivo nel senso che non riesco a vedere lo spettacolo, non riesco a vedere l'effetto completo di ciò che sta realmente accadendo. Lo schermo è proprio sopra di me o dietro di me, quindi non riesco a percepire o vedere cosa vedono e sentono tutti gli altri durante lo spettacolo. Posso solo andare avanti su quello che mi dice la gente. Tutti dicono che è una situazione fantastica e non mi dilungherò su ciò che pensano tutti. Ma evidentemente lo è, la vedo in questo modo: il comune denominatore dell'intera esperienza di "Elvis The Concert" è che, nel corso degli anni, quando le persone scoprono chi sono e parlo con qualcuno, mi dicono: "Oh, uno dei miei grandi rimpianti è di non aver avuto l'opportunità di vedere Elvis quando era vivo". 
Posso onestamente dire a queste persone: "Beh è un peccato, ma se riesci a vedere lo spettacolo virtuale di Elvis, è la cosa che gli si avvicina di più. E' talmente simile da renderti davvero in grado di percepire com'era". 
Quindi penso che, in questo senso, stiamo davvero dando qualcosa alle persone. Ovviamente è un'impresa commerciale.

Tutto l'intrattenimento lo è.
Beh, è ​​divertimento, non ci sono dubbi. Ma mi sento bene nel fare lo spettacolo, in particolare quando lo portiamo in Europa perché i fans lì assolutamente impazziscono.
E' semplicemente incredibile come rispondono. Semplicemente non hanno mai avuto la possibilità di vedere Elvis perché non ci è mai andato. Quindi, in un modo che ci piaccia o no, siamo diventati i suoi ambasciatori qui, e la gente ci tratta proprio come... Sai, ci sono centinaia di persone fuori dalle porte del palco quando usciamo, in attesa di autografi o per parlare. È una cosa grandiosa, non solo per l'ego. Ti senti come se stessi facendo qualcosa di utile. Non è la cosa più gratificante dal punto di vista musicale, perché ho le cuffie, guido l'autobus, sai. Stiamo realizzando questa cosa perché l'ho impostato in modo da poterlo fare dal vivo; abbiamo cercato di farlo funzionare tecnicamente, stiamo cercando di ricreare ciò che abbiamo fatto in prima istanza.
Sostanzialmente sto suonando su una traccia televisiva. Non abbiamo avuto nemmeno il lusso di entrare, prendere singole tracce, remixare e tutto il resto. Non abbiamo avuto tutto questo. Il tutto era stato messo in piedi per fare uno spettacolo nel 1997, a Memphis.
Ed è andata così bene che hanno detto: "Beh, che ne dici, cosa ne pensi...", e siamo ancora qui a continuare a farlo. Tecnologicamente è un incubo per me. 

Ho visto lo spettacolo quattro volte ed ogni volta, dopo dieci minuti, ti dimentichi che Elvis non è effettivamente lì.
Bene, ecco qua. È un fenomeno.

C'è un rovescio della medaglia. Se Elvis fosse stato lì, avresti voluto essere nei posti nelle prime file. Con lo spettacolo virtuale, si vuole stare dietro, perché altrimenti non puoi vedere esattamente chi c'è. È più simile agli spettacoli da stadio con schermi giganti. Quindi più stai indietro tra il pubblico, migliore è la visibilità.
Sì, e puoi vedere l'effetto collage. Quello che mi dicono è che il grande schermo e le due telecamere live creano un effetto collage.

DONNA TUTT: Vieni risucchiato. Stavo giusto parlando con qualcuno questa mattina. Elvis aveva ed ha un tale carisma; è l'unica persona che conosco che abbia quel carisma sullo schermo e tu non ti rendi conto che non è lì. Penetra così meravigliosamente da quello schermo. 

Non credo che un altro artista potrebbe fare uno spettacolo virtuale. Per quanto ci siano stati molti buoni artisti, penso che sarebbe difficile. Penso che Elvis sia l'unico artista con una band che i fans possono chiamare per nome. Non manca di rispetto agli altri musicisti. E' semplicemente così.
Certo, capisco.

Penso che sia in parte perché ha presentato e messo sotti i riflettori i musicisti durante gli spettacoli.
No, non lo so, perché era orgoglioso delle persone che aveva intorno; faceva parte della sua natura di condivisione. Aveva un'indole molto generosa, quindi diceva: "Ehi, suona un assolo o fai questo"; lui era proprio così. Non era un tipo che voleva tutta la gloria, tutta l'attenzione. Non era insicuro sotto questo aspetto. Si legava molto alle persone di cui si circondava.

Negli ultimi due anni, in particolare, ha dedicato molto tempo sul palco ad ogni singolo musicista, con un assolo. So che a molte persone non è piaciuto, ma quello che molte persone dimenticano è che Elvis aveva bisogno di una band, aveva bisogno di un'orchestra, o avrebbe semplicemente cantato lassù da solo. Non si può guardare solo l'individuo, si deve guardare tutto l'insieme.
Penso che sia giusto. Uno dei motivi è che voleva davvero riconoscere le persone da cui era circondato. Gli piaceva il talento, si sentiva molto incoraggiato da tutto il talento che aveva intorno, quindi lo condivideva con le persone.
L'altra cosa è che serviva anche allo scopo di dargli la possibilità di riposare, dato che era in condizioni forse peggiori. Forse voleva riposare la voce o il fisico, non lo so. 

È un artista fenomenale Neil Diamond. Vedi qualche paragone tra quello che stai facendo con Neil e quello che hai fatto con Elvis?
Beh, sono due persone totalmente diverse. Si conoscevano ed hanno fatto un paio di canzoni l'uno dell'altro. Entrambi hanno quell'attrazione, o quella capacità di essere in grado di far sentire le persone come se fossero lì a tu per tu. Penso che questa sia la loro principale somiglianza. Non credi anche tu?

So che andiamo avanti da più di un'ora, quindi per cercare di concludere. Cosa riserva il futuro a Ronnie Tutt? "Elvis The Concert" torna in Europa?
Sì, è molto probabile che torni in primavera, Aprile o Maggio del prossimo anno. Sarà come un tour di 15-20 spettacoli. Ne stanno parlando, stanno arrivando le offerte.

Bene, grazie ancora. È stato un piacere parlare con te. Spero di rivederti presto.


Source: Glasgow Elvis Fan Club