ELVIS PRESLEY, ED SULLIVAN E "PEACE IN THE VALLEY" TRA TV, MUSICA E POLITICA

In questo interessante articolo, l'autrice Trina Young ci racconta un retroscena dell'esibizione della canzone "Peace In The Valley", che Elvis Presley ha eseguito in occasione della sua terza ed ultima apparizione all'Ed Sullivan Show.

Il 06 Gennaio 1957, Elvis Presley fece la sua terza e ultima esibizione all'Ed Sullivan Show. Quella sera eseguì sette canzoni. Inizialmente un medley di 3 canzoni dei suoi migliori successi: "Hound Dog", "Love Me Tender" e "Heartbreak Hotel", poi passò a "Don't Be Cruel"; seguito da "Too Much" e "When My Blue Moon Turns to Gold Again".
Alla fine dello spettacolo, Presley, accompagnato dai Jordanaires, cantò una canzone gospel, "Peace in the Valley".
Ed Sullivan presentò la canzone dando spazio alla richiesta di Elvis alle persone, affinché facessero una donazione alla causa di beneficenza per il soccorso dei rifugiati ungheresi.
Nel 1956, gli ungheresi intrapresero una rivoluzione contro l'Unione Sovietica, in una lotta disperata per la libertà.
"Poiché si sente molto preso dalla vicenda della liberazione ungherese", disse Ed Sullivan "esorta tutti noi, in tutto il Paese, a ricordare che sono necessari aiuti immediati... Desidera ricordarti di inviare versamenti alle varie chiese, Croce Rossa, ecc. ."
Sullivan disse anche che Elvis avrebbe presto fatto un concerto di beneficenza per la liberazione del popolo ungherese quando fosse tornato a Los Angeles.
Anche se il concerto non ebbe mai avuto luogo, il fatto che Presley abbia dedicato la canzone gospel "Peace in the Valley" ai rifugiati ungheresi ha avuto un effetto significativo sul popolo dell'Ungheria. Per la loro causa, infatti, vennero raccolti circa 25 milioni di franchi svizzeri.
Ancora oggi i fans ungheresi di Elvis gli esprimono la loro gratitudine per averli approvati, tanto da aver costruito l'Elvis Presley Park a Budapest in suo onore ed avergli conferito la cittadinanza onoraria nel 2011.
(N.d.R.: Ne avevamo dato notizia a suo tempo nel forum del nostro sito. CLICCA QUI!)


"Ma perché Elvis Presley dovrebbe scegliere di cantare una canzone gospel sulla rete televisiva nazionale durante l'apice della sua carriera nel rock and roll?".
"E perché la casa discografica di Elvis, la RCA, e lo scaltro manager, il Colonnello Parker, hanno permesso ad Elvis di virare in un'altra direzione musicale, rischiando di alienarsi i fans della prima ora?".
La domanda non era di poco conto per i fans che vedevano Elvis come il re del rock and roll!
Per molti anni, i fans hanno creduto alla storia descritta nel libro "The Gospel Side of Elvis" di Joe Moscheo come ragione del fatto per cui Elvis cantò "Peace in the Valley" all'Ed Sullivan Show. Moscheo descrisse Elvis come colui che ha insistito per cantare una canzone gospel per far piacere a sua madre, fino ad arrivare al punto di avere una resa dei conti con i produttori dello spettacolo.
Ma documenti scoperti nel 2020 negli archivi ufficiali di Graceland raccontano una storia differente.
Infatti, in base ad una lettera datata appena tre giorni prima dell'esibizione, inviata ad Elvis dall'assistente del Colonnello Parker, Tom Diskin, fu Ed Sullivan colui che suggerì ad Elvis di cantare una canzone gospel durante lo spettacolo.
"Il Sig. Sullivan ha pensato che sarebbe molto appropriato per te cantare un inno o una canzone semi-religiosa durante lo spettaolo", scrisse Diskin a Presley. "Sicuramente puoi cantare un inno in modo molto efficace e penso che sarebbe di grande impatto su tutti gli spettatori. È stato suggerito che una canzone come "Peace in the Valley" potrebbe essere tenuta pronta. Abbiamo ottenuto la musica di questa canzone e te la stiamo inoltrando".
Considerando l'ambiente culturale dell'epoca, questo ha molto senso.
Ed Sullivan stava ricevendo molte critiche dai telespettatori e dagli sponsor pubblicitari, che si lamentavano delle volgarità dei movimenti di Presley che avevano visto durante le sue prime due esibizioni a Settembre e ad Ottobre del 1956.
Lasciando sorprese molte persone, a titolo di compromesso, Ed Sullivan decise di mostrare Elvis solamente dalla vita in su in occasione della sua terza esibizione.
Il buon senso suggerì che un altro modo per domare i movimenti di Elvis era metterlo in condizione di cantare una canzone meno movimentata, in modo che non sentisse il bisogno di fare giravolte.
Anche se Diskin dice ad Elvis che è stato Ed Sullivan a proporre l'idea, non ci sarebbe da sorprendersi se il vero ideatore di questa scelta fosse stato il Colonnello Parker.
In effetti, Parker aveva scritto una lettera ad Ed Sullivan, datata 25 Settembre 1956, proponendo la ballata che Elvis avrebbe dovuto cantare durante la sua seconda esibizione nello spettacolo del 28 Ottobre 1956.
Come ha detto Angie Marchese, Direttore degli archivi di Graceland, a proposito della lettera (nella quale si ravvisa un errore di battitura, in quanto è  datata 3 Gennaio 1956 anziché 1957):
"È piuttosto interessante che quella richiesta provenisse in realtà da Ed Sullivan e non fosse di Elvis, come ci è sempre stato tramandato in tutti questi anni".
In un sottile tentativo di spiegare la scelta di Presley di cantare una canzone gospel, Ed Sullivan disse che Elvis avrebbe "...cantato una canzone che pensa sia in grado di creare l'atmosfera che vorrebbe".
Il pubblico reagì positivamente alla performance, tanto che ha poi la RCA fu propensa a supportare un Extended Play gospel di quattro canzoni chiamato "Peace in the Valley", pubblicato pochi mesi dopo, ad Aprile.
L'Extended Play "Peace in the Valley" sorprese tutti vendendo inizialmente oltre mezzo milione di copie, diventando in seguito disco di platino, e spingendo la RCA ad incoraggiare Elvis a fare il suo primo album gospel pochi anni dopo.
Elvis, nel percorrere questa strada, registrò tre album gospel durante la sua carriera. Ironia della sorte, gli unici Grammy Awards che il Re del Rock and Roll abbia mai vinto, sono stati proprio per le sue incisioni gospel.
Nella foto qui sotto: la lettera di Tom Diskin ad Elvis Presley.
CLICCA QUI E GUARDA IL VIDEO DI ANGIE MARCHESE!



(c) Trina Young