"THE FAITH OF ELVIS" DI BILLY STANLEY - 2


Elvis è vivo. So che sembra pazzesco, ma è vero. Come so che è vivo? Perché l'ho visto.
Mentre guardavo la bara di Elvis che veniva introdotta nel mausoleo nel 1977, ho sentito un dolore travolgente presumendo che non l'avrei mai più rivisto.
Ma l'ho visto. La prima volta è stato in un sogno dieci anni dopo. Droghe e cattive decisioni mi avevano portato al punto più basso della mia esistenza e le parole che mi disse cambiarono la mia vita per sempre.
Ho visto Elvis per la seconda volta nel 2018, quarantuno anni dopo la sua morte.
Ho sofferto di attacco di cuore e mi sono ritrovato clinicamente morto per dieci minuti.
Ma è stato un tempo sufficiente per vedere Elvis in una visione. Abbiamo parlato brevemente e lui ha condiviso il suo messaggio definitivo con me: "Dì a tutta la mia famiglia, agli amici ed ai fans che li amo. E che li incontrerò quando verranno qui".
Questo libro non riguarda il mio tentativo di condividere il messaggio che Elvis mi ha dato. Voglio anche rivelare la storia vera di un grande uomo. Dietro lo sfarzo ed il glamour, dietro ai film ed ai milioni di dischi venduti, è un uomo guidato dalla fede in Dio.
Non l'ho conosciuto come un fan, un produttore di Hollywood o le innumerevoli persone che volevano qualcosa da lui. L'ho conosciuto come un fratello.
Voglio che voi vediate l'uomo che ha dato moltissimo di se stesso - quasi troppo. Un uomo che pensava fosse meglio donare che ricevere. Un uomo dedicato a proteggere i suoi fratelli più giovani ed a condividere l'amore di Gesù con ognuno di noi.
Questa è una storia di fede, di speranza e di amore. E' la storia che solo un fratello può raccontare.
Avevo sette anni quando mia madre, Dee, portò me ed i miei fratelli più piccoli a vivere a Graceland nel 1960. Sebbene mio fratello Ricky ed io fossimo nati lo stesso anno, nel 1953, io ero più grande di lui di 11 mesi. Io sono nato in Gennaio e lui è nato in Dicembre. Mio fratello David era più giovane di due anni.
Per quanto riguarda mia madre, era ancora giovane, ma con un bel po' di esperienza di vita sulle spalle. Come moglie di un militare, si era trasferita molte volte ed era pronta per sistemarsi. Mia madre e mio padre erano separati, ma il loro divorzio non era ancora definitivo. Avrebbe sposato il padre di Elvis, Vernon, pochi mesi dopo il nostro trasferimento con la famiglia Presley.
Nessuno di noi aveva idea di come le nostre vite stessero per cambiare. Pochi attimi dopo il nostro arrivo a Graceland, l'uomo che il mondo conosceva come "il Re", abbracciò me ed i miei fratelli esclamando: "Papà, ho sempre voluto un fratellino. Ora ne ho tre!".
Queste furono le prime parole che sentì dire da Elvis.
Non ci ha mai chiamati fratellastri. Da quel momento in poi, siamo stati semplicemente i suoi fratelli. Eravamo una famiglia.
Eravamo solamente dei bambini quando arrivammo, trascinati in un mondo che non potevamo nemmeno immaginare. Elvis immediatamente si comportò come avrebbe fatto qualsiasi altro fratello maggiore e si prese cura di noi.
Nel corso degli anni, innumerevoli persone sono entrate ed uscite dalla vita di Elvis. Ma noi abbiamo vissuto tutto questo, dall'interno, con il vero Elvis.
Lui divenne nostro amico, mentore, guida, maestro e cheerleader. Nessuno ha avuto maggiore impatto sulla mia vita e su quella dei miei fratelli.
Per quanto posso ricordare, Elvis ha usato la stessa Bibbia, che portava con sé ovunque. Quando diventai finalmente abbastanza grande per poter lavorare con lui, divenni responsabile di quella Bibbia. Mi assicuravo che la Bibbia fosse presente in ogni stanza d'albergo in cui alloggiava. La sistemavo ordinatamente sul suo comodino, dove lui voleva che lo aspettasse prima e dopo i suoi concerti, che registravano il tutto esaurito.
Per anni, quando mi chiamava nella sua stanza, Elvis teneva la sua Bibbia tra le mani. Era ben tenuta, piena di sue note ed appunti.
Era un giovane uomo, pressato dentro ad un mondo che era costantemente sotto i riflettori e lui mi affidò quella Bibbia e si assicurò che fosse ovunque andasse.
In quei momenti privati, quando trascorreva il suo tempo con la Bibbia, vedevo l'autentico Elvis, un uomo con le radici nella fede.
Dal giorno in cui ci siamo incontrati fino alla nostra ultima conversazione, lui ha condiviso quella fede con me.
Iniziò con una preghiera speciale prima di dormire la nostra prima notte a Graceland e finì appena due giorni prima della sua morte con una conversazione che riguardava Gesù, l'amore ed il perdono.
Nei 17 anni che ci sono in mezzo, sono stato testimone diretto della sua fede in Gesù e dell'amore verso tutti.
Elvis non era perfetto. Proprio come il resto di noi che camminiamo su questa terra, faceva errori. Malgrado questo, Elvis sapeva di essere stato benedetto ed amava donare agli altri. Lui estendeva la medesima generosità a chiunque. Il suo messaggio fu sempre chiaro: tratta tutti allo stesso modo. Guarda ai loro cuori ed alle loro anime, come loro trattano te. Se loro ti trattano male, potrebbero avere qualcosa che non va nelle loro vite in quel momento. Pertanto, tu guardali e dì: "Ti perdono" e vai avanti.
Elvis credeva nell'amore e voleva questo per me e per i miei fratelli più di qualsiasi altra cosa. Lui voleva questo per tutti. Lui l'ha vissuto ogni giorno ed ha trovato un modo per condividerlo con il mondo attraverso la sua vita e la sua musica.
Arrivò un periodo durante la sua carriera in cui iniziò ad inserire canzoni gospel nei suoi concerti. A migliaia di fans adoranti, che cercavano l'emozione della sua musica, sono state presentate le sue versioni delle canzoni gospel e degli inni sacri. Questa era la sua testimonianza. Lui vedeva la sua musica come un mezzo non solo per mantenersi, ma per cambiare le vite. Lo vedeva come un ministero.
Elvis sapeva di non poter fare miracoli, ma i miracoli accadevano attraverso la potenza della sua musica. Lui stava facendo conoscere la buona novella mediante il dono che Dio gli aveva dato: la sua voce.
Il palcoscenico era il suo pulpito.
I fans urlanti erano la sua congregazione. Ed era magico.
I fans venivano da noi a parlarci di come la musica gospel li aveva portati a credere nuovamente. Venivano a vedere "il Re", ma se ne andavano avendo conosciuto un altro Re, l'Unico che può salvarli. Questo è il suo lascito.
Elvis ha pubblicato due dozzine di album in diversi generi durante la sua carriera, ma ha vinto Grammy Awards solamente per la sua musica gospel. Se ascoltate le sue incisioni gospel, potete sentire che c'è qualcosa di diverso, quelle registrazioni sono piene di sentimento. Il motivo è che quelle canzoni contenevano una verità che riusciva ad entrare nella profondità dell'anima di Elvis molto più di qualsiasi altra cosa.
Il verso della Bibbia che preferiva era Giovanni 3:16, che dice: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna".
Questo è ciò che Elvis voleva più di qualsiasi altra cosa: che le persone conoscessero Dio ed avessero fede in Gesù.
Elvis sapeva che il suo tempo sulla terra era limitato.
Poco prima di morire, si è seduto insieme a noi tre, i suoi fratelli.
Disse: "Se dovesse succedermi qualcosa, se dovessi morire, ci sono solamente tre persone in questo mondo che possono veramente raccontare la mia storia dalla giusta prospettiva. In qualità di miei fratelli, voi siete gli unici che possono farlo".
Ora è arrivato il momento di fare luce per vedere attraverso i desideri del Re del Rock and Roll.

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