"ELVIS MY BEST MAN" DI GEORGE KLEIN: IL RAGAZZO CHE CANTAVA


La Humes High School era un grande edificio di mattoni che si trovava in North Manassas Street a North Memphis - l'edificio più grande in quella parte della città - e fungeva da scuola media e superiore per i ragazzi del nostro quartiere operaio.
Nell'autunno del 1948 ero pronto per iniziare la terza media, il mio secondo anno alla Humes, e francamente non vedevo l'ora. Mi piaceva stare nel grande edificio, spostarmi da una classe all'altra, avere il mio armadietto personale e far parte di un grande gruppo di ragazzini, un gruppo che includeva alcune ragazze carine.
C'era solo un problema nel tornare a scuola, ossia una lezione particolare del mio programma del semestre autunnale, da cui volevo disperatamente scappare: la lezione di musica della signorina Marmann.
La Humes aveva un sacco di insegnanti severi, ma la signorina Marmann era una delle più dure ed in una scuola piena di ragazzi piuttosto difficili, quelli che creavano problemi in altre classi si sedevano sempre composti nella classe della signorina Marmann e si guardavano bene dal farsi sorprendere a masticare gomma.
Anche per gli standard del '48, la signorina Marmann era "vecchia scuola": si diceva che fosse estremamente incline a colpire gli studenti disattenti con uno speciale righello che teneva sulla sua scrivania.
Mi piaceva abbastanza la musica, ma non andavo matto all'idea di essere picchiato, pertanto prima che le lezioni iniziassero quell'autunno, cercai una via di fuga.
La regola alla Humes era che se eri un membro del gruppo musicale, non dovevi seguire il corso di musica, quindi mi sono iscritto ai provini della band e dissi che ero interessato a suonare la batteria. Scoprii che c'erano molti ragazzi che facevano i provini per entrare nella band solo per sfuggire alle lezioni della signorina Marmann, ed immagino che in questo modo lei abbia davvero incoraggiato l'apprezzamento della musica. Ma i provini consistevano in un test scritto e musicale abbastanza complicato ed, a quanto pare, non me la cavai molto bene in nessuno dei due, perché fui subito giudicato non idoneo.
Ma, sapete, se fossi riuscito a suonare la batteria, forse non avrei incontrato Elvis Presley.
La scuola iniziò e la signorina Marmann fu senza dubbio all'altezza della sua reputazione. Aveva davvero un righello, ma dovetti rendermi conto che io e lei andavamo d'accordo. Sembra che entrambi ritenessimo che gran parte della musica popolare dell'epoca fosse noiosa, ripetitiva e senza valore.
Un pomeriggio, mentre si stava lamentando di come la nostra esposizione alla musica fosse limitata a poche canzoni di successo, alzai la mano e dissi che "Dance, Ballerina, Dance" di Vaughn Monroe veniva fatta ascoltare più e più volte alla radio e che mi piaceva tantissimo. Invece di afferrare il suo righello, la signorina Marmann sorrise appena e disse: "Questo è un ottimo esempio, George".
La nostra mancanza di interesse per le canzoni della hit parade è stata probabilmente l'unica cosa su cui Miss Marmann ed io eravamo d'accordo quando si trattava di musica. Lei credeva che sarebbe stato meglio ascoltare Bach, Brahms e Beethoven.
Non sapevo ancora come doveva essere in realtà la musica che volevo ascoltare alla radio, ma ero abbastanza sicuro che non volevo che venisse suonata da un'orchestra.
A Novembre, alla classe della signorina Marmann si unì un nuovo ragazzo la cui famiglia si era appena trasferita a Memphis da Tupelo, nel Mississippi. Sono sicuro che l'insegnante disse il suo nome e lo presentò al resto di noi, ma non si distinse molto e non lo notai.
Non gli prestai molta attenzione, almeno fino a poche settimane dopo, un Venerdì, quando la signorina Marmann annunciò che, siccome il Natale era ormai alle porte, anziché fare regolari lezioni di musica, la settimana successiva avremmo avuto un "trattamento speciale": avremmo potuto cantare le canzoni natalizie insieme. Non era una cosa troppo "speciale" per me, ma il nuovo arrivato ha alzò subito la mano.
"Signorina Marmann?" chiamò.
"Sì, Elvis?"
"Le dispiace se porto la mia chitarra in classe e canto?".
Ci furono alcune risatine e risate. A quel tempo, nel 1948, non c'era niente di attraente in un ragazzino di tredici anni che suonava uno strumento "country" come una chitarra. 
Sarebbe stato fantastico portare a scuola il tuo pallone da calcio oppure i guantoni da boxe. Ma questo ragazzino voleva portare la sua chitarra e voleva cantare.
Lui stava alla parte sinistra dell'aula ed io all'estremita del lato destro, ma mi sono ritrovato a fissare questo nuovo ragazzino attraverso le file di banchi. Il suo nome era Elvis Presley.
La signorina Marmann silenziò le risatine della classe, sebbene sembrasse pure lei un po' sorpresa dalla richiesta.
"Sì, Elvis, va bene bene" disse. "Porta la tua chitarra in classe".
Il Lunedì successivo abbiamo preso i nostri posti alla lezione di musica e, come previsto, c'era Elvis Presley con la sua chitarra.
Quando la signorina Marmann lo chiamò, afferrò quella chitarra, andò davanti alla classe e cantò due canzoni per noi, nessuna delle quali era un canto natalizio.
La prima fu "Old Shep", una canzone struggente che parlava di un ragazzo e del suo cane, e poi "Cold Icy Fingers", una divertente canzone di fantasmi. Mentre strimpellava il suo ultimo accordo, ci fu un momento di silenzio scioccato, poi solo una manciata di applausi.
Credo che i nostri compagni di classe si aspettassero probabilmente qualcosa di assolutamente terribile, qualcosa di cui avrebbero potuto ridere. Ma il ragazzino sapeva davvero cantare e suonare e, francamente, rimasi estasiato.
Prima di tutto, era già impressionante che questo ragazzo avesse del talento, ma vederlo alzarsi davanti ad una classe, nell'aula di una delle insegnanti più severe della scuola, per cantare così forte e tranquillamente, è stato qualcosa di mai visto.
Andavo al cinema e sognavo ad occhi aperti una vita nel mondo dello spettacolo, ma non sapevo davvero come avrei potuto arrivarci. Proprio qui, alla Humes High, però, c'era un ragazzino che non aveva paura di mettersi sotto i riflettori. Questo mi ha stupito e mi ha affascinato.
Per la prima di tante, tante volte nella mia vita, ho pensato: "Wow, quel ragazzo è figo".
Sarebbe bello dire che Elvis Presley ed io siamo stati compagni inseparabili da quel momento in poi, ma non è stato proprio così. Mi sono presentato a lui ad un certo punto ed abbiamo parlato un po' quando ne abbiamo avuto la possibilità, diventando due ragazzi che erano felici di incrociarsi nei corridoi. Ricordo che disse che aveva fatto anche lui il provino per la band musicale, ma era stato rifiutato. (Non sono ancora sicuro del motivo per cui un ragazzo con il suo talento non sia entrato, ma sono grato per questo).
A quel tempo, Elvis e la sua famiglia vivevano in una pensione in Poplar Street, anche se presto si trasferirono nei progetti di edilizia sponsorizzati dal governo a Lauderdale Courts.
Io abitavo dall'altra parte della strada rispetto alla Humes con mia madre e mia sorella e, quando noi ragazzi uscivamo da scuola alle 3.15, Elvis andava a casa sua ed io a casa mia. Guardando indietro, capisco che lui e la sua famiglia erano stati poverissimi a Tupelo e stavano cercando duramente di adattarsi e di far funzionare le cose nella nuova città in cui erano venuti ad abitare.
La mia famiglia proveniva da un po' più lontano, ma stava lavorando altrettanto duramente per tirare avanti. Mia madre e mio padre erano entrambi ebrei ortodossi.
Lei era originaria della Russia, lui della Polonia, ed entrambi fuggirono dalle loro case negli anni '20 quando l'antisemitismo divampò in tutta l'Europa orientale.
Mia madre aveva dei parenti a Chicago, ma il suo trasferimento negli Stati Uniti venne patrocinato da un avvocato ebreo di Memphis, e fu tramite lui che conobbe mio padre. Si stabilirono in una piccola casa in Leath Street a North Memphis, hanno avuto mia sorella Rosie, poi mia sorella Dorothy e poi me.
I miei genitori erano fuggiti prima dell'ascesa di Hitler ed avevano iniziato a costruirsi una  nuova e migliore vita in America, ma le cose presero una brutta piega quando mio padre si ammalò gravemente. In realtà, lo ricordo a malapena come parte della mia infanzia e, ad essere sincero, non sono nemmeno sicuro di cosa abbia sofferto. Ho solo qualche vago ricordo di quando sono andato a fargli visita in un ospedale speciale a Hot Springs, in Arkansas, dove era stato ricoverato per gli ultimi due anni della sua vita.
Non siamo mai stati ricchi, ma stavamo abbastanza bene per farmi indossare vestiti puliti e per avere sempre qualcosa da mangiare per cena.
Mio padre aveva avviato un'attività di produzione prima di ammalarsi, comprando frutta e verdura dai contadini e vendendole ai negozi di alimentari e, con i soldi che aveva guadagnato, comprò due piccole case a North Memphis, una per noi in cui vivere ed una da affittare.
Dopo la sua morte, ci siamo mantenuti in parte con i soldi dell'affitto e con i soldi che guadagnava mia madre come sarta, modificando abiti in una delle più belle sartorie nel centro di Memphis.
Non appena sono diventato abbastanza grande, ho iniziato a lavorare anche io ed ho messo da parte soldi extra in ogni modo possibile, facendo cose come vendere palloncini agli eventi mondani.
Non c'erano molti ebrei nel nord di Memphis, e so che ci sono alcuni posti nel Sud in cui la mia famiglia non si sarebbe sentita ben accolta, soprattutto considerando le alte tensioni durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma la mia famiglia è stata accettata molto tranquillamente e si è inserita nell'ambiente così bene, che l'unica volta che mi sono ritrovato faccia a faccia con un pregiudizio, non sapevo cosa fosse.
Quando ero in seconda media, il mio primo anno alla Humes, un ragazzo più grande mi si avvicinò un pomeriggio e mi chiamò "Bambino ebreo".
Forse si aspettava che scoppiassi a piangere o che gli tirassi un pugno, ma rimasi lì a fissarlo perché, francamente, non sapevo se "Bambino ebreo" fosse una cosa cattiva o buona.
Così chiesi al ragazzo: "Cos'è un 'bambino ebreo?". 
La domanda lo spiazzò e, come si vide al momento, non riuscì a trovare una risposta. Ha solo alzato le spalle e se n'è andato, e non ho mai più sentito parole del genere.
Quando andavo a scuola alla Humes, avevo un'abitudine che seguivo quasi tutti i giorni dopo le lezioni: facevo una breve sosta in un bar locale per prendere una bibita fresca o una caramella, poi correvo a casa per passare un po' di tempo con l'unico oggetto di lusso in casa mia: una grande radio console.
Da bambino, raramente mi perdevo un episodio delle avventure del "Green Hornet", di  "Lone Ranger" o di "Superman".
Ascoltavo Bill Gordon, il disc jockey del pomeriggio sulla più grande stazione radiofonica di Memphis, la WHBQ. Gordon suonava i successi del giorno, il genere di cose che lasciava Miss Marmann indifferente, ma lui era un tizio divertente ed energico durante la messa in onda, ed è stato il primo ragazzo in assoluto che abbia sentito parlare di dischi e fare battute su ciò che stava facendo ascoltare.
Per divertirmi ancora di più, alcune volte facevo un giro delle stazioni radio, passando dalla WHBQ 560 fino a WDIA 1070. Nel 1949, WDIA divenne la prima stazione radio del Sud ad assumere talenti di colore, a cominciare dal disc jockey Nat D. Williams.
Williams, ed in seguito altri deejay come Rufus Thomas ed un giovanissimo B.B. King, suonavano una musica molto diversa per il vasto pubblico nero della città. È stato sintonizzandomi su WDIA che ho iniziato a sentire una musica diversa da qualsiasi altra avessi mai sentito nella hit parade: canzoni di Big Joe Turner, The Clovers, Fats Domino, Ruth Brown e Johnny Ace.
Questa roba sembrava selvaggia ed un po' pericolosa, e non ne avevo mai abbastanza, anche se non sempre capivo le cose che venivano cantate.
Molti dei miei compagni di classe la pensavano allo stesso modo e divenne una specie di moda provare a scrivere le parole che riuscivamo ad afferrare quando una nuova canzone veniva suonata su WDIA per poi portarle a scuola il giorno dopo e cercare di capire esattamente quello che avevamo sentito.
So che in alcune abitazioni i ragazzini che venivano sorpresi ad ascoltare "quel tipo di musica" venivamo messi in castigo o anche peggio. Ma mia madre non ha mai visto il motivo di arrabbiarsi per quello che stavo ascoltando. Aveva vissuto i veri problemi in Russia ed era felice di avere quello che aveva negli Stati Uniti.
Finché non mi mettevo a fare a pugni, non fossi stato portato a casa dalla polizia e avessi ottenuto voti decenti, non si sarebbe arrabbiata troppo per dove posizionavo il sintonizzatore della radio.
Nel periodo in cui ho frequentato la Humes High, Elvis ed io finimmo per frequentare un bel po' di lezioni insieme, incluso un corso di dattilografia, che entrambi abbiamo superato a malapena, credo. Ogni tanto lo vedevo anche in giro per la città.
Quando la Mid-South Fair arrivò al Memphis Fairgrounds nel 1950, alcuni amici ed io capimmo che c'era un posto dietro alcuni tendoni dove potevi arrampicarti su una recinzione per intrufolarti e risparmiare i 50 centesimi di ingresso.
Una sera ero a metà della recinzione, quando ho sentito qualcosa che l'ha scossa. Ho guardato alla mia sinistra e c'era Elvis, a metà della sua parte di recinzione ed altrettanto felice di aver risparmiato i suoi 50 centesimi.
Immagino che chiunque al liceo cerchi un modo per guadagnare un po' di notorietà mostrando la propria personalità. A quel tempo, i modi più comuni per farsi notare erano essere un atleta oppure una cheerleader, oppure essere parte della gruppo politico della scuola, così io presi la strada della politica. Divenni redattore del giornale della scuola, redattore dell'annuario ed, all'ultimo anno, divenni presidente di classe. Mi ha fatto piacere essere in grado di andare d'accordo con tutti i tipi di compagni di classe: gli atleti, gli studiosi e quelli che erano un po' diversi.
Elvis portava la sua chitarra sempre più spesso per cantare a piccoli eventi di classe, come qualche festa. All'ultimo anno, divenne molto chiaro che Elvis era diverso.
La cosa più evidente che lo riguardava era che si vestiva in modo diverso. La maggior parte di noi indossava jeans e semplici camicie con colletto. Ma non si è mai visto Elvis in jeans. (Ho scoperto in seguito che li odiava: gli ricordavano gli abiti da lavoro che la sua famiglia aveva indossato nei momenti di maggiore povertà).
Invece lui indossava pantaloni neri con una striscia rosa lungo il lato ed una giacca sportiva nera con il colletto tirato su.
Si era lasciato crescere i capelli e li portava pettinati all'indietro. E aveva quelle basette. La cosa sorprendente per me ora è che l'aspetto che aveva a quel tempo non era la moda del momento per nessun altro in qualsiasi parte di Memphis, era solo Elvis allo stato puro.
Ma allo stesso tempo, per quanto distintivo fosse il suo aspetto, era di basso profilo e non sembrava mai essere alla ricerca di attenzioni speciali. Ha ottenuto la sua notorietà tranquillamente, ma in modo inconfondibile. E' stato come un martello di velluto.
Elvis, in quegli anni, non era così bello come è diventato in seguito - non era ancora maturato nel suo aspetto fisico. Quindi la maggior parte delle ragazze della Humes non erano sicure di cosa pensare di questo compagno di classe molto diverso.
D'altra parte, alcuni dei ragazzi della Humes pensavano che qualcuno tanto diverso meritasse di essere messo a dura prova. Un giorno è stato messo all'angolo in un bagno della Humes da un gruppo di bulli che brandiva un paio di forbici e che aveva intenzione di tagliargli i capelli. Lui cercò di respingerli, ma il suo ciuffo fu in salvo solo quando uno dei ragazzi più forti e temerari della Humes, Red West, entrò per caso in quel bagno ed vide cosa stava succedendo.
Red disse agli aspiranti barbieri che se volevano tagliare i capelli di Elvis, avrebbero dovuto prima tagliare i suoi, e la questione finì lì.

Il 05 Dicembre 1970 George Klein si sposò ed Elvis Presley fu il suo testimone di nozze.
George Klein è salito al Cielo nella notte tra il 05 ed il 06 Febbraio 2019. Era nato l'08 Ottobre 1935, esattamente 10 mesi dopo Elvis.

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