INTERVISTA A MARIAN JUSTICE COCKE

Marian Justice Cocke è stata infermiera di Elvis Presley negli ultimi anni della sua vita, ma anche amica e confidente.
Era presente anche lei al pronto soccorso quando, il 16 Agosto 1977, Elvis è stato portato d'urgenza in ospedale ed ha assistito a quello che è stato fatto per cercare di salvargli la vita, senza però ottenere risultati. Tanto che, ad un certo punto, resasi conto che Elvis era salito al Cielo, ha chiesto ai medici che stavano tentando di rianimarlo, di lasciarlo in pace.
Qualche anno fa ha rilasciato questa intervista.

Signora Marian, grazie mille per aver accettato di condividere il suo tempo con me e i miei lettori. Per favore ci racconti un po' di lei.
Sono nata in Luglio del 1926 a Fort Benning, in Georgia, da Howard e Nocal Justice ed ho vissuto a Benning i primi otto anni della mia vita, finché mio padre si è trasferito a Scofield Barrack, ad Honolulu, Hawaii.   
Sono cresciuta in quattro diversi luoghi dell'esercito: lì, alle Hawaii, a Ft. McClellan, Alabama; a Fort Davis, Zona del Canale di Panama; poi a Ft. Jackson, nella Carolina del Sud; e quattro giorni dopo i giapponesi presero d'assalto Pearl Harbor e papà fu trasferito al deposito dell'esercito a Memphis come aiutante e poi come ufficiale esecutivo.   
Dall'età di cinque anni volevo fare l'infermiera, ma quando mi sono diplomata alla Whitehaven High School avevo solo 16 anni ed ero troppo giovane, quindi quando ne ho compiuti 19 sono entrata all'ospedale The Holy Name of Jesus di Gadsden, in Alabama.
Dopo la laurea ho lavorato in quell'ospedale, prima di tornare a Memphis per stare con la mia famiglia. 
Il 13 Settembre 1952 ho sposato Robert Cocke ed il 12 Ottobre 1953 nostra figlia, Katey, è nata. Abbiamo vissuto a Memphis tutti gli anni a seguire. Ho lavorato per un chirurgo toracico per 12 anni prima di entrare nello staff del Baptist Hospital come infermiera IV. Due anni dopo sono diventata supervisore di unità e due anni dopo sono diventata supervisore amministrativo, che mi ha assegnato la responsabilità di diverse unità infermieristiche.   
Nel 1984 mi sono licenziata dal Baptist ed un anno dopo il vicepresidente infermieristico mi ha chiamato e mi ha chiesto di tornare, cosa che ho fatto perché mi mancava.
Sono tornata come Supervisore Amministrativo ed ho lavorato altri 16 anni, finché il mio medico mi ha fatto andare in pensione per motivi di salute. 
Ne sento la mancanza? Sì, mi manca ancora essere un'infermiera.

Come e quando ha incontrato Elvis per la prima volta?   
Ho incontrato Elvis nel Gennaio del 1975, quando il dottor Nick è venuto da me, nella mia unità di cura, e mi ha detto che Elvis doveva essere ricoverato e che voleva venisse inserito nel mio reparto.
Non ne ero particolarmente contenta, perché temevo che potesse causare disagi alla mia unità, ma è arrivato un paio di giorni dopo. Avevo tenuto la suite per lui e devo confessare che quando sono entrata e l'ho incontrato, mi è entrato totalmente nel cuore.
Abbiamo passato la giornata insieme perché, in realtà, era il mio giorno libero, e lui mi ha chiesto cosa volevo che facesse riguardo alle infermiere private ed io gli ho risposto di fare quello che si sentiva.
Ha detto che le avrebbe avute, ma voleva che io mi prendessi cura di lui. Gli ho detto che l'avrei fatto, ma doveva capire che gestivo il reparto, vedevo altri 51 pazienti due volte al giorno e gestivo l'unità.
Avremmo avuto l'infermiera dalle 3:00 alle 11:00 e l'infermiera dalle 11:00 alle 7:00 con la stessa mansione. Abbiamo fatto così ed è andato tutto bene.
Elvis è rimasto in ospedale tre settimane ed il giorno di San Valentino mi ha regalato una bellissima croce di diamanti con una catena d'oro. Ha dato all'infermiera del turno dalle 3:00 alle 11:00 un anello di diamanti ed all'infermiera del turno dalle 11:00 alle 7:00 una catena d'oro molto delicata con una piccola croce di diamanti.
Fu dimesso pochi giorni dopo e non l'ho sentito fino ad Agosto di quell'anno, quando mi ha detto che doveva tornare, ma voleva stare nel mio reparto.
Avevamo un paziente nella suite, così ho chiamato Maurice Elliot, uno dei vicepresidenti, per vedere se era possibile trasferirlo in un'altra unità, poiché Elvis voleva tornare al nostro piano. Ha subito acconsentito. La stanza è stata preparata, e quando Elvis mi ha richiamato un'ora dopo, gli ho detto che la suite era pronta. Ho ricevuto una chiamata verso le 21.00 quella sera. Era tornato.
Quando sono entrata, mi ha abbracciata, mi ha detto che aveva perso peso ed ha alzato la maglietta, in modo da farmi vedere la pancia più piatta.
Gli ho massaggiato la pancia e: "Sì, sì, sicuramente ne hai perso" e la cosa successiva che ha detto è stata che aveva una macchina nuova in arrivo per me il giorno successivo.
Gli ho detto che non avevo bisogno di una macchina perché ne avevo una e che potevo guidarne solo una alla volta.
Mi ha risposto che se non la volevo, avrei potuto regalarla, ma stava arrivando, e così è stato.
Il giorno dopo l'auto è arrivata: bianca con rivestimento in pelle bianca ed era bellissima.
Quando è stato dimesso dall'ospedale, il Dottor Nick ha detto che aveva bisogno di un'infermiera per un paio di settimane, per monitorargli la pressione a casa, ed Elvis gli ha detto che voleva che andassi a casa con lui.
Gli ho detto che avevo un lavoro al Baptist, e lui mi ha chiesto se potevo andare solo per un paio di settimane, così ne ho parlato con Bob e Katey quella sera e lui ha detto: "Va bene, due settimane".
Quando sono andata al lavoro il giorno dopo, la prima cosa che mi ha chiesto è stata se potevo andare.
Gli ho detto: "Sì, per due settimane" e lui mi ha detto di portare la mia tessera SS (Social Security). Ho chiesto perché, e lui ha detto che, in questo modo, potevo essere pagata.
Gli ho detto che sarei andata, ma non avrei preso i suoi soldi, e lui mi ha chiesto perché non volevo prendere i suoi soldi; tutti gli altri lo hanno fatto.
Gli ho detto che pensavo fosse ora che qualcuno facesse qualcosa per lui, tanto per cambiare. Quando l'ho detto a Kathy (l'altra infermiera che andava dalle 10:00 alle 14:00 tutti i giorni), ha detto che nemmeno lei avrebbe preso soldi.
Lei rimase fino alla fine di Novembre. Suo marito era in Marina e venne trasferito, quindi lei se n'è andata ed io ho proseguito, continuando a non accettare uno stipendio.
Per Natale di quell'anno, mi regalò un anello con acquamarina da 21 carati tagliato su quattro livelli e con due carati di diamanti attorno.
Sono rimasta fino alla fine di Gennaio, fino a quando mia madre è diventata malata terminale di cancro, così ho dovuto andarmene, prendere un congedo dall'ospedale e rimanere con mia madre fino alla sua morte alla fine di Febbraio.
Elvis inviò dei fiori bellissimi.
Andò alle Hawaii e si rimise di nuovo in viaggio per fare spettacoli, ma ogni volta che mi chiamava e mi chiedeva di andare a Graceland per visitarlo, a prendere una tazza di caffè, a massaggiargli la schiena, ci andavo sempre.
L'ultima volta che mi ha chiamata è stato solo pochi giorni prima di morire.
Erano le 2.00 del mattino. Mi sono alzata, sono andata, mi sono seduta su un lato del suo letto e lui ha parlato molto poco. Ha detto che aveva solo bisogno che io andassi lì e rimanessi con lui.
Ginger era lì, sebbene abbia lasciato la stanza e sia tornata più tardi, verso le 6:30.
Mi ha detto che stava bene e che dovevo andare a casa a dormire un po'.
Mi ha abbracciata per salutarmi e, quando sono arrivata alla porta per lasciare la sua stanza, mi ha chiamato e mi ha detto: "Signorina Cocke, le porte di questa casa saranno sempre aperte per lei". 
Se avessi saputo che la sua morte sarebbe avvenuta così presto, non me ne sarei mai andata.

Mi piace che lei abbia detto ad Elvis che non le importava della sua musica. Qual è stata la sua reazione, ed alla fine hai cambiato idea? 
Eravamo seduti nella stanza di Lisa, dove ci sedevamo sempre. Mi ha chiesto se fossi mai stata a qualcuno dei suoi spettacoli, ed io gli ho detto di no, che non mi piaceva il suo genere di musica.
Ha detto: "Beh, sei una fan adesso?".
Ed io gli ho risposto di sì, ma a quel punto lo conoscevo.

Nel suo libro, o forse nel suo CD o in entrambi, parla del rapporto che lei ed Elvis avevate sviluppato. Come descriverebbe questo rapporto? 
Quando ho trascorso il primo giorno con lui, abbiamo parlato molto, abbiamo guardato "Brian's Song" ed abbiamo pianto insieme. Abbiamo passato l'intera giornata a parlare di altro, oltre al film, e l'alchimia tra noi è scattata. Eravamo a nostro agio l'una con l'altro e ci rispettavamo. Non mi chiamava Marian perché ero più vecchia di lui, anche se solo di nove anni.
Mi ha raccontato molte storie mentre condivideva i suoi sentimenti su alcune delle persone che hanno lavorato con lui o per lui. Mi ha parlato di alcune delle cose che alcune persone che hanno lavorato per lui gli avevano chiesto; come sono arrivati ​​a lavorare per lui.
Mi ha anche parlato molte volte del suo rispetto ed ammirazione per George Klein e Jerry Schilling, di come questi due uomini fossero sempre presenti per lui e di quanto significassero per lui. Aveva la massima fiducia ed affidamento in loro due.

Ricordo che fece notizia quando Elvis comprò auto per alcune persone. Raccontaci un po' di più di cosa è successo quando le ha regalato la sua.
Il giorno in cui l'auto è stata consegnata, io gli stavo rifacendo il letto in ospedale e lui era in salotto. Mi ha chiamato e mi ha chiesto se volevo andare da lui. Era in piedi alla finestra.
Sono andata da lui e gli ho chiesto di cosa avesse bisogno. Mi ha detto di guardare dall'altra parte della strada.
Ho guardato, ed eccola lì: questa bellissima Grand Prix bianca.
Ho girato lo sguardo nuovamente verso di lui e stava facendo penzolare le chiavi. Ho afferrato quelle chiavi, sono corsa fuori dalla porta, ho detto alla mia segretaria che sarei tornata tra poco e sono uscita dal reparto.
Mi sono recata all'ufficio infermieristico, ho preso il vicepresidente e, quando abbiamo attraversato la strada, l'uomo che aveva consegnato l'auto era in piedi vicino alla porta con la porta aperta.
Mi ha detto: "E' tutta sua".
Ho alzato lo sguardo verso la sua finestra e lui era lì, in piedi, con una mano sugli occhi. Prima di andarmene quel giorno, sono andata da lui e l'ho ringraziato per la mia bella macchina, e lui mi ha abbracciata e mi ha detto "Prego" e che meritavo una bella macchina nuova.
Quando ho finito il turno, ho chiamato mia madre e le ho detto di scendere al piano di sotto, così l'avrei portata a fare un giro con la mia nuova macchina che Elvis mi aveva comprato. Ma quando sono uscita, c'erano tre stazioni TV, così sono rientrata.

Si è anche avvicinata alla sua famiglia e adoro i suoi racconti sulla zia Delta. Vorrebbe condividerne uno con noi e spiegare ai miei lettori chi era?
(N.d.R.: Delta, la zia di Elvis, era la sorella di Vernon Presley, pertanto figlia di Minnie Mae "Dodger" Presley)
Delta ed io siamo diventate molto legate e, dopo la morte di Elvis, ho continuato ad andare a Graceland ogni settimana per fare visita a lei ed a Dodger (la nonna paterna di Elvis). A volte pranzavamo a casa, ma la maggior parte del tempo uscivamo per mangiare e fare acquisti, soprattutto dopo la morte di Dodger.
Un pomeriggio ha chiamato, mi ha detto che Dodger era malata e mi ha chiesto se potevo andare e passare là la notte?
L'ho fatto diverse volte e lei ha sempre voluto che dormissi con Dodger, cosa che ho fatto, così sarei stata lì se si fosse svegliata e avesse avuto bisogno di qualcosa. Amavo entrambe queste due donne e non c'era niente che non avrei fatto per aiutare sia loro che Vernon.
Era un uomo molto gentile e volevo esserci per lui quando aveva bisogno che lo aiutassi con qualsiasi cosa.

Qual è stata l'esperienza più straordinaria o memorabile che hai vissuto come amica di Elvis?
È davvero facile. E' stata la notte in cui eravamo nella stanza di Lisa, dove ci sedevamo sempre (dato che condividevo la sua camera da letto con lei), e lui allungò la mano e me la posò sul ginocchio e mi disse: "Signorina Cocke, sei una delle poche persone che conosco che non mi hanno mai chiesto altro che amicizia". Quel momento non ha eguali.

Alcune persone potrebbero non essere consapevoli di quanto Elvis fosse generoso con gli enti di beneficenza locali e lei ha contribuito a mantenere viva quell'eredità. Cosa può dirci sulla Elvis Presley Charitable Foundation?
L'unica cosa che so della Elvis Presley Charitable Foundation è che è un ente a puro scopo di beneficenza, al 100%, e la nostra cena annuale, la Elvis Presley Memorial Dinner, dà 1/3 di quello che guadagniamo alla fondazione.

All'inizio della nostra chiacchierata, ho scherzato su come non le importasse della musica di Elvis prima di incontrarlo. So che ha cambiato idea. Ha una canzone preferita?
In realtà ne ho tre, in questo ordine: "I’ll Remember You", "The Wonder of You" e "Memories".

C'è qualcos'altro che vorrebbe dire sul suo libro, sulla Fondazione o su Elvis stesso?
Elvis era un giovane molto speciale, più simile ad un figlio per me, nonostante ci fossero solo nove anni di differenza. Lo amavo allora e lo amo ancora. Non passa mai giorno in cui lui non sia nei miei pensieri e nelle mie preghiere.
Mia figlia, la mia unica figlia, è andata da Gesù diciotto anni fa questo Luglio. Lui mi manca come mi manca la mia Katey, che era l'orgoglio e la gioia per me e mio marito. Lei morì all'età di 47 anni e suo marito, che era stato un ingegnere della città, rimase ucciso in un incidente d'auto molti anni prima lei che ci lasciasse.

Signora Marian, ha condotto una vita interessante ed ha subito molte perdite, ma ammiro sempre il suo spirito positivo e la sua forza. Sei un esempio per tutti noi. Grazie ancora per aver dedicato del tempo per rispondere alle mie domande. 

Source: PamWattsHarris