PAUL SIMPSON - ELVIS PRESLEY: COME UN VIAGGIO NEL MISTERO

In questo articolo, l'autore Paul Simpson esamina il mistero del fascino e della popolarità di Elvis Presley ed il motivo del suo enorme successo, cercando di trovare delle risposte.
Lo scritto è di parecchi anni fa, ma l'entusiasmo e l'affetto che milioni di persone in tutto il mondo hanno ancora oggi nei confronti di Elvis è più vivo che mai: ecco perché un articolo come questo è sempre attuale.


Il fratellastro di Elvis, David Stanley, ha ammesso che anche per lui è difficile spiegare perché suo fratello maggiore fosse così enormemente famoso.
Parlando al lancio di quella che sembra essere una mostra quasi decente chiamata "Fingerprints Of Elvis" ha detto: "La gente mi chiede" perché Elvis? ". Ed io rispondo: "Non so perché e se conoscessi l'essenza di Elvis, la imbottiglierei e la metterei in un vaso, così potremmo diventare tutti ricchi".
Tuttavia, sebbene forse indirettamente, David Stanley (che ha trascorso 17 anni a Graceland ed ha assistito a 1100 concerti del Re) ha risposto alla domanda.
Il fascino continuo che suscita la vita e la musica di Elvis Aaron Presley può essere in gran parte spiegato dal fatto che, come ha espresso in modo eloquente lo scrittore musicale e biografo Nick Tosches: "Elvis Presley è un mistero che non sarà mai risolto".
"Perché Elvis?" è una delle domande più antiche con cui i fans si ritrovano a dibattere.
In un certo senso, la risposta è molto ovvia: è la forza continua (e l'incredibile versatilità) della musica che si è lasciato alle spalle.
Per quei pochi privilegiati che lo hanno visto al meglio in concerto, la risposta potrebbe essere ancora più ovvia. Eppure, dietro la musica, i concerti ed il meglio dei film, c'è una personalità ancora più sfuggente della famosa descrizione che Winston Churchill diede della Russia: "Un indovinello, avvolto in un mistero, dentro un enigma".
Puoi leggere tutti i libri che vuoi su Elvis - le biografie di Peter Guralnick o di Elaine Dundy, o le testimonianze di amici, familiari e musicisti - ma, probabilmente, scoprirai che, anche se risolvi il rompicapo, ti rimane comunque un mistero ed un enigma.
Il banditore Ted Owen, che ha catalogato molti memorabilia di Elvis per la mostra "Fingerprints", ha ammesso che, sebbene sia diventato fan di Elvis negli anni '50, solo quando iniziò a collezionare e vendere oggetti appartenuti a lui è rimasto affascinato dalla vicenda.
"La vita e la morte di Elvis sono la quintessenza della fama e delle sue conseguenze" ha detto.
La più grande storia che non è mai stata raccontata con soddisfazione di tutti.
Accumulando memorabilia di Elvis, Owen iniziò a comprendere le contraddizioni esistenti nel cuore dell'uomo.
"Questo è un uomo che avrebbe potuto essere più felice se fosse diventato davvero uno Sceriffo della Contea di Shelby", dice Owen, "che collezionava distintivi e pistole della polizia, ma allo stesso tempo studiava attentamente "The Prophet" di Kahlil Gibran, un libro di misticismo che io ed i miei amici ci siamo messi a leggere alla fine degli anni '60".
Le contraddizioni non finiscono qui. Alcune sono più popolari di altre: era un ragazzo del Sud, notoriamente timorato di Dio e bene educato, che amava la sua mamma, eppure, negli anni '50, veniva reputato come una minaccia più grande del Partito Comunista per la società occidentale.
Un uomo dipinto dal suo più famoso biografo (Albert Goldman) come un idiota, che è inciampato nel successo fregando artisti neri, ma che ha impressionato quegli hipster di Leiber e Stoller con l'ampiezza e la profondità della sua conoscenza dei musicisti di colore.
Un uomo che - se non ha inventato il rock and roll - è stato la forza solista più potente dietro il suo successo a livello mondiale e che, negli album delle registrazioni private, pubblicati dopo la sua morte, sembra più felice quando è seduto al pianoforte a fingere di essere Dean Martin ed ha vinto solo Grammy Awards nella sua vita per la sua musica gospel.
Anche quelli come David Stanley, che sono stati talmente fortunati da conoscere Elvis, rimangono, nonostante tutta la loro esperienza, quasi disorientati quanto noi normali fans.
Il componente della Memphis Mafia Lamar Fike lo ha espresso al meglio quando ha detto: "Non si sarebbe potuto costruire un labirinto in un castello paragonabile a quello che c'era nella mente di Elvis".
Leggete tutti i libri e vi riuscirà ancora più difficile dire che tipo di persona fosse Elvis, non più facile.
Questo è un esercizio che si può fare a casa: annotate ogni aggettivo che avete letto o sentito riferito ad Elvis. In poco tempo avrete un elenco lungo quanto quello dei suoi successi, e molti aggettivi saranno contraddittori gli uni con gli altri.
L'anno scorso (2002) la rivista rock britannica "Mojo" ha dedicato la copertina ad Elvis, definendolo "l'unica vera star del rock". E non era un'iperbole. Se la celebrità si basa, in parte, sulla suggestione della vicinanza e sulla conservazione del mistero, nessuna stella ha brillato in modo talmente luminoso o in modo tanto enigmatico come Elvis.
Elvis che canta "Clambake" è, come disse una volta Nick Tosches: "...più profondamente misterioso delle omelie ermetiche di Bob Dylan".
Gran parte del potere di Elvis è che lui aveva realmente quello che molte rock star hanno dovuto fingere di avere: una personalità così varia, contraddittoria e camaleontica da essere quasi inconoscibile (senza un'identità precisa).
E' giusto che "Mystery Train" sia diventato una delle sue performance più leggendarie, perché cercare di capire Elvis significa fare un viaggio sul treno misterioso più longevo nel mondo dell'intrattenimento.

(c) Paul Simpson