COLONNELLO TOM PARKER: DI LUI HANNO DETTO...

Il Colonnello Tom Parker, nato Andreas Cornelius Van Kuijs a Breda in Olanda il 26 Giugno 1909, immigrato clandestinamente negli USA e divenuto manager di Elvis Presley, è da sempre una figura controversa tra i fans di Elvis: c'è chi lo detesta, chi lo ritiene responsabile di molte frustrazioni di Elvis a livello artistico e persino della sua morte, e c'è chi, invece, ritiene che senza di lui Elvis Presley non avrebbe mai avuto il successo planetario che conosciamo.
Ma cosa pensano le persone che hanno vissuto vicino a lui ed Elvis di tutto questo?

JOAN DEARY (RCA): Nei primissimi tempi, il Colonnello era come una strada illuminata e penso che abbia fatto ottenere ad Elvis tutto quello che aveva. Il Colonnello ha portato su Elvis l'attenzione di tutto il Paese e di tutto il mondo. Non penso che Elvis sarebbe riuscito a fare tutto così velocemente da solo. Ma poi, più avanti negli anni, penso che Elvis avrebbe dovuto puntare di più sulla creatività sotto la direzione di qualcun altro.

ARLENE COGAN (AMICA DI ELVIS): Elvis ha detto in più di un'occasione che sua madre non aveva nessuna fiducia nel Colonnello Parker e non gli piaceva. Elvis temeva il Colonnello Parker. Vernon ci ha raccontato che quando Parker arrivava a Graceland per parlare con Elvis, lui (Vernon) non poteva interloquire con Elvis finché Parker non se n'era andato.

SCOTTY MOORE: La separazione tra noi ed Elvis è stata causata da Parker. Cercavo di non avercelo intorno più del necessario. Quando arrivò sulla scena, alcune persone mi parlarono di lui e diventai diffidente. Parlando francamente, era una persona che raggirava gli altri. Ho visto quello che ha fatto con Bob Neal: si è voluto sbarazzare di lui e ha voluto sbarazzarsi della band. Si voleva sbarazzare di tutto quello che c'era prima che arrivasse lui.

GORDON STOKER: Era un uomo con il cuore di ghiaccio, ma era quello che ci voleva, o almeno quello che lui pensava ci volesse per stare in quell'ambiente. Era un uomo onesto e non ha mai fatto un affare senza esserne coinvolto, anche se questo significava perdere soldi. Ma era di ghiaccio e non ha mai dimostrato affetto o rispetto per il talento che aveva vicino a lui. Questo era ciò che ad Elvis mancava tanto. Non ha mai detto che Elvis stava facendo un buon lavoro o che era orgoglioso di lui...Il Colonnello era fatto così.

D.J. FONTANA: Ho imparato a stargli alla larga. Era una delle persone più pungenti che abbia mai incontrato. Non so quale fosse stato veramente il loro rapporto, ma funzionava ed evidentemente Elvis era felice di quello che il Colonnello faceva, altrimenti sarebbe andato con qualcun altro. Penso avessero una sorta di accordo reciproco. Penso che alcuni affari, a volte, sia stati più a vantaggio del Colonnello, ma Elvis era contento, quindi cosa si può dire?

RED WEST: Il Colonnello trattava tutti gli amici di Elvis in modo altalenante. Era amichevole, ma allo stesso tempo teneva le distanze. Non mi è mai importato molto di lui. Vorrei sapere chi è che dice che è stato il miglior manager. Sicuramente nessuno che era vicino ad Elvis.

ERNST JORGENSEN: Dopo l'album del concerto al Madison Square Garden, poteva essere distribuito un album con le registrazioni di Febbraio e Marzo - l'album "Standing Room Only£. Sarebbe stato musicalmente credibile per fornire un rendiconto attuale di Elvis e della sua musica, mettendo anche in risalto una canzone come "Burning Love" per portare le vendite in cima alle classifiche.
Quello che è successo sembra un trionfo della mal gestione e della scelleratezza commerciale. In Ottobre la RCA distribuì il secondo volume delle loro collezioni "a basso costo" dal titolo "Burning Love and Hits From His Movies Vol. 2". Ad eccezione di "It's A Matter Of Time", il resto delle canzoni erano vecchie registrazioni di colonne sonore dei film.
A parte l'arrabbiatura da parte dei fans, che già avevano tutte quelle canzoni, fu anche un caso di una seria mal rappresentazione dell'artista.

STEVE BINDER ('68 Comeback Special): Io e Howe Bones abbiamo duramente provato a proteggere i nostri interessi ed il controllo dei profitti sul nostro lavoro creativo. 
Non riuscivamo a capire come mai nel caso di Elvis non si potessero applicare le stesse regole.
Telefonai al nostro Agente alla William Morris e gli spiegai la nostra posizione. Disse che avrebbe inoltrato il messaggio al Colonnello Parker.
Non feci in tempo a posare il telefono, che venni richiamato dall'agente e mi disse che il Colonnello voleva che venissimo licenziati immediatamente entrambi. Ho continuato a sostenere che le nostre richieste erano del tutto giustificabili, ma il Colonnello era furioso e mi chiamò personalmente per dirmi chiaramente che "Nessuno produce i dischi di Elvis, se non Elvis stesso" e riattaccò.
Era un fatto risaputo, ma non pubblicizzato, che se volevi che Elvis registrasse una delle tue canzoni, dovevi lasciare i tuoi diritti editoriali alla sua azienda. Io e Bones ci impuntammo e non molto tempo dopo l'agente ci chiamò per dirci che era tutto risolto e che potevamo nuovamente metterci al lavoro.
Il Colonnello mi telefonò nuovamente e mi diede la sua parola d'onore che non ci sarebbe stata nessuna canzone o album RCA tratto dallo special TV, quindi non avevamo nulla di cui preoccuparci.
Ero molto ingenuo a quel tempo e presi per vere le parole del Colonnello e dell'agenzia William Morris.
Prima che si iniziasse la produzione dello special, il Colonnello fece un accordo con la NBC con cui venivano girate le registrazioni dello special alla RCA senza addebito. Un accordo che valeva milioni di dollari in diritti sulla musica. Elvis ebbe un album gratis fuori dal budget dello special TV, e dopo che lo special venne dato alla NBC, il Colonnello mi inviò un assegno di 1.500 dollari con allegato un accordo da firmare, in cui si diceva che rinunciavo a tutti i miei diritti legali sulla colonna sonora e congratulandosi con me per la distribuzione dell'album. Invece di firmare l'accordo, rispedii l'assegno al Colonnello con una piccola nota, in cui gli dicevo dove poteva metterselo! Ad oggi, io e Bones non abbiamo mai ricevuto un centesimo sui guadagni della colonna sonora dello special.

RONNIE TUTT: Il Colonnello era una persona difficile da capire. Potevi incrociarlo e lui non ti rivolgeva la parola. Lo guardavi cercando un contatto visivo con lui, ma lui ti ignorava completamente. Potrei contare sulle dita le volte in cui mi ha parlato in tutto il tempo in cui ho lavorato con Elvis.

LAMAR FIKE: Il Colonnello era una persona complicata. All'inizio lavorare a Las Vegas era incredibile, ma come è sempre successo, poi per Elvis è diventato noioso. Parker non si è mai preoccupato del fatto che Elvis avesse bisogno di nuove sfide creative. 

JERRY SCHEFF: Stavo camminando nel backstage per andare nel mio camerino e il Colonnello stava arrivando dalla parte opposta. Eravamo solo io e lui e quando gli fui vicino, gli dissi "Salve Colonnello", ma lui non mi ha guardato. Camminava per la sua strada, passandomi davanti, come se nemmeno esistessi. Ho pensato "Ma che comportamento è?". Qualche tempo dopo stavo parlando con Red West, raccontandogli quello che era successo. Mi disse che avevano avuto un incontro la sera precedente e il Colonnello aveva scoperto quanti soldi stavamo guadagnando io e gli altri ragazzi della band; e ha detto ad Elvis che avrebbe potuto avere anche un mucchio di scimmie sul palco, che non avrebbe fatto differenza: i fans lo avrebbero amato lo stesso.

MARTY LACKER: Non mi è mai piaciuto e non mi sono mai fidato di lui. La mia lealtà era per Elvis e a Parker questo non è mai piaciuto. Il Colonello andava bene i primi anni, ma non è cambiato con i tempi. Trattava Elvis come un parco di divertimenti. Elvis ed alcuni di noi pensavamo che avesse bisogno di continuare a farlo lavorare per sfamare il suo vizio del gioco d'azzardo. 

BILLY SMITH: All'inizio ammiravo il Colonnello. Quando sono cresciuto, ho visto le cose cambiare tra lui ed Elvis. Iniziò a rivolgersi a noi ragazzi per chiedere informazioni su Elvis. Gli piaceva la mia famiglia, ma la mia lealtà è sempre stata per Elvis. Sapevo che Elvis gli voleva bene, ma aveva anche del risentimento nei suoi confronti per avergli impedito di fare alcune cose che avrebbe voluto. Una di queste era un tour in Europa. Ne ha parlato moltissime volte e tutti non vedevamo l'ora che si potesse fare. Purtroppo non è mai successo.

LARRY GELLER: Elvis un po' alla volta perse rispetto nei confronti del Colonnello perchè si sentiva usato. Sentiva che a Parker non importava molto di lui come essere umano. Elvis lo rispettava per come lo aveva aiutato all'inizio della sua carriera, ma con il tempo si sentì maltrattato.
In uno degli ultimi tour del 1977, eravamo nel Kentucky ed Elvis stava male: aveva nausea e febbre e si sentiva malissimo. Il giorno dopo, tornai nella stanza di Elvis, entrai e Parker stava lì.
Era la prima volta che lo vedevo nella stanza di Elvis. Lo salutai e lui mi chiese dov'era Elvis. Gli dissi che era con il dottor Nick e che avrei avvisato Elvis che lui era lì. Mi disse di non andare e che sarebbe andato personalmente da Elvis.
Aprì la porta e vidi il Dr. Nick in ginocchio ai piedi del letto di Elvis, con una bacinella di acqua, mentre inzuppava la testa di Elvis nell'acqua gelida per farlo riprendere da uno stato semi-comatoso.
Il mio primo pensiero fu: "Ora il Colonnello finalmente si renderà conto di quello che sta succedendo. Ora annullerà il tour". Un minuto dopo, Parker uscì dalla stanza di Elvis, venne verso di me, mi fissò dritto negli occhi e mi disse: "Ora ascoltami. L'unica cosa importante è che quell'uomo sia sul palco questa sera! Capito? Niente altro è importante". E poi se ne andò.
Subito dopo Elvis mi chiamò e mi chiese perchè avessi lasciato entrare quel bastardo; gli spiegai che non ho potuto fermarlo. A quel punto Elvis iniziò a dire una serie infinita di parolacce nei confronti di Parker, dicendo che si sentiva usato, che non lo sopportava più e che voleva Tom Hullet come suo manager a partire da Settembre, dopo la fine del tour. Ma non è mai successo...

ED BONJA: Quando nel 1973 ci fu quella grande litigata a Las Vegas, Elvis disse a Parker "Stai fuori dalla mia vita privata!". Se Elvis, in quel momento, gli avesse detto: "Voglio prendermi sei mesi o un anno di pausa", sarebbe stata fatta!
Dopo un paio di settimane, una mattina andai nell'ufficio di Parker, il quale stava lì seduto. Suonò la linea privata, quella a cui solo Elvis o Vernon potevano accedere. Alzai il telefono ed Elvis disse "Ciao Eddie, c'è il Colonnello?".
Fu era conversazione molto strana, in cui Parker disse soltanto quattro o cinque volte "Sì, sì" e poi "Organizzerò".
Dopo la fine della telefonata, gli chiesi immediatamente cosa aveva detto Elvis e lui mi rispose che Elvis voleva che le cose tornassero come prima e ricominciare ad andare in tournèe. Questa fu la fine della litigata. Sembravano psicologicamente dipendenti uno dall'altro, erano inseparabili.

PETER GURALNICK: Elvis e Parker erano come una coppia sposata, che ha iniziato con un grande amore, lealtà, rispetto, che è durato per un considerevole periodo di tempo, finchè, verso la fine della vita di Elvis, avrebbero dovuto separarsi. Nessuno dei motivi del loro rapporto stava più in piedi, ma nessuno dei due aveva il coraggio di mettere fine a tutto per una serie di motivi.

GLI ULTIMI ANNI: La salute di Elvis, sia fisica che psicologica, iniziò ad entrare in una spirale ed è in questo periodo che le accuse verso il Colonnello crescono. Dopotutto, è ruolo e compito di un manager professionista capire se il suo artista è in grado oppure no di lavorare e se è felice di quello che fa.

DR. NICK: All'inizio era divertente viaggiare, ma tutto finì alla fine del 1974-inizio 1975, quando Elvis iniziò a perdere il controllo. Fu difficile convincere chi lo gestiva che era meglio se i tour fossero stati solamente di 10-12 giorni e potesse riposare tra un tour e l'altro. Il Colonnello Parker non ha mai preso seriamente in considerazione questa mia opinione. Sebbene Elvis amasse stare sul palco, questo gli procurava uno stress notevole. Un sacco dei suoi problemi erano il risultato di tour snervanti di 20-30 giorni consecutivi. A Las Vegas si esibiva con 2 spettacoli al giorno, 7 giorni la settimana, per un mese alla volta.
Elvis aveva rispetto per il Colonnello per quello che aveva fatto per lui all'inizio, ma avevano difficoltà a comunicare e verso la fine, Elvis evitava persino di parlare con lui.

SONNY WEST: Il Colonnello è la persona più calunniata nel mondo di Elvis. A lui importava di Elvis, ma usava maniere brusche quando riteneva ce ne fosse bisogno. Non tutte le volte aveva ragione, nessuno ce l'ha sempre, ma ce l'aveva la maggior parte delle volte. Nel mio libro ho corretto un sacco di malintesi e giudizi errati su Parker, molti dei quali sono stati detti da persone che non conoscevano la verità dei fatti, compresi alcuni degli amici più stretti di Elvis.