lunedì 23 maggio 2022

FILM BIOGRAFICO "ELVIS" - L'ARTICOLO DI "IL VENERDI' DI REPUBBLICA"

Venerdì 20 Maggio 2022, l'inserto "Il Venerdì di Repubblica" ha dedicato alcune pagine ad Elvis Presley ed al film biografico che sta tenendo tutti in attesa, fans e non, per la proiezione prevista per il 22 Giugno in alcuni Paesi - tra cui l'Italia - e per il 24 Giugno in altri, tra cui gli Stati Uniti d'America.
Il film verrà presentato a Cannes fuori concorso il 25 Maggio.
Qui proponiamo un sunto e le parti salienti dell'articolo proposto nell'inserto.
Austin Butler, scelto dal regista per interpretare il ruolo di Elvis Presley, ha raccontato:
"Solo durante le riprese ho scoperto che, pur conoscendo la sua musica, non avevo idea di chi fosse realmente. Non sapevo quanto fosse divertente, amabile e generoso. La sua musica veniva dall'anima; credo che questo sia il motivo per cui è ancora amato da tutti. Ha davvero cambiato la vita di milioni di persone, era un'anima pura che condivideva questa sua gioia con il mondo".
Austin Butler racconta di essere stato, insieme al regista Baz Luhrmann, allo Studio B di Nashville. Era la prima volta che entrava in uno studio di registrazione professionale, sebbene sia capace di suonare pianoforte e chitarra. Ha avuto la possibilità di vivere un'esperienza che ha definito "incredibile" quando ha registrato una canzone con la stessa strumentazione usata per l'incisione di "Heartbreak Hotel", come si faceva ai tempi di Elvis, con tutti i musicisti presenti in sala.
Continua Austin Butler: "Elvis mi ha insegnato a ballare. Prima non avevo idea di cosa significasse "sentire" la musica. Per lui era un legame spirituale, nato dalla scoperta della musica gospel, dall'esperienza comune alla ricerca di un essere supremo".
L'incontro con Priscilla Presley è stato importante per Austin Butler: desiderava avere la sua approvazione, così si sono incontrati a Graceland e, appena lei l'ha visto, l'ha abbracciato.
"Mi ha guardato intensamente negli occhi e mi ha detto che avevo tutto il suo supporto".
La carriera di Austin Butler è iniziata quando aveva 13 anni per caso: aveva accompagnato suo fratello per un provino pubblicitario ed hanno preso lui. Poi ha preso lezioni di recitazione e si è innamorato del mestiere di attore.
"Tutto quello che sognavo l'ho fatto in "ELVIS" ".
Baz Luhrmann, da parte sua, ricorda benissimo dove si trovava il 16 Agosto 1977: "Ricordo esattamente dov'ero quando Elvis morì: seduto nell'ultima fila dello scuolabus. Eravamo rimasti in due a  bordo. Abbastanza inspiegabilmente provai un profondo senso di delusione: dunque non lo avrei mai incontrato di persona?! In quel momento fu come se ci fosse un misterioso legame tra Elvis e quel quattordicenne della sperduta provincia australiana (Herons Creek, Nuovo Galles del Sud), che divenne più forte quando al cinema del paese cominciarono a proiettare film di Elvis ogni sabato sera. Recentemente ho avuto un flashback: 1972, l'anno in cui uscì "Burning Love". A scuola avevamo organizzato una gara da ballo, indossavo una t-shirt con il numero sulla schiena. Andai dal dj e chiesi quella canzone...e vinsi la gara.
Elvis è un ottimo modo per esplorare l'America. Ho iniziato a vederlo come una figura storica, un personaggio shakespeariano che definisce orizzonti più vasti: ideologia, società e paese".

Il film racconta la vita di Elvis dall'inizio alla fine.
Inizialmente il regista aveva pensato di dare al film il titolo "American Trilogy".
Ci sono degli avvenimenti cruciali all'interno del film: l'arresto del 1956 dopo una litigata ad un distributore di benzina; l'inizio della carriera hollywoodiana, che ha rinchiuso Elvis in una specie di bolla; il trionfale "Comeback" del 1968 e la sua trasformazione in un malinconico entertainer intrappolato all'International Hotel di Las Vegas.
Dice Baz Luhrmann: "L'ho immaginato vulnerabile come un uccellino che vola via dalla finestra, pensando di trovare, là fuori, un altro mondo di vetro a proteggerlo; una creatura destinata ad una morte tragica in giovane età. Il mio ELVIS è un melodramma americano".
Arrivare a scegliere Austin Butler come protagonista è stato un caso.
Austin Butler inviò a Baz Luhrmann un video che lo ritraeva al pianoforte mentre cantava "Unchained Melody"
"Ero rimasto colpito dal video di questo ragazzo che cantava "Unchained Melody" accompagnandosi al pianoforte e contemporaneamente ricevetti una telefonata da Denzel Washington, che mi raccomandò Austin Butler, con il quale aveva recitato a Broadway (in "Arriva l'uomo del ghiaccio). Quando lo incontrai credevo fosse del Sud per quanto era già entrato nella parte. 
Le radici di Elvis ed il suo stretto legame con la musica gospel, che ha conosciuto fin da piccolo, hanno avuto grande influenze sulla sua personalità, sul suo modo di concepire e vivere la musica; ma a quanto pare non tutti erano d'accordo...
Dice Baz Luhrmann: "...Da adulto ha incontrato Mahalia Jackson. Ma stava superando la linea rossa. Fu in quel momento che il Colonnello cominciò a tramare per de-afroamericanizzarlo. Non fu Parker ad indurlo ad arruolarsi; era obbligatorio, ma non fece niente per evitarlo. Sarebbe stato facile per una celebrità; ci era riuscito anche Sinatra in anni ben più critici (nel '43 Sinatra fu esonerato per una presunta perforazione del timpano).
(Parker) era determinato a riportare Elvis sul binario dell'intrattenimento bianco. La sua ossessione era riuscire a paralizzare quell'integrazione, quel miracolo".

Sam Bell, amico d'infanzia di Elvis, salito al Cielo nel 2021, amava raccontare che il gospel attraversava completamente Elvis in tutta la sua personalità. Quando era ragazzino, imitava gli artisti gospel usando il manico della scopa come microfono e ne riproponeva perfettamente i movimenti e l'intonazione della voce.
Per Baz Luhrmann Elvis era un uomo dalla profonda spiritualità, a cui è rimasto legato fino all'ultimo dei suoi giorni e nella quale cercava e trovava rifugio.
E dopo 45 anni dalla sua morte Elvis "è intoccabile, inalterabile, invulnerabile, come il protagonista di un videogioco, come Marilyn Monroe. Non ho altre parole per esprimere quanto sia potente la sua immagine".
Nell'immediato dopoguerra, i ragazzi non avevano molti soldi da spendere e si accontentavano di ascoltare canzoni alla radio.
Elvis Presley è diventato protagonista di una realtà senza precedenti, senza punti di riferimento e, come disse Paul McCartney: "Quando arrivarono i Beatles, lui era già saldo sul trono".

Source: Il Venerdì di Repubblica